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Miniatura della Scuola Medica Salernitana.



Le origini sono ancora avvolte nel mistero. Una leggenda narra che fu creata dalla volontà di quattro maestri: il latino Salerno, il greco Ponto, l’ebreo Elino e l’arabo Adela. La storia invece tramanda due possibili inizi. Secondo alcuni la Scuola Medica Salernitana nacque grazie alla presenza sul territorio di diversi monaci benedettini esperti nell’arte delle cure. Per altri, il complesso fu creato da vescovi autori di trattati di medicina che realizzarono un primo nucleo della Scuola all’interno del chiostro della Cattedrale principale. Contro questa idea vi sarebbero però documenti che accertano la nascita del chiostro nel Duomo nell’XI secolo, quando cioè la Scuola Salernitana era già nata. La teoria più accreditata porrebbe le basi del complesso nella volontà di alcune libere associazioni di maestri e studenti impegnati nella diffusione delle arti mediche.



La Scuola Medica, grazie alla quale Salerno fu identificata come “Hippocratica Civitas”, prendeva spunto dagli insegnamenti di Ippocrate e Galeno considerando le malattie uno squilibrio in atto al’’interno del corpo umano. Lo scrittore e medico Garioponto, morto nel 1056, spiega perfettamente nel suo Passionarium le idee sulle quali si basa la teoria salernitana. In quest’opera, inoltre, si riscontrano per la prima volta le basi del linguaggio medico moderno grazie a nuove parole come ‘cicatrizzare’ e ‘cauterizzare’. Contemporaneo al dottore fu Costantino l’Africano, medico cartaginese che portò alla Scuola le conoscenze arabe. Tra l’XI e il XII secolo furono membri dell’Istituto anche due medici ebrei: Cofone il vecchio e Cofone il giovane. Del primo sono pervenute solo alcune pagine di farmacologia; del secondo, invece, sono sopravvissute il De arte medendi e il De aegritudinum curatione. Non si sa a chi dei due appartenga l’opera Anatomia porci, il primo trattato nel quale si afferma che l’anatomia del maiale sia la più vicina a quella umana. Idea che rimarrà in voga fino al Rinascimento.

Nel XII secolo la Scuola inaugurò un nuovo insegnamento composto da lezioni teoriche e pratiche. Si diffusero, infatti, le dissezioni degli animali realizzate per la prima volta dal medico Matteo Plateario. Ma è nel secolo successivo che fu pubblicata l’opera più importante del complesso salernitano: il Regimen Sanitatis Salernitanum o De conservanda bona valetudine o Flos medicine. Trattato simile a un’enciclopedia, il Regimen, scritto da tutti i principali medici dell’Istituto, espone cure per ogni patologia raccogliendo in un’unica opera tutti i lasciti della tradizione greca e araba. La prima stampa fu pubblicata e commentata, nel 1480, dal medico e alchimista catalano Arnaldo da Villanova.

Importante all’interno della Scuola fu il ruolo che ebbero le donne. Per la prima volta potevano esercitare ed insegnare all’interno di una struttura che riconosceva il loro ruolo e la loro bravura. Fra tutte le “Mulieres Salernitanae”, Trotula De Ruggiero fu la più famosa.



Dopo essere stata riconosciuta come una vera e propria università pubblica da Federico II di Svevia, nel 1231, la Scuola Medica Salernitana si vide negare la possibilità di erogare lauree nel 1811 da un decreto di Gioacchino Murat che riconosceva solo l’università di Napoli come ufficiale. Questa decisione portò alla fine della più antica e celebre istituzione medica del mondo occidentale.

Fonte originaria: Maria Pasca, “La Scuola medica salernitana”, Napoli, Electa, 2005

Fonte web: https://www.vesuviolive.it

 


 

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