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La guerra civile fra Mario e Silla fu uno dei più sanguinosi conflitti che sconvolsero la repubblica romana tra il 88 e il 82 a.C. Essa vide contrapporsi due fazioni politiche: i populares, guidati da Gaio Mario, e gli optimates, guidati da Lucio Cornelio Silla. I primi sostenevano le riforme a favore dei ceti più poveri e delle province, i secondi difendevano i privilegi dell'aristocrazia senatoria e il tradizionale ordinamento repubblicano.

Il casus belli fu la decisione dell'assemblea della plebe di revocare a Silla il comando della guerra contro Mitridate, re del Ponto, e di assegnarlo a Mario. Silla, che si trovava a Nola con le sue legioni, non accettò il contrordine e marciò su Roma, violando la legge che proibiva di introdurre armati nel territorio sacro della città. Silla entrò a Roma e mise a morte molti dei suoi avversari politici, tra cui alcuni tribuni della plebe. Mario, che era stato eletto console per la settima volta, riuscì a fuggire in Africa con alcuni seguaci.

Silla, dopo aver ristabilito il potere del senato e degli ottimati, partì per l'Oriente per combattere Mitridate, che aveva invaso le province romane d'Asia, di Macedonia e di Grecia. Silla ottenne numerose vittorie contro il re del Ponto e gli impose una pace sfavorevole.

Nel frattempo, a Roma, i populares ritornarono al potere grazie al console Lucio Cornelio Cinna, che richiamò in patria Mario. Iniziò un periodo di terrore e di violenza, in cui i sostenitori di Silla furono trucidati e i loro beni confiscati. Mario morì poco dopo, nel 86 a.C., e Cinna rimase il capo indiscusso dei populares fino alla sua morte, avvenuta nel 84 a.C.

Silla, appresa la notizia della morte di Cinna, si affrettò a concludere la guerra con Mitridate e a tornare in Italia, dove lo aspettava una nuova guerra civile. I populares, guidati da Gneo Papirio Carbone e dal giovane Gaio Mario, figlio del grande generale, si allearono con i Sanniti e i Lucani, che temevano di perdere i diritti civili ottenuti dopo la guerra sociale. Silla, invece, si avvalse dell'aiuto di due giovani e abili comandanti: Marco Licinio Crasso e Gneo Pompeo.

La guerra civile si concluse con la vittoria di Silla, che sconfisse i populares e i loro alleati in diverse battaglie, tra cui quella di Porta Collina, nel 82 a.C. Silla si fece nominare dittatore a vita e instaurò un regime di terrore, in cui migliaia di cittadini furono proscritti e uccisi. Silla attuò anche una serie di riforme volte a rafforzare il potere del senato e a limitare quello dei magistrati e delle assemblee. Silla rinunciò alla dittatura nel 79 a.C. e morì l'anno successivo. 

 

 

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