La Guerra del Pacifico fu combattuta tra il Cile e le forze alleate di Bolivia e Perù dal 1879 al 1884; è anche conosciuta come Guerra Del Salnitro.

 

Mappa dei confini attuali e precedenti alla Guerra del Pacifico tra Cile, Bolivia e Perù.



Data: 1879 - 1884

Luogo: costa occidentale del Sudamerica

Casus belli: tassa di 10 centesimi per quintale di salnitro esportato dalla società cilena Compañía de Salitres y Ferrocarril de Antofagasta, dal territorio boliviano.

Esito: Vittoria cilena. Annessione della Regione di Antofagasta, già parte della Bolivia e della Regione di Tarapacá già parte del Perù.



Antefatti.
A metà del XIX secolo il deserto di Atacama aveva acquistato un grande valore economico dovuto, prima, alla scoperta di grandi giacimenti di guano, in seguito a quella di giacimenti di salnitro; entrambi i materiali erano facilmente estraibili e vendibili a buon prezzo sui mercati internazionali. Esistono differenze di valutazione tra gli storici boliviani e cileni, se l'antica regione, conosciuta come Audiencia de Charcas e successivamente come Alto Perù, appartenuta al Vicereame del Perù e in seguito del Vicereame del Rio de la Plata, avesse o meno sbocco sulla costa pacifica. Riferendosi a diversi documenti, i boliviani sostengono che lo possedesse, mentre i cileni mettono in dubbio o negano la tesi boliviana. Alla formazione della repubblica di Bolivia nel 1825 - chiamata inizialmente Repubblica di Bolívar - Simón Bolívar la dotò di uno sbocco al mare tramite il porto di Cobija (chiamato inizialmente Puerto La Mar o Lamar); ciò nonostante la maggior parte delle imprese della zona furono rilevate da imprenditori cileni in condizioni molto vantaggiose. I rispettivi capi di stato, prima dell'inizio della guerra, erano Aníbal Pinto Garmendia in Cile, Hilarión Daza in Bolivia e Mariano Ignacio Prado in Perù. Le Repubbliche di Bolivia e Cile avevano sottoscritto due trattati per definire i loro confini: il primo nel 1866 e il secondo nel 1874, con un protocollo complementare nel 1875. Entrambi i trattati furono ratificati e promulgati solennemente sia a Santiago che a La Paz. Il trattato del 1866 era finalizzato, come indicato nel preambolo, a "porre un termine pacifico e reciprocamente soddisfacente all'antica questione pendente tra i due paesi riguardo alla fissazione dei rispettivi confini territoriali nel deserto di Atacama e riguardo allo sfruttamento dei depositi di guano esistenti sulla costa del medesimo deserto", stabilendo nell'articolo I che la frontiera tra i due paesi sarebbe stata "dinnanzi al 24º parallelo sud, dalla costa del Pacifico fino al confine orientale del Cile"; inoltre veniva creata un'area, compresa tra i paralleli 23 e 25, dove entrambi i paesi potevano sfruttare i depositi di guano e i diritti di esportazione dei minerali estratti. Il primo trattato venne rifiutato dal governo boliviano che succedette a Mariano Melgarejo dopo la sua caduta, in quanto considerava che la divisione dei tributi non fosse vantaggiosa per la Bolivia; la controversia si risolse con la sottoscrizione del trattato del 1874, che modificava il precedente. Questo trattato tornò a fissare come confine tra la repubblica del Cile e la Bolivia "il parallelo 24 dal mare fino alla cordigliera delle Ande", stabilendo inoltre, nell'articolo IV, che i diritti di esportazione che gravavano sui minerali esportati nel territorio compreso tra il 23º e il 25º parallelo sud "non supereranno la quota che attualmente percepiscono e che tutte persone, industrie e capitali cileni non verranno assoggettati a ulteriori tassazioni rispetto a quelle attualmente esistenti. L'accordo contenuto nel presente articolo avrà durata di venticinque anni". Questo trattato internazionale era in vigore nel 1879. Il 27 novembre del 1873, la Compañía de Salitres y Ferrocarril de Antofagasta, un'impresa cilena creata con capitali cileni e britannici, firmò un accordo con il governo boliviano che la autorizzava ad estrarre salnitro libero da imposte per 15 anni, nella zona compresa tra la baia di Antofagasta e Salinas. Tale accordo non venne rettificato dal congresso boliviano, in quanto in quel periodo stava negoziando col Cile il futuro trattato del 1874. Nel 1878 le autorità boliviane, che si trovavano nel mezzo di una crisi economica, cercarono di ridurre i privilegi che il precedente governo aveva concesso alle imprese della zona. In questo contesto il congresso boliviano analizzò l'accordo stipulato dal governo nel 1873. Per la Bolivia, l'accordo stipulato nel 1873 dalla Compañía de Salitres y Ferrocarril de Antofagasta non era in vigore, poiché, come indicato nella costituzione boliviana, gli accordi riguardanti risorse naturali dovevano essere approvati dal congresso per essere considerati validi.

«Artículo Único. Se aprueba la transacción celebrada por el ejecutivo en 27 de noviembre de 1873 con el apoderado de la Compañía Anónima de Salitres y Ferrocarril de Antofagasta a condición de hacer efectivo, como minimun, un impuesto de diez centavos en quintal de salitre exportado.»

«Articolo unico. viene approvato l'accordo stipulato dal governo il 27 novembre 1873 con il rappresentante della Compañía Anónima de Salitres y Ferrocarril de Antofagasta a condizione che venga percepita, come minimo, un'imposta di 10 centesimi per quintale di salnitro esportato.»


(Asamblea Nacional Constituyente de Bolivia. Ley de 14 de febrero de 1878).

Per il Cile invece, l'imposta di 10 centesimi per quintale di merce esportata violava l'articolo IV dell'accordo del 1874. Per questa tassazione i proprietari dell'impresa coinvolta sollevarono vivaci polemiche, sostenuti da buona parte del governo di Santiago; questo portò ad un conflitto diplomatico. Alla conseguente crisi prese parte anche il Perù, che inviò un ambasciatore plenipotenziario a Santiago, per cercare di risolvere diplomaticamente la questione, senza arrivare ad un conflitto armato. Il trattato indicava che le dispute che minacciavano l'intelligenza e l'applicazione del trattato dovevano sottostare ad un arbitrato. Il 17 novembre del 1878 il governo di La Paz ordinò al prefetto del dipartimento di Cobija di rendere effettiva l'imposta di 10 centesimi stabilita dalla legge del 14 febbraio. Successivamente, il 1º febbraio 1879 il governo di Hilarión Daza rescisse il contratto, sospendendo la legge del 14 febbraio 1878, e decise di requisire le miniere di salnitro assegnate alla Compañía de Salitres y Ferrocarriles de Antofagasta e chiuderle, come risposta al mancato pagamento dell'imposta dal febbraio 1878. La chiusura fu programmata per il 14 febbraio 1879. Grazie agli archivi della Compañía de Salitres y ferrocarriles de Antofagasta, si è scoperto che la strategia del Cile non era quella di arrivare ad una guerra per salvare la società, nonostante molti politici e ministri fossero azionisti di minoranza della compagnia. Si sarebbe giunti ad un conflitto armato nel caso in cui le miniere fossero effettivamente state chiuse; secondo il presidente cileno Aníbal Pinto, solo in quel momento si sarebbe effettivamente violato il trattato. In Cile, la decisione di entrare in guerra venne presa la mattina dell'11 febbraio, quando una sessione speciale del gabinetto cileno ricevette un telegramma dal nord, contenente il seguente messaggio testuale del ministro plenipotenziario di Bolivia: "Annullamento della legge di febbraio, rivendicazione delle miniere di salnitro della compagnia". Questo spinse il presidente Aníbal Pinto ad ordinare l'occupazione di Antofagasta; il 14 febbraio 1879 le truppe cilene penetrarono in territorio boliviano. Come conseguenza il 27 febbraio Hilarión Daza decretò lo stato d'assedio in Bolivia. Il Perù, che aveva sottoscritto un trattato di alleanza difensiva segreto con la Bolivia nel 1873 a cui l'Argentina non aveva aderito, cercò di convincere il governo di La Paz ad accettare un arbitrato, come stipulato nel protocollo complementare del 1875, in quanto si trattava di un "problema tributario" e non territoriale; contemporaneamente anche il Cile non mostrò interesse nell'arbitrato. La missione del ministro plenipotenziario peruviano José Antonio Lavalle fallì sul nascere, in quanto il governo cileno denunciò la presenza dell'alleanza segreta tra Perù e Bolivia. La Bolivia dichiarò guerra al Cile il 1º marzo 1879. il 23 marzo 1879 ebbe luogo la battaglia di Calama, nella quale le forze cilene sconfissero quelle boliviane. Il 5 aprile 1879 il Cile dichiarò guerra a Perù e Bolivia. La revisione e analisi del trattato segreto di alleanza porta gli storici peruviani alla conclusione che il Perù aveva possibilità di decidere se l'attacco alla Bolivia era legittimo o il fatto necessitava un arbitrato, il quale "era preferibile", secondo la relativa clausola. La medesima interpretazione sostiene che a seguito della penetrazione di truppe cilene in territorio boliviano, del poco interesse del Cile ad una "via diplomatica" e della dichiarazione di guerra fatta dal governo cileno il 5 aprile, il Perù si sentiva legato alla Bolivia dal trattato di reciproca difesa, per questo entrò nel conflitto, dichiarando il casus foederis. La storiografia cilena invece, sostiene che l'alleanza era ufficialmente difensiva, ma segretamente offensiva; per questo i tentativi di mediazione fatti dal Perù dopo la presa di Antofagasta sono visti come un modo per guadagnare tempo, mentre si preparava alla guerra. Il conflitto evolverà quindi in una guerra tra Cile e Perù poiché, sempre secondo la storiografia cilena, legato ad un'antica inimicizia che gettava le radici all'epoca della colonizzazione europea delle Americhe e si era accentuata nel periodo dell'indipendenza e nella guerra contro la Confederazione Perù-Bolivia. D'altra parte la storiografia peruviana sostiene che le relazioni nel periodo coloniale erano di commercio e cooperazione tra i porti di El Callao e Valparaiso. Dopo l'indipendenza, il Perù non riconobbe il debito per l'aiuto fornito dal Cile per liberarsi dal dominio spagnolo. Nel 1839, con la sconfitta della Confederazione Perù-Bolivia, il Perù pagò al Cile i debiti contratti per il servizio prestato dall'esercito cileno nella campagna restauratrice e nella guerra d'indipendenza, e riconobbe le gesta degli ufficiali cileni premiandoli e decorandoli con onorificenze dell'esercito peruviano per l'aiuto nello sconfiggere Andrés de Santa Cruz, riconoscendo quindi il Cile come alleato del Perù.

 

Mappa del deserto di Atacama e della costa adiacente, tra i 20° e i 24° S e i 71° e i 68° W (aprile 1879).

 

Aníbal Pinto, presidente del Cile (1876-1881).

 

Mariano Ignacio Prado, Presidente del Perù (1876-1879)



Campagna marittima.
All'inizio della guerra era evidente che prima di qualsiasi operazione militare in un terreno tanto impervio quanto il deserto di Atacama, era necessario conquistare il controllo dei mari. La potenza della flotta cilena si basava sulle fregate blindate gemelle Cochrane e Blanco Encalada, di 3.560 tonnellate, dotate di 6 cannoni da 250 libbre, 2 da 70 e 2 da 40, corazza da 22 cm e velocità di 11 miglia orarie a massimo carico. Il resto della flotta era composto dalle corvette Chacabuco, O'Higgins e Esmeralda e dalle cannoniere Magallanes e Covadonga. La flotta peruviana basava il suo potere nella fregata blindata Independencia e nel monitor Huascar. La Indipendencia aveva un dislocamento di 2000 tonnellate, corazza da 11,5 cm, 2 cannoni da 150 libbre, 12 da 70, 4 da 32 e 4 da 9, la sua massima velocità era di 11 miglia orarie a pieno carico. il monitor Huascar dislocava 1.745 tonnellate, aveva una corazza di 11,5 cm, 2 cannoni da 300 libbre in una torretta rotante e una velocità di 11 miglia orarie a pieno carico, questa era la nave da combattimento più moderna della marina da guerra peruviana. Completavano la flotta: la corvetta Union, la cannoniera Pilcomayo e le due monitor fluviali Atahualpa e Manco Capac. La Bolivia non aveva navi da guerra. Il porto peruviano di Iquique fu bloccato dalla marina cilena. Nella battaglia navale di Iquique, il 21 maggio 1879 il monitor Huascar, comandato dal Capitano di vascello Miguel Grau Seminario, affondò la corvetta cilena Esmeralda, sotto il comando del capitano di fregata Arturo Prat, che, morendo nella battaglia, sarà considerato il più grande eroe della marina cilena. Nello stesso giorno, la fregata Independencia, ammiraglia della marina peruviana, si scontrò con la goletta Covadonga, comandata dal capitano di corvetta Carlos Condell de la Haza, che la spinse in zone con bassi fondali facendola incagliare a Punta Gruesa. I fatti accaduti quel giorno a Iquique e Punta Gruesa segnarono profondamente l'opinione pubblica di entrambi i paesi. I combattimenti di Iquique e Punta Gruesa portarono ad una vittoria tattica del Perù: il blocco navale del porto di Iquique fu tolto e le navi cilene furono affondate o abbandonate. Per contro però la vittoria richiese un altissimo costo strategico; nella battaglia di Punta Gruesa la marina da guerra del Perù registrò la perdita di una fregata blindata da 2.000 tonnellate nel vano tentativo di catturare una nave in legno di 630 tonnellate. La perdita della fregata da battaglia Independencia rappresentò un danno irreparabile per la flotta peruviana. Data l'inferiorità navale, il comandante della Huascar tenne in scacco tutta la flotta cilena per sei mesi. Tra le più importanti missioni della Huascar sono da segnalare: la prima battaglia navale di Antofagasta (26 maggio 1879) e la seconda battaglia navale di Antofagasta (28 agosto 1879). Il risultato più significativo fu la cattura del vaporetto Rimac, il 23 luglio 1879. In questa azione Grau Seminario non solo catturò l'imbarcazione, ma fece prigioniero l'intero reggimento di cavalleria Carabineros de Yungay, che si trovava a bordo. Questo fatto causò una crisi nel governo cileno, che portò alle dimissioni dell'ammiraglio Juan Williams Rebolledo. Dopo la rinuncia di Williams, il comando della flotta cilena fu assegnato al commodoro Galvarino Rivieros Cardenas, il quale diede priorità alla caccia al Huascar. La battaglia decisiva avvenne a Punta Angamos, davanti alle coste boliviane, dove la Huascar venne finalmente catturata, nonostante il vano tentativo di affondarla da parte del suo equipaggio, l'8 ottobre 1879. Nella battaglia morì il suo comandante Miguel Grau Seminario, che diventerà un eroe nazionale di Perù e Bolivia. La battaglia navale di Angamos segna la fine della campagna marittima della Guerra del Pacifico.

 

Truppe cilene nella Piazza Colón di Antofagasta Bolivia, dopo lo sbarco in città.

 

"Combate Naval de Iquique", olio su tela, di Thomas Somerscales.

 

"Combate Naval de Angamos", olio su tela, diThomas Somerscales



Campagna terrestre.
Ottenuta la superiorità navale, le forze cilene diedero il via ad una serie di campagne nelle province di Tarapacá, Tacna e Arica. Con le Battaglie di Pisagua, Tacna, Tarapacá e Arica, nel 1880, le sorti del conflitto si spostarono definitivamente a favore del Cile. La battaglia di Tarapacá fu una vittoria alleata; questo, però, non volse comunque a loro favore le sorti della guerra. Successivamente, a seguito della Battaglia del Alto de la Alianza, combattuta presso Tacna, la Bolivia si ritirò dal conflitto. La guerra proseguì: Cile contro Perù. Nel 1881, le truppe cilene entrarono in Lima, dopo le battaglie di San Juan e Miraflores. In quest'ultima fu la popolazione a cercare di difendere, senza successo, la città dagli attacchi cileni. Lima, città aristocratica, viveva lontana dalla realtà del paese e sottovalutò completamente la situazione bellica, questo contribuì a destabilizzare il governo, il quale non provvide a preparare le opportune difese per contrastare lo sbarco cileno che avvenne a sud della città. Essa fu messa a ferro e fuoco dall'esercito cileno e vi furono anche numerosi atti di violenza ai danni della popolazione. Anche la Biblioteca Nazionale venne depredata e alcuni antichi testi sono ancora oggi in possesso del Cile. Il presidente Nicolás de Piérola Villena fuggì dalla capitale cercando di governare dall'entroterra il paese. Venne però sostituito da un governo civile presieduto da Francisco García Calderón, il quale si rifiutò di firmare l'atto di cessione del dipartimento di Tarapacá al Cile. Senza possibilità di giungere ad un armistizio, il capo della forza di occupazione cilena Patricio Lynch stabilì il suo quartier generale nel Palacio de Pizarro a Lima e diresse le sue truppe contro la resistenza peruviana attestata nella regione Andina, in quella che è chiamata campaña de la Breña, reprimendo duramente ogni atto di resistenza che si verificò, sia in città, sia nelle altre zone controllate dalle forze cilene. Dopo le sconfitte di San Juan e Miraflores, il colonnello peruviano Andrés Avelino Cáceres e il capitano José Miguel Pérez decisero di organizzare nelle Ande centrali la nuova resistenza alla forza di occupazione cilena; il 15 aprile 1881, eludendo la vigilanza cilena, si imbarcarono di nascosto su un treno presso la stazione di Viterbo, diretti alla città di Jauja. Aiutato dalla sua profonda conoscenza della lingua quechua, Cáceres organizzò le difese tra la popolazione civile delle Ande centrali, mentre il colonnello Gregorio Albarracin le organizzava al sud; insieme coordinarono una continua guerriglia nei tre anni successivi. Fu scelta proprio la regione delle Ande centrali per organizzare la resistenza, poiché presentava un territorio morfologicamente adatto alla strategia della guerriglia, ma soprattutto perché la popolazione locale era preparata ad un'eventuale lotta prolungata anche con uno scarso armamento e senza necessità di addestramento. La resistenza militare organizzata da Cáceres nella regione sud e centro Andina, ottenne numerose vittorie contro le forze di occupazione cilene, le quali subirono una decisiva sconfitta militare a Huamachuco il 10 luglio 1883, nella regione nord delle Ande, che aprì la strada ad una possibile risoluzione del conflitto. Una delegazione politica peruviana (affiancata dal comando militare cileno) impose come nuovo presidente il generale Miguel Iglesias e firmò un trattato di pace con il Cile, decretando la fine della resistenza. Dopo la fine della guerra le divergenze tra Cáceres e Iglesias furono l'origine di una guerra civile tra i sostenitori dei due leader.

 

"Batalla de Arica", olio su tela di Juan Lepiani.

 

Resti del "balneario de Chorrillos" dopo la Battaglia di San Juan.

 

Ingresso dell'esercito cileno in Lima.



Conseguenze.
La guerra si concluse il 20 ottobre 1883, con la firma del Trattato di Ancòn, mediante il quale il dipartimento di Tarapacá era ceduto permanentemente al Cile, mentre le province di Arica e Tacna rimanevano sotto amministrazione cilena per 10 anni; al termine di detto periodo un plebiscito avrebbe sancito se le due province sarebbero rimaste cilene o ritornate peruviane. Alla firma del trattato, il dipartimento di Tacna era composto da tre province: Tacna, Arica e Tarata. Nel 1885, due anni dopo il trattato, il Cile occupò anche la provincia di Tarata che sarebbe stata resa al Perù il 1º settembre 1925 con una risoluzione dell'arbitrio di Calvin Coolidge, presidente degli Stati Uniti. Il plebiscito previsto nel trattato di Ancòn non ebbe luogo. Nel 1929, con la mediazione degli Stati Uniti d'America, si giunse al Trattato di Lima, che sanciva definitivamente che la provincia di Tacna sarebbe tornata al Perù e che la provincia di Arica sarebbe rimasta al Cile. Negli anni precedenti alla risoluzione, le autorità cilene avevano comunque promosso campagne per cilenizzare la popolazione peruviana ancora residente nelle province di Tacna e Arica. La pace tra Cile e Bolivia fu firmata nel 1904. Il trattato di pace, nel quale la Bolivia riconosceva definitivamente la sovranità cilena nella regione di Atacama, è stato origine di costanti tensioni diplomatiche tra i due paesi per tutto il XX secolo e lo è ancora attualmente, in quanto la Bolivia perdette definitivamente l'unico sbocco sull'oceano Pacifico che possedeva. Il Cile prese possesso, quindi, non solo di un vasto territorio, ma di grandi depositi di salnitro, guano e rame. Gestiti comunque da società con capitali britannici, acquistati ancora con buoni emessi dal Perù, che li rendeva effettivi proprietari delle miniere; questo ha portato parte della storiografia moderna a vedere gli inglesi come gli istigatori occulti della guerra, comunque senza prove concludenti. Alcuni storici vedono in alcune pubblicazioni dell'epoca, inglesi ed europee in generale, per esempio l'editoriale del quotidiano britannico The Bullonist, la prova dell'appoggio alle aspirazioni cilene. Per contro, altri sostengono che dette pubblicazioni devono essere lette tenendo presente il clima elettorale presente in Inghilterra in quel periodo, dove era in corso un'ardua disputa tra il primo ministro Benjamin Disraeli, conservatore, e il suo avversario William Gladstone, liberale. Il salnitro fu la principale fonte di ricchezza del Cile fino alla scoperta del salnitro sintetico, da parte degli scienziati tedeschi, durante la Prima guerra mondiale. In seguito all'occupazione cilena di Lima nel 1881, il governo argentino aveva avviato un programma di ammodernamento dell'esercito, con l'acquisto di mezzi blindati, materiale da guerra e con la costruzione di una ferrovia che giungeva fino alle Ande come via di approvvigionamento. Si arrivò quindi sull'orlo di una nuova guerra, evitata grazie alla mediazione del governo statunitense. Il 22 ottobre 1881 venne quindi firmato in Santiago il trattato sui confini tra Cile e Argentina; un negoziato favorevole all'Argentina, che dominerà quindi 1.200.000 km² di Patagonia, approfittando del fatto che il Cile era già in guerra al nord con il Perù e minacciando di aprire un nuovo fronte di guerra al sud. Pur di evitare una scomoda guerra contro l'Argentina, il governo cileno si vide costretto a riconoscere la sovranità argentina sulla Patagonia orientale, firmando un trattato tra i due paesi nel 1881. Con questo il Cile otteneva la tacita neutralità dell'Argentina, evitando quindi il rischio che quest'ultima si unisse all'alleanza difensiva Perù-Bolivia.

Fonte: https://it.wikipedia.org

 

L’area oggetto della controversia tra Cile e Perù.

 

Lo sapevate che più di cent’anni fa in Sudamerica si combattè una guerra per questioni di confini e di sfruttamento di risorse naturali? Nonostante siano trascorsi più di cento anni, attriti mai del tutto risolti rimangono ancora oggi. Leggete questa storia, che aiuta a capire perché la geopolitica di oggi dipende in larga parte dagli avvenimenti passati

L’IMPORTANZA DELLA STORIA – Accade a volte nella storia umana che eventi lontani nel tempo continuino a influenzare i rapporti tra le persone e addirittura tra le nazioni. Il XIX secolo in particolare è stato pieno di rivoluzioni e sconvolgimenti non solo in Europa, ma anche altrove, perfino in quel continente sudamericano di cui poco si studia a scuola e che, tra il periodo dell’indipendenza dalla Spagna negli anni 1808-1825 alle rivoluzioni dittatoriali del XX secolo, non sembra stimolare l’interesse degli studiosi nostrani.



UNA CONTESA A TRE – Se oggi le guerre sono spesso causate da interessi nazionali ed economici, ancor più lo erano allora, quando il conflitto era considerato un mezzo legittimo per risolvere le dispute. E’ bene sapere che a quel tempo Perù, Cile e Bolivia avevano confini ben diversi da quelli attuali. Il Perù arrivava più a sud, e perfino la Bolivia aveva un’appendice che giungeva al mare, l’Oceano Pacifico. Lì si trova il deserto di Atacama, una delle regioni più aride del mondo ed eppure anche una di quelle allora più preziose. Il clima arido infatti favoriva la conservazione di grandi depositi di guano e salnitro, entrambi ricchi di nitrati vitali per produrre fertilizzanti (il primo) e polvere da sparo (il secondo). Tali depositi erano proprietà di Perù e soprattutto Bolivia, ma erano le imprese cilene a sfruttarle maggiormente. Il motivo era semplice: Bolivia e Cile avevano fin dal 1866 un accordo per lo sfruttamento al 50% del deserto, ma mentre i Cileni iniziarono a colonizzarlo e sfruttarlo in massa, ai Boliviani ciò fu impossibile a causa della barriera naturale delle Ande, che rendeva problematici gli spostamenti.

I ricavi erano ingenti, così come massima era la diffidenza reciproca tra gli stati coinvolti: da decenni si litigava sui confini esatti e anche se l’accordo del 1866 sembrava aver regolato le cose, la Bolivia continuava ad avere paura. Il Cile infatti stava ammodernando la marina militare, e si pensava la avrebbe presto usata per assicurarsi il controllo del deserto (che era appunto la parte costiera della Bolivia) e dunque prendere piena proprietà anche di tutte le risorse!

Così il governo boliviano andò da quello peruviano, l’unica altra potenza navale dell’area, e stilò un patto segreto di mutua assistenza: se uno dei due veniva attaccato, l’altro sarebbe accorso subito in suo aiuto. Ma fu allora che la sicurezza boliviana divenne eccessiva, portando all’imposizione di una tassa sulla principale impresa cilena coinvolta nell’estrazione di guano e salnitro.

 

LA GUERRA DEL PACIFICO – Erano tempi di diplomazia spicciola e in tutti i paesi coinvolti il popolo era facilmente infiammabile da questioni nazionaliste. La compagnia cilena, appoggiata dallo stato, rifiutò di pagare; la Bolivia minacciò di confiscarne tutti i beni sul proprio territorio e il Cile in risposta inviò le sue truppe a conquistare la città costiera di Antofagasta, capitale dell’omonima provincia costiera boliviana. Era il 14 Febbraio 1879, l’inizio della Guerra del Pacifico.

Il Cile sapeva dell’accordo segreto tra Perù e Bolivia perché informato da terze parti: subito chiese al governo di Lima di rimanere neutrale; la Bolivia invece chiese il rispetto del patto. Il Perù dal canto suo non era pronto a una guerra e preferì tentare una mediazione prima di rispondere. Stavolta fu il Cile a reagire eccessivamente, interpretando l’attesa come un inganno e dichiarando guerra a entrambi; a quel punto il Perù decise di onorare il suo patto con la Bolivia.

Fu una guerra combattuta principalmente nel deserto e tra le montagne, con poche migliaia di combattenti per parte: gli eserciti, nei momenti di maggiore intensità, non arrivavano a 25-30.000 uomini totali ciascuno (per dare un’idea, nel 1870 Francia e Germania ne potevano schierare oltre 200.000 a testa). I Cileni erano meglio addestrati, meglio equipaggiati e meglio guidati, e sconfissero i nemici in molte occasioni. Anche la marina cilena, inizialmente in difficoltà contro quella peruviana, riuscì poi a sconfiggerla e a guadagnare la supremazia; questo permise di muovere le truppe su e giù lungo la costa rapidamente, mentre gli avversari arrancavano lentamente.

Il Cile fu sempre all’attacco e invase il Perù. Il 26 maggio del 1880 l’esercito boliviano fu sbaragliato nella battaglia di Tacna, quello Peruviano il 7 giugno dello stesso anno nella battaglia di Arica. La Bolivia si ritirò dalla guerra, ma il conflitto tra Perù e Cile continuò fino al punto di vedere la conquista della capitale peruviana Lima nel 1881 grazie, ancora una volta, alla flotta che aveva sbarcato le truppe cilene a poca distanza dalla città. Tutte le parti furono spesso brutali o spietate nel trattare prigionieri, feriti e a volte perfino civili nemici.

Tecnicamente la guerra era finita, ma continuò invece per qualche anno perché il Perù si rifiutava di arrendersi e combatté una guerriglia contro i Cileni che ne occupavano numerose città. L’ultimo piccolo esercito peruviano venne infine fermato e distrutto nel 1883 nella battaglia di Huamacucho, l’ultima della guerra. La pace venne firmata il 20 Ottobre 1883 e l’occupazione cilena di Lima terminò il 29 dello stesso mese. La Bolivia cedette la sua provincia costiera e il Perù le sue provincie meridionali, dove il Cile favorì l’immigrazione dei propri compatrioti per spostare “l’equilibrio demografico”. Il deserto e le sue ricchezze divennero completamente cileni, i confini fissati come sono ora.



UNA GUERRA CHE LASCIO’ IL SEGNO – La guerra lasciò profondi segni nelle società dei tre paesi, visibili ancora oggi. I Boliviani attribuiscono gran parte delle proprie difficoltà economiche anche odierne alla mancanza di un accesso diretto al mare, un tema spesso utilizzato da politici locali per guadagnare consenso. Le relazioni diplomatiche col Cile si sono interrotte nel 1978 e ogni anno viene commemorata la perdita del territorio di Antofagasta.

Per il Perù le ferite dell’occupazione cilena, i morti civili, i bombardamenti di città e il furto di opere d’arte e tesori sono memorie ancora vivide che fanno rinascere desideri di rivalsa. Ma soprattutto, dopo la guerra il paese visse pesanti scontri civili e sociali che ne minarono lo sviluppo e portarono a divisioni razziali tra ispanici e nativi indios non del tutto superate nemmeno ora.

Il Cile invece, unico vincitore, sfruttò al massimo il guano e il salnitro facendo crescere il proprio tesoro del 900% dal 1879 al 1902; per quasi un secolo inoltre la narrazione della guerra riportò come ragione principale di vittoria la superiorità razziale cilena. Ma finì isolato. Nel tentativo di migliorare le relazioni, nel 2007 il Cile ha restituito al Perù molti libri antichi e preziosi rimasti in propria mano. Rimangono però alcune dispute sui confini marittimi, con entrambi i paesi che ogni tanto si accusano reciprocamente di prepararsi a un secondo scontro.



LA PROCEDURA DI ARBITRATO INTERNAZIONALE –  Come si diceva all’inizio, è interessante notare come eventi accaduti molto tempo fa abbiano conseguenze che si ripercuotono fino ai giorni nostri. La guerra del Pacifico ha lasciato un’eredità di relazioni che, se non proprio tese, non sono mai state idilliache tra Cile e Perù, come testimonia la controversia per la delimitazione dei confini marittimi che è tuttora in corso presso il Tribunale Internazionale dell’Aia. La controversia riguarda l’attribuzione di sovranità su un’area di 37mila km2 tra i due Paesi nell’Oceano Pacifico. Mentre il Perù sostiene che un accordo sull’attribuzione dei confini non fu mai firmato, il Cile sostiene che i trattati internazionali sul diritto marittimo sono sufficienti per regolare la questione. La sentenza della Corte Internazionale è finalmente attesa per il prossimo 27 gennaio e dovrebbe mettere la parola fine ad una discordia che dura dal 1883.



DISCORDIE – Una vicenda dunque interessante per comprendere come funzionano alcune dinamiche nelle relazioni internazionali, ma anche per capire come l’evoluzione dei fatti renda in molti casi del tutto vana la tragicità della guerra. Si noti come siano bastati meno di quarant’anni per rendere inutile ogni vantaggio o motivo dietro la Guerra del Pacifico: durante la 1° Guerra Mondiale si iniziarono a produrre nitrati chimicamente e in maniera più economica; il valore delle risorse naturali cilene crollò e così la sua economia, che ormai dipendeva grandemente da esse. Cento anni invece non sono bastati a sopire le recriminazioni e le differenze tra i popoli coinvolti: ancora oggi, dopo più di cento anni, molti Cileni guardano i Peruviani con superiorità; ancora oggi, dopo più di cento anni, molti Peruviani guardano i Cileni con rabbia; ancora oggi, dopo più di cento anni, molti Boliviani reclamano a gran voce quell’accesso al mare che considerano proprio diritto irrinunciabile. Dunque oggi, nonostante i rapporti fra i tre Stati sudamericani siano generalmente positivi, alcuni nervi rimangono tuttora scoperti, impedendo un livello di cooperazione ed integrazione regionale più profondo ed efficiente.

Lorenzo Nannetti

Fonte: https://www.ilcaffegeopolitico.org

 

 

Categoria: Storia
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