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L'operazione Red Sea Demining è stata una missione marittima internazionale svolta tra la fine di agosto e la fine di ottobre 1984 che ha visto impegnate le marine militari americana, britannica, francese, italiana ed egiziana in operazioni di sminamento e bonifica delle acque, quando nella zona immediatamente a sud del Canale di Suez alcune esplosioni subacquee provocarono l'interruzione della navigazione commerciale, come risultato di un'operazione terroristica su vasta scala che riportò alla ribalta l'efficacia delle mine navali e l'urgenza di non sottovalutarne la minaccia.

 

 

La partecipazione italiana.
Il governo egiziano, dopo che a partire dai primi di luglio alcune esplosioni di mine navali nel Mar Rosso nella zona immediatamente a sud del Canale di Suez provocarono l'interruzione della navigazione commerciale, fece richiesta di un intervento internazionale di bonifica delle acque, considerando l'importanza del canale come via di traffico di importanza mondiale, facendo richiesta al governo italiano di unità navali di contromisure mine della Marina Militare. il 13 agosto lo Stato maggiore della Marina inviò in Egitto una propria delegazione per acquisire gli elementi necessari alla pianificazione dell'eventuale intervento e il 14 agosto le autorità egiziane illustrarono i criteri di suddivisione delle zone di operazione di massima, già concordate con i rappresentanti delle forze di contromisure mine di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, con l'impiego a nord di forze britanniche, al centro americane, e a sud francesi, mentre alla delegazione italiana venne proposta una zona compresa fra quella britannica e quella americana. Nel corso di una seconda riunione tenuta il 16 agosto vennero ridefinite le zone di assegnazione con la conferma delle zone assegnate ad americani e francesi, una leggera modifica dell'area assegnata ai britannici, mentre vennero assegnate alle forze italiane le zone del Grande Lago Amaro e della Baia di Suez come prima priorità, e in seconda priorità, una zona compresa tra quella britannica e quella americana, mentre agli egiziani vennero riservate le acque del Mediterraneo antistanti Porto Said. La Marina Militare inviò per le operazioni di bonifica un gruppo navale formato da tre cacciamine e dalla nave appoggio Cavezzale. L'operazione, denominata in ambito italiano Missione Mar Rosso, ebbe inizio il 21 agosto quando venne costituito il 14º Gruppo Navale formato dalla nave appoggio Cavezzale, con compiti di unità comando e supporto, e dai cacciamine Frassino, Castagno e Loto, vecchi dragamine costieri della classe Legni trasformati in cacciamine. Le unità del 14º Gruppo Navale lasciarono La Spezia il mattino del 22 agosto, arrivando a Porto Said la sera del 28 agosto e dopo aver transitato il canale di Suez il 29 agosto nelle stessa sera giunsero nella base navale di Adabiya, iniziando le operazioni il mattino del 31 agosto nella Baia di Suez, la zona di maggiore priorità; tali operazioni durarono fino al 17 settembre. In media venivano utilizzati due cacciamine, con il terzo in porto per manutenzione. Il 18 settembre le unità si trasferirono al Grande Lago Amaro, dove le operazioni iniziarono il 19 settembre, ma vennero interrotte la sera del 20 settembre a seguito della richiesta egiziana di intervenire urgentemente nell'area di seconda priorità nel Golfo di Suez, dopo che era stata registrata una ulteriore esplosione nella parte centrale del Golfo assegnata agli inglesi riaccendendo così le preoccupazioni generali. Il 21 settembre il 14º Gruppo Navale si trasferì nella nuova area operando 23 settembre al 3 ottobre impiegando giornalmente tutte le unità dall'alba al tramonto. Ultimate le operazioni le unità lasciarono la zona facendo rientro ad Adabiya da dove il 5 ottobre si trasferirono al Grande Lago Amaro per completare le operazioni interrotte precedentemente, che vennero ultimate il 7 ottobre. Dopo un trasferimento ad Ismailia per uno scalo tecnico il 10 ottobre, le unità iniziarono il viaggio di ritorno verso l'Italia, giungendo a La Spezia il mattino del 19 ottobre. La missione ha visto impegnate le unità di contromisure mine per 59 giorni, di cui 42 trascorsi nelle zone di operazioni, esplorando in totale un'area di 124 miglia quadrate, effettuandoo in totale 2.485 ore di moto e percorrendo 15.644 miglia.

Fonte: http://it.wikipedia.org

 

 

 

 

 

Quadro politico medio orientale negli anni ’80.

Negli anni ’80, un evento che segnò per sempre gli equilibri medio orientali fu il rovesciamento del regime dello Scià di Persia in Iran, con la presa del potere da parte della casta islamica di fede sciita. Con la caduta dello Scià e l’ascesa al potere dei seguaci di Khomeini, in Iran si scatenò il caos; nel maggio del 1979, il nuovo governo di Khomeini, rientrato in Iran dopo la caduta dello Scià, stabilì nuovi piani di sviluppo per l’energia nucleare del paese, e annuncio’ la cancellazione dell’intero programma per la costruzione del reattore nucleare francese e tedesco. Le esportazioni di petrolio dell’Iran, circa 3 milioni di barili giornalieri, furono repentinamente bloccate in quanto furono ritenuti ritenuti vantaggiosi gli accordi precedenti. Anche la produzione saudita, nel gennaio 1979, fu ridotta a 2 milioni di barili al giorno e la British Petroleum proclamò lo stato di necessità, cancellando i contratti di fornitura del petrolio. Questa situazione provocò la salita dei prezzi nel mercato di Rotterdam, fortemente influenzati dalle maggiori compagnie commercianti in petrolio. La conseguenza economica per gli stati fu devastante rivelando, forse per la prima volta, l’indebolimento dei governi nazionali a vantaggio di poteri transnazionali. Il presidente americano Carter ne fu sconvolto. Le scorte petrolifere delle multinazionali petrolifere (le famose Sette Sorelle) provocarono un’enorme crisi del prezzo del petrolio con un aumento del costo del greggio da 14 dollari al barile del 1978 a 40 dollari al barile (per alcune qualità di greggio). Ricorderete le lunghe code ai distributori di benzina in tutti gli Stati Uniti e le politiche di austerity in tutta Europa. La politica estera del governo Carter contrasto’ ogni sforzo della Germania e della Francia per sviluppare accordi commerciali e relazioni economico-diplomatiche con il vicino sovietico, a seguito della distensione e dei vari accordi economici sovietico-europei sull’energia. Anni terribili che portarono da un lato ferite che ancora stiamo pagando con il mondo mediorientale, e dall’altro la caduta del muro di Berlino ed un nuovo equilibrio con il mondo dell’Est europeo. Ma di questo parlero’ in un’altro articolo. Torniamo al 1979. Politiche economiche maldestre e scoordinate di alcuni paesi occidentali portarono a peggiorare la situazione in Iran e, a seguito del rifiuto degli Stati Uniti di consegnare lo Scià (dove si era recato per motivi sanitari), iniziarono manifestazioni di protesta anti-americane da parte degli studenti universitari. Il 4 novembre 1979 un gruppo di studenti penetrarono nell’ambasciata americana di Teheran e presero in ostaggio 52 diplomatici e funzionari. Il 25 aprile 1980 il presidente statunitense Carter ordinò una maldestra operazione di salvataggio, che si concluse disastrosamente con la morte di otto militari statunitensi. Gli ostaggi furono liberati nel gennaio 1981 in cambio della fornitura di armi da parte della nuova amministrazione Reagan al regime iraniano, a sostegno della guerra contro l’Iraq. Questa guerra tenne impegnati i due paesi dal settembre 1980 fino all’agosto 1988. La situazione di grave instabilità si diffuse a macchia d’olio in molti paesi orientali e del litorale nord-africano, con la diffusione dell’integralismo islamico di cui ancor oggi subiamo gli effetti. La confusione politica mediorientale catalizzò la situazione libanese, già’ critica dal 1975, provocando nel 1982 l’intervento diretto delle forze israeliane, protagoniste dell’operazione “Pace in Galilea”. Fu l’intervento di una Forza Multinazionale di Pace (MFO) ad impedire un ulteriore sviluppo della crisi. La partecipazione italiana fu subito impegnativa. La Marina militare italiana fu impegnata, dal settembre 1982 al marzo 1984, sia nelle operazioni di controllo e pattugliamento davanti alle coste libanesi, sia nella scorta al naviglio mercantile e militare impiegato per il trasporto dei reparti dell’Esercito e del Battaglione “San Marco” a Beirut. Compito che la Marina assolse nonostante le grosse difficolta’ techniche di spostare reparti cosi’ numerosi da una parte all’altra del Mediterraneo. Problematiche che furono poi risolte solo in seguito con la "legge navale" e la costruzione di nuove unita’ per il trasporto truppe. A questa situazione di conflittualità, più o meno latente, a volte mascherata da crisi locali, si associarono fattori destabilizzanti sostanzialmente legati alla volontà dell’URSS di consolidare le proprie posizioni nel Mediterraneo, attraverso il potenziamento delle forze armate di Siria e Libia. Queste nazioni, sebbene di religione musulmana, erano legate a Mosca da vari trattati di amicizia e cooperazione, e fornivano un concreto supporto e rifornimento alle navi sovietiche nel Mediterraneo.

 

 

Come una situazione politica di instabilità può trovare in uno strumento semplice e poco costoso come le mine un punto di forza internazionale.

Ora vi chiederete il perché di questa introduzione alle politiche internazionali mediorientali negli anni ottanta in un articolo dedicato all’uso moderno delle mine. Il motivo è la necessita’ di far comprendere come politiche transnazionali, spesso non chiaramente condivise tra i Governi occidentali, influenzarono eventi di crisi che sfociarono nell’uso delle mine navali. Parlando con un collega di indirizzo navale di altura (ovvero proveniente dalle navi maggiori) sottolineai che la pericolosità delle mine non è nel loro carico distruttivo, ma sul loro potenziale politico e psicologico che induce paura e instabilità. Solo l’idea che ci sia una minaccia di ordigni in un porto ne provoca l’immediata chiusura con danni di milioni di euro al giorno. Non esiste un’arma strategica di minor costo. Ma per il nostro resoconto, torniamo a quegli anni, a quella calda estate del 1984 quando tutto cominciò. Nel luglio del 1984, nella zona dei laghi Amari, a sud del canale di Suez, alcune improvvise esplosioni subacquee provocarono l’interruzione della navigazione commerciale, come risultato di un’operazione terroristica su vasta scala che riportò alla ribalta la minaccia delle mine navali e l’urgenza di bonificare aree di grande importanza economica in tempi ristretti, per ridurre il rischio di transito per le navi mercantili nella zona del canale. Toccò ancora una volta alla Marina italiana partecipare alle operazioni di bonifica nel Mar Rosso con l’invio di un gruppo navale, il 14 º. Il primo evento, mai chiarito nella sua entità, avvenne il 9 luglio, ad un cargo russo, il "Knud Jesperson". Dal 27 luglio, sei navi furono danneggiate più o meno gravemente a causa dell’esplosione di ordigni di natura non nota nel golfo di Suez. Tra di esse la liberiana “Midi sea” e, poche ore più tardi, al cargo giapponese “Meiyo Maru”. Il giorno successivo furono danneggiate una nave panamense, la “Bogorange XII” e la "Linera", una nave cipriota. Il 31 luglio fu la volta della petroliera “Peruvian refeer”, battente bandiera delle Bahamas ma di proprietà di una società danese, una nave, di 6.010 tonnellate, fu colpita a 90 chilometri dallo stretto di Bab el Mandeb, ed il cargo cinese “Hui Yang”. Il due agosto altre quattro navi “attivarono” ordigni esplosivi, la “Kriti Koral” greca, la “Georg Schumann” tedesco-orientale, il "Dui Hong Dan" (Nord Corea) ed il cargo turco “Morgul”. I Lloyds di Londra, allarmati dal susseguirsi degli incidenti, comunicarono che nessun marinaio era rimasto ferito ma che il transito nel canale era considerato pericoloso. Non essendoci prove concrete sulle cause degli incidenti, gli assicuratori londinesi avanzarono l’ipotesi della presenza di mine navali nello stretto di Suez. L’ipotesi fu considerata probabile anche a seguito di una telefonata ad una agenzia di stampa internazionale, da parte di un fantomatico portavoce della “Jihad islamica” che rivendicò la posa di numerose mine nel canale di Suez e nello stretto di Bab el Mandeb per ostacolare “l’espansionismo dell’imperialismo occidentale”. Gli incidenti allarmarono non solo gli Stati del Mar Rosso, interessati ai traffici nel canale e nello stretto di Suez, ma anche tutte le compagnie armatoriali. Il portavoce del Dipartimento alla Difesa statunitense, Michael Burch, comunicò che militari esperti in “bonifica” delle mine marine, erano stati inviati in Egitto in supporto dei militari egiziani. Il governo egiziano fece quindi richiesta di un intervento internazionale di bonifica delle acque considerate crocevia di traffico di importanza mondiale. Parallelamente fece richiesta anche al governo italiano per l’invio di unità navali di contromisure mine della Marina Militare. Il 13 agosto lo Stato Maggiore della Marina inviò in Egitto una propria delegazione per acquisire gli elementi necessari alla pianificazione dell’eventuale intervento ed il 14 agosto le autorità egiziane illustrarono i criteri di suddivisione delle zone di operazione con l’impiego a nord di forze britanniche, e verso sud italiane, americane e francesi. Nel corso di una seconda riunione, il 16 agosto, vennero ridefinite le zone di assegnazione con la conferma delle zone assegnate ad americani e francesi, una leggera modifica dell’area assegnata ai britannici, mentre vennero assegnate alle forze italiane le zone del Grande Lago Amaro e della Baia di Suez come prima priorità, e in seconda priorità, una zona compresa tra quella britannica e quella americana, mentre agli egiziani vennero riservate le acque del Mediterraneo antistanti Porto Said. L’operazione, denominata "Red Sea Demining", fu condotta tra la fine di agosto e la fine di ottobre 1984. L’operazione venne denominata in ambito italiano "Missione Mar Rosso", ebbe inizio il 21 agosto quando venne costituito il 14º Gruppo Navale al comando del capitano di vascello Fernando Cinelli. Il gruppo comprendeva la nave appoggio "Pietro Cavezzale" (CF Angelucci), con compiti di unità comando e supporto, e i cacciamine "Frassino" (TV Salvatore Cossellu), "Loto" (TV Claudio Herbstritt) e "Castagno" (TV Giovanni Dessena), ex dragamine classe Legni trasformati in cacciamine. Per quanto riguarda le caratteristiche dei tre cacciamine, erano unita’ minori in legno con un dislocamento di circa 400 tonnellate ed una lunghezza di 40 metri. L’equipaggio fu rinforzato con personale subacqueo aggiuntivo. Le unità classe Legni erano state costruite, su progetto americano, intorno al 1955 ed avevano inizialmente prestato servizio come dragamine costieri fino agli anni ’70, quando ne fu decisa la trasformazione in cacciamine. Esse furono dotate di un propulsore ausiliario Voith costituito da un’elica intubata, sistemata nella zona poppiera, in grado di assicurare la necessaria silenziosità e manovrabilità dell’unità all’interno dei campi minati, ed un sistema per la caccia alle mine dotato di un sonar VDS AN/SQQ 14, americano ma di costruzione italiana, impiegato tramite due consolle (di ricerca e di classifica) poste nella centrale operativa. Il sistema, destinato ad assolvere le funzioni di ricerca, classifica, identificazione e neutralizzazione delle mine, utilizzava un tavolo tattico di tracciamento analogico (in pratica un tavolo con un pennello che tracciava sulle carte la posizione istantanea) collegato ad un sistema di posizionamento Mini Ranger Motorola che consentiva la navigazione di precisione. Per l’occasione fu imbarcato su ogni cacciamine un nucleo di sei operatori subacquei, con un battello pneumatico attrezzato per il trasporto dei loro materiali. I sommozzatori per la neutralizzazione degli ordigni utilizzavano cariche esplosive di contro-minamento che venivano rilasciate, su guida sonar, sulla verticale della mina. Il cacciamine era in possesso di una camera di decompressione Galeazzi posta su una tuga poppiera. Per l’operazione fu impiegato anche un ROV (remote operated vehicle) della Gay Marine, il Filippo (in pratica una telecamera filo-guidata inserita all’interno di una palla presso-resistente dotata di eliche di manovra) da impiegarsi per l’identificazione ottica degli oggetti sul fondo in alternativa ai sommozzatori.

 

 

Il Comandante Cinelli scrisse un breve resoconto sulla missione che riassumo per memoria della missione.

Le unità del 14º Gruppo Navale lasciarono la base delle forze di contromisure mine di La Spezia il mattino del 22 agosto e, dopo aver transitato il canale di Suez il 29 agosto giunsero nella stessa sera nella base navale di Adabiya. I cacciamine iniziarono le operazioni il mattino del 31 agosto nella Baia di Suez, la zona considerata di maggiore priorità; tali operazioni durarono fino al 17 settembre. Il 18 settembre le unità si trasferirono al Grande Lago Amaro dove le operazioni iniziarono il 19 settembre ma vennero interrotte la sera del 20 settembre a seguito della richiesta egiziana di intervenire urgentemente nell’area di seconda priorità nel Golfo di Suez, dopo che era stata registrata una nuova esplosione nella parte centrale del Golfo che era stata inizialmente assegnata agli inglesi. Il 21 settembre il 14º Gruppo Navale si trasferì nella nuova area operando dal 23 settembre al 3 ottobre impiegando giornalmente tutte le unità dall’alba al tramonto. Ultimate le operazioni le unità lasciarono la zona facendo rientro ad Adabiya da dove, il 5 ottobre, si trasferirono al Grande Lago Amaro per completare le operazioni interrotte precedentemente. Dopo un trasferimento ad Ismailia per uno scalo tecnico il 10 ottobre, le unità iniziarono il viaggio di ritorno verso l’Italia, giungendo a La Spezia sede delle forze di contromisure mine, il mattino del 19 ottobre 1984.

 

 

Analisi.

La missione impegnò le unità di contromisure mine per 59 giorni, di cui 42 trascorsi nelle zone di operazioni, esplorando in totale un’area di 124 miglia quadrate, effettuando in totale 2.485 ore di moto e percorrendo 15.644 miglia. Furono localizzati 483 contatti, di cui 236 investigati e classificati come «non mine». Considerando l’epoca ed i mezzi disponibili, i risultati furono degni di nota grazie allo spessore dei Comandanti e degli equipaggi. Le condizioni operative in cui gli uomini ed i mezzi lavorarono furono decisamente diverse da quelle abituali effettuate in Mediterraneo e le lezioni acquisite furono numerose. Tra le tante, forse le più importanti, che in seguito condizionarono lo sviluppo della componente di guerra di mine, voglio ricordare:
– la distanza delle zone assegnate per la bonifica dalla base logistica locale (necessaria per assicurare il supporto tecnico ed operativo) suggeri’ la necessità di utilizzare in queste circostanze un’unità di appoggio posta nelle prossimità con caratteristiche idonee al supporto dei mezzi (forward support unit);
– le condizioni climatiche ed ambientali estreme (caratterizzate da alte temperature e forti venti con tempeste di sabbia) del Mar Rosso richiedevano modifiche agli impianti di condizionamento e motori; questi accorgimenti tecnici vennero poi implementati nelle classi Lerici costruite successivamente;
– i ritmi di lavoro standard, previsti dalla normativa, si rilevarono non adatti in una situazione reale di combattimento a causa dell’alto carico emotivo sugli equipaggi.

 

 

Ma cosa avvenne realmente in Mar Rosso e nello stretto di Bab el Mandeb?

Sebbene le fonti non siano mai state confermate dai libici si presume che la Libia, per aumentare le sue continue pressioni sul governo egiziano, utilizzò una nave mercantile, il "RoRo Ghat" (in fotografia) come posamine. Sulla nave aveva imbarcato del personale militare per il rilascio di un, ancor oggi imprecisato, numero di mine da fondo da rilasciare nei fondali del mar Rosso. Le armi utilizzate, come fu possibile accertare dopo il ritrovamento ed il recupero di una di esse da parte degli Inglesi, erano di costruzione sovietica, relativamente moderne ma, sebbene dotate di congegni sofisticati, armate solo con una parte della carica di esplosivo previsto (100 kg anziché 600 kg).

 

 

Perché questa missione fu importante?
Per la prima volta si verificò una pronta, efficace e coordinata risposta delle nazioni occidentali (al di fuori dell’Alleanza) a fronte di una crisi del traffico mercantile coinvolgente un area ad alta importanza economica. Se vogliamo fu effettuato il primo intervento di reazione rapida a sostegno delle economie occidentali contro una minaccia asimmetrica. Sebbene Francia, Inghilterra, Italia e Stati Uniti, operarono indipendentemente, ognuno con propri accordi bilaterali con l’Egitto, non ci fu sovrapposizione di intenti. L’Egitto, anziché subire un danno economico, consegui un notevole successo politico rafforzando non solo la propria immagine di leader del mondo arabo moderato, ma anche la capacità di coordinare l’attività di forze di diverse nazioni in un area non semplice. Azioni irresponsabili come quelle del minamento del Mar Rosso, de facto, confermarono l’efficacia strategica delle mine navali. Una minaccia che, come ho spesso sottolineato, è tuttora minimizzata ed affrontata solo in caso di emergenza. Da Wonsan ai giorni nostri la "lesson learned" non è stata digerita, e negli Stati Maggiori viene minimizzata senza rendersi conto che essa è lo strumento più semplice della guerra asimmetrica in mare. Uomini e mezzi delle contromisure mine sono specialisti di alto spessore che non possono essere completamente sostituiti da sistemi tecnologicamente evoluti. Non voglio essere frainteso … La ricerca e lo sviluppo di nuovi mezzi è fondamentale in questa forma di lotta asimmetrica, limitata solo dalla fantasia umana, ma voglio sottolineare che la preparazione e l’addestramento degli equipaggi, degli operatori subacquei e degli stati maggiori specialistici deve essere mantenuto, per non incorrere ad improvvisazioni che poi si potrebbero pagare in vite umane.

Scritto da Andrea Mucedola.

Fonte: http://www.ocean4future.org

 

La nave Pietro Cavezzale – La Marina Militare inviò per le operazioni di bonifica il 14 gruppo navale formato da tre cacciamine e dalla nave appoggio Cavezzale.

 

La nave Frassino.

 

I tre cacciamine in formazione nel mar Rosso.

 

La nave mercantile libica "RoRo Ghat".

 

 

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