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La Cina mostra i muscoli, finito il capodanno cinese si torna al lavoro; inscenata una esercitazione militare preparatoria ad un ipotetico conflitto sia terrestre che marino nel sud di cui è stato poi diffuso il video all’opera il DF-16 (Dong Feng, "vento dell’est") l’ultimo arrivato della classe DF, una gamma di missili intercontinentali che colmano un vuoto nell’arsenale militare cinese.

 

 

Nell’esercitazione simulati una serie di scenari, la contaminazione chimico/biologica, il contrasto alla ricognizione satellitare di vettori nemici, la prevenzione di sabotaggi elettronici, questo per la fase di difesa ma il fiore all’occhiello dell’esercitazione riguardava come detto il Dong Feng 16, prodotto in due versione differenti, di cui è stata mostrata la rapidità del caricamento e spiegato come la traiettoria del missile può subire delle modifiche dopo il lancio.

Qui il pensiero è andato alle difese missilistiche di Taiwan che dispongono dei Patriot (Phased Array Tracking to Intercept Of Target), l’efficace sistema di difesa contro attacchi missilistici diventato celebre durante la guerra del golfo del 1991, quando gli SCUD di Saddam Hussein lanciati contro Israele furono intercettati con successo.

All’epoca l’acquisto da parte dell’Italia di questi strumenti di difesa terra aria sfumò dato l’elevato costo ed anche perché le minacce oggettive per il nostro paese sono secondarie.

Dunque lo sviluppo della linea Dong Feng serve ai cinesi come strumento di pressione nei confronti di Taiwan? È opportuno ricordare che sullo scenario globale è arrivato Donald Trump, che ha innescato il disgelo con i russi allontanando forse Mosca da Pechino, ed è stato molto ambiguo sul riconoscimento delle rivendicazioni di Taiwan.

Nell’ultima dichiarazione seguita al colloqui con Xi Jinping, il presidente americano avrebbe fatto marcia indietro dichiarando che Washington riconosce una sola Cina, una doccia fredda per gli isolani in eterna lotta per l’indipendenza.

Ad una più attenta analisi il “vento dell’est” potrebbe anche non limitarsi ad una azione diretta verso i dirimpettai di Taiwan, la gamma di missili che hanno pubblicamente debuttato durante una parata militare a Pechino nel settembre 2015 sotto gli occhi del generale Fan Changlong rappresenta una sfida per le installazioni missilistiche dislocate lungo tutti i confini nazionali, Giappone compreso; infatti Xu Guangyu, un importante ufficiale cinese ora in pensione, ha sottolineato come questi missili potrebbero raggiungere Okinawa che dista 400 chilometri dalle isole contese di Diaoyu, ma la gittata è di oltre il doppio della distanza suddetta.

Il Dong Feng 16 è stato sviluppato dalla China Aerospace Science and Industry Corp e può trasportare una testata di almeno 500 kg, la precisione è paragonabile a quella di un cruise e come detto può essere manovrato in volo; i missili dovrebbero viaggiare a 625 miglia orarie.

Tutto lascia supporre che sia in atto una guerra militare psicologica, le basi americane e degli alleati di Washington sono tante e vicinissime ai confini cinesi, anche se in un recente rapporto della testata "Diplomat" si spiega come i cinesi non devono temere nessun attacco convenzionale americano sul continente asiatico, ne con mezzi anfibi o spedizioni marine, ne con paracadutisti.

Il problema è a mare, troppi sommergibili americani solcano il Pacifico (anche se al di fuori delle 12 miglia marine cinesi), la speranza è che in questo traffico non accadano mai incidenti, perché la situazione è tesa (come dichiarato a più riprese da esponenti militari sia americani che russi).

Ma questa è un’altra storia.

Fonte: http://www.difesaonline.it

 


 

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