Il Kleroterion (in greco antico: κληροτὲριον) era uno strumento usato ad Atene durante il periodo della democrazia per scegliere casualmente, tra seimila aventi diritto, i cittadini che avessero il compito di comporre giurie giornaliere. Consisteva in una superficie piatta con diverse cavità che contenevano lamine - pinaika - in bronzo (successivamente in legno) con nome, patronimico e nome del demos (villaggio) da cui provenivano (una sorta di documenti di identità) dei cittadini, e in un tubo colmo di sfere di diversi colori che, una volta estratte, avrebbero determinato quali cavità erano da scegliere.

Fonte: https://it.wikipedia.org

 

 

In un articolo pubblicato sul "Physica A", "Accidental Politicians: How Randomly Selected Legislators Can Improve Parliament Efficiency" (Politici accidentali: Come i parlamentari selezionati in modo casuale possono migliorare l'efficienza del Parlamento), cinque ricercatori dell'Università di Catania ( non nuova a queste cose ) asseriscono che i moderni parlamenti bicamerali funzionerebbero in modo più efficiente se alcuni - ma non tutti - dei membri fossero selezionati in modo casuale (per sorteggio), piuttosto che per elezione. I ricercatori hanno creato un modello, riferendo agli ipotetici parlamentari la loro capacità di esprimere voti in base al prevalere dei loro interessi personali, o al prevalere degli interessi della società. Per i parlamentari eletti con l'aiuto di un partito politico - contrariamente a quelli scelti a caso - il loro interesse personale a compiacere il partito in cambio di un sostegno alla rielezione, era uno degli interessi prevalenti. I ricercatori hanno scoperto che, sia in termini di numero di leggi approvate sia di benessere sociale raggiunto mediante tali leggi, una combinazione di parlamentari eletti e di parlamentari sorteggiati sarebbe la più efficiente. Questo modello è solo un prototipo, naturalmente, e si riferisce ad una legislatura con una sola camera e ad un ordinamento bi-polare. Quello che potrebbe sembrare il sogno allucinato di un matematico, tuttavia ha dei riscontri storici. La pratica era comune nell'antica Grecia; ad Atene veniva usato un dispositivo, chiamato Kleroterion (nella foto), in cui venivano inseriti i nomi dei cittadini da estrarre. Più tardi, i rappresentanti sono stati scelti in modo casuale in altri luoghi. A Bologna, a Parma, a Vicenza, nella Repubblica di San Marino, a Barcellona e anche in alcune parti della Svizzera. Anche nella Firenze del secolo XIII e XIV e a Venezia dal 1268 fino alla caduta della Repubblica, nel 1797; ed era inteso sia come un'opportunità per le minoranze, sia come un modo per opporsi alla corruzione. Certamente, in molti luoghi, oggi, viene usato per la formazione delle giurie popolari, ma non solo. Ad esempio, in Islanda, dopo il collasso finanziario, si sta disegnando una nuova costituzione, e per farlo è stata designata un'assemblea formata da 950 cittadini scelti a caso.

Fonte: http://francosenia.blogspot.it

 

 

Il primo esempio di cariche pubbliche assegnate tramite sorteggio su vasta scala ci è dato direttamente dalla democrazia Ateniese, considerato anche il primo vero esempio storico di democrazia.

I più importanti organi di governo della città-stato erano tre. L’assemblea popolare (l’Ecclesia), a cui avevano diritto di partecipare tutti i cittadini, era il simbolo della democrazia Ateniese. In essa venivano approvate le leggi e i decreti che regolavano tutti i vari aspetti della vita della città. Si trattava di un’organo di democrazia diretta: tutti i cittadini potevano votare direttamente su ogni questione posta. Erano fissate 40 sedute all’anno alle quali si aggiungevano le sedute straordinarie che venivano indette in casi eccezionali, come poteva essere un attacco da parte di una potenza straniera.

La boulé era un consiglio composto da 500 cittadini sorteggiati, il cui ruolo principale era proporre le misure che sarebbero state messe al voto nell’assemblea. Prima di iniziare il mandato i consiglieri venivano sottoposti a un controllo di compatibilità, costituivano motivo di esclusione dalla carica, per esempio, avere un debito verso lo Stato, aver usato violenza contro i propri genitori o aver sperperato la propria eredità. Dopo il giuramento i consiglieri rimanevano in carica per un’anno con una paga giornaliera equiparabile a quella di un comune lavoratore. All’inizio di ognuno dei dieci mesi ateniesi veniva tirata a sorte una tribù, i cui 50 consiglieri, per quel mese, avrebbero avuto il ruolo di presidenti e avrebbero dettato l’agenda. Tra questi inoltre, ogni giorno, veniva sorteggiato un membro che coordinava i lavori per le successive 24 ore. Tutto questo elaborato meccanismo di sorteggi e rotazioni era finalizzato a rendere il sistema il più resistente possibile a tentativi di corruzione. Oltre a decidere l’ordine del giorno dell’assemblea popolare, la boulé aveva limitati poteri esecutivi, così per esempio in caso di crisi i primi a trovarsi ad affrontare l’emergenza cittadina erano i presidenti in carica.

Le corti popolari consistevano di alcune centinaia di membri (il numero dipendeva dal reato perseguito), tirati a sorte da un corpo di 6.000 candidati, a loro volta sorteggiati tra i cittadini d’età maggiore dei 30 anni. Le corti avevano il ruolo di giurie, e si occupavano dei processi per tutti i reati minori, inoltre formavano l’ultima istanza a cui ci si poteva appellare su tutta una serie di decisioni, comprese quelle prese dall’assemblea. Anche qua, per rendere la composizione non prevedibile e quindi contrastare la corruzione, i membri di una corte venivano sorteggiati la mattina stessa del processo.

Il sistema politico ateniese era complesso e, sebbene la maggior parte del potere si concentrava in questi tre organi, c’erano molte altre cariche di rilievo, molte delle quali sorteggiate e alcune delle quali elette dall’assemblea. Le cariche elette includevano quelle militari e quelle che prevedevano la gestione di grandi somme di denaro. In quest’ultimo caso il requisito principale era possedere grandi ricchezze, in modo da poter risarcire lo Stato in caso di accuse di appropriazione indebita.

Ovviamente non bisogna fare l’errore di credere che la democrazia Ateniese fosse un sistema perfetto, essa ha ricevuto negli anni numerose critiche da più parti. Al tempo, l’idea della democrazia non era molto ben vista fuori da Atene, troppo lontana dall’idea di governo che si aveva. Anche se c’è da dire che, probabilmente, chi è stato in grado di lasciarci le proprie opinioni apparteneva alle minoranze privilegiate. Anche oggi, per motivi opposti, il sistema riceve molte critiche: in particolare venivano considerati cittadini solo una piccola frazione della popolazione. Erano escluse le donne, i molti abitanti con origini straniere e i numerosissimi schiavi.

È chiaro che la società odierna è profondamente diversa di quella di duemila anni fa, così come lo sono i valori culturali ed etici dei sui abitanti. Non è detto che ciò che valeva allora valga ancora oggi. Ciò nonostante è istruttivo notare alcune caratteristiche del sistema politico ateniese. È interessante, per esempio, vedere come fossero combinati sorteggio, democrazia diretta ed elezioni, ognuno dei quali ha vantaggi e svantaggi. La democrazia diretta può essere considerato il sistema più democratico, almeno dal punto di vista simbolico, dunque è ragionevole che la maggior parte delle decisioni generali venissero prese nell’assemblea. Dato che far discutere migliaia di persone può porre qualche difficoltà pratica le proposte venivano prima elaborate dal consiglio sorteggiato, i cui membri erano meno numerosi e, ricevendo un salario, potevano permettersi di dedicare più tempo al loro compito. Anche i processi richiedono troppe risorse perché fosse pensabile farli condurre dall’assemblea e venivano perciò condotti dalle corti, anch’esse sorteggiate. Infine erano elette le cariche che richiedevano particolari requisiti o competenze.

Gli ateniesi sembravano avere ben chiaro i rischi di elezioni popolari, sapevano che avrebbero avvantaggiato i ricchi e i potenti, i quali avrebbero potuto comperare voti e avevano maggiore influenza e maggiori capacità retoriche. Sapevano che le elezioni rischiavano di concentrare troppo potere nelle mani di pochi, minando la democrazia. Per questo esse erano limitate al minimo necessario, lasciando in ogni caso all’assemblea la facoltà di revocare tali cariche, in caso di azioni ritenute dannose per la città. Ad avere l’ultima parola erano in ogni caso i cittadini. In un caso emblematico i 10 tesorieri vennero accusati di frode e condannati a morte uno dopo l’altro (era vietato svolgere il processo a più di una persona per volta), dopo la nona esecuzione venne scoperto l’errore e il decimo venne assolto. Questo evidenzia anche un rischio legato al dare troppo potere ai cittadini, i quali potrebbero usarlo con troppa leggerezza. Non so quanto però sia una peculiarità delle democrazia, e credo che con un minimo sistema di pesi e contrappesi si possa facilmente eliminare questo pericolo.

Vale la pena chiedersi perché successive democrazie abbiano preso la strada delle elezioni, anziché seguire l’esempio di Atene. È chiaro che assemblee popolari non sono pensabili in società molto più grandi di quella ateniese (o almeno non lo erano quando sono nate le odierne democrazie, con le moderne tecnologie anche questo è cambiato). Sarebbe stato possibile però creare degli organi sorteggiati, mentre gli unici organi di questo tipo sono rimaste le giurie popolari. Forse semplicemente era un passo troppo grosso, il bisogno di un’autorità che ci guida è troppo forte, forse è addirittura un sentimento istintivo, se si pensa che l’essere umano è sempre stato, nella sua storia, guidato da leader carismatici. Forse le elezioni hanno permesso un cambiamento meno drastico e più rassicurante. Ma credo che sia arrivata l’ora di guardare nuovamente alla prima democrazia della storia e vedere se non ci sia ancora qualcosa che possiamo imparare da essa.

Fonte: https://blog.demarchia.info

 

 

 

 

Categoria: Storia
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