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Le tensioni tra Costa Rica e Nicaragua, attorno al canale del Nicragua, sono dovute alla lotta tra USA e Cina. Tale è l'opinione degli esperti russi che hanno commentato per "Sputnik" le dichiarazioni della Costa Rica che al prossimo vertice UE-CELAC (Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi), che si terrà a Bruxelles nei giorni dell'11 e 12 giugno, intende accusare Managua di costruzione illegale del canale.

Di questa intenzione del governo costaricano ha informato il 2 giugno l'edizione CostaricaOn, riferendo anche un altro particolare. Il presidente della Costa Rica, Luis Guillermo Solis, non solo è riuscito a includere la questione nell'ordine del giorno del prossimo vertice, ma intende anche assicurarsi il sostegno dei leader di Francia e Germania che andrà a incontrare. Le autorità di San Josè dichiarano che la costruzione del canale avrà un grave impatto ecologico.

Secondo Mikhail Beljat, docente presso l'Università umanitaria russa, Costa Rica sta facendo il gioco degli USA che, a loro volta, stanno conducendo un gioco contro la Cina:
"Chi controlla il canale, controlla la regione, per cui lo scandalo attorno al canale non è tanto ecologico quanto politico. Se il canale fosse costruito dai francesi, sarebbe successa la stessa cosa, solo che i francesi non si deciderebbero mai a fare un dispetto agli USA, costruendo un'alternativa al canale di Panama. Il bersaglio dello scandalo è certamente la Cina. Il nuovo canale è un progetto cinese, lo costruiscono i cinesi, i soldi sono cinesi, pertanto i cinesi avranno una grande influenza sulla regione. È logico che nessuno vuole far entrare in casa propria una potenza che dal punto di vista economico già sta rivaleggiando con gli USA, diventando il numero uno nel mondo. Il desiderio degli USA di bloccare l'influenza di Pechino è comprensibile".

La Cina sta attivamente sviluppando i legami con i paesi dell'America Latina. Ci sono già state due visite del presidente cinese Xi Jinping, seguite da una recente visita del premier Li Keqiang, tra le parti sono stati firmati numerosi contratti. Dice Alexandr Kharlamenko, direttore del Centro di informazione scientifica presso l'Istituto di studi sull'America Latina:
"Le accuse della Costa Rica contro Nicaragua sono orchestrate dalle forze, in primo luogo americane, che non vogliono l'ampliamento dell'influenza cinese nella regione. L'anno scorso, per esempio, durante la visita di Xi Jinping, Cina e Messico avevano firmato il contratto per la costruzione di una ferrovia ad alta velocità, ma ben presto questo contratto è stato arichiviato dal governo messicano "su consiglio" del "grande vicino" americano. Lo stesso sta succedendo anche nel caso del canale del Nicaragua. Le accuse di Costa Rica non sono molto consistenti, perché la parte nicaraguense è stata molto attenta a tutte le critiche. Managua ha rinunciato alla costruzione del canale attraverso il fiume San Juan per non intaccare in alcun modo gli interessi della Costa Rica. Ha accettato di aumentare l'investimento, spostando il tracciato del canale verso Nord, in profondità del territorio nicaraguense. Per questa ragione le accuse di Costa Rica sono in gran parte inventate. Le cause del conflitto vanno cercate lontano dal Centro America".

I tentativi di fomentare la tensione attorno al canale del Nicaragua vengono intrapresi sullo sfondo del rapporto preannunciato dalla britannica Environmental Resources Management che è partner della società HK Nicaragua Canal Development Investment. L'annuncio parla non solo di potenziali vantaggi che le popolazioni locali potranno trarre dal canale, ma anche di un'influenza benefica del canale sull'ecologia della regione. Altri particolari del documento che viene preparato non si conoscono. Si sa però che entro la fine del mese il rapporto sarà presentato ai potenziali investitori cinesi. Nel mese di luglio sarà esaminato dal governo del Nicaragua. Evidentemente non è casuale il fatto che l'intensificazione dei tentativi da parte di Costa Rica di bloccare la costruzione del canale coincida con la presentazione del documento che potrebbe, al contrario, accelerare il progetto.

Fonte: http://it.sputniknews.com

 

 

L’idea di costruire un canale interoceanico in Nicaragua, simile al Canale di Panama ma più profondo e ampio, ha ispirato i nicaraguensi per decenni. C’era una serie di ostacoli alla realizzazione di questa idea, ma l’ostacolo principale era il sabotaggio degli Stati Uniti, per i quali la realizzazione di grandi progetti in un Paese governato dai sandinisti è assolutamente inaccettabile.

La gestione del Canale di Panama, nonostante il formale trasferimento del controllo al Panama nel 2000, è saldamente legata agli interessi strategico-militari e geopolitici degli Stati Uniti. Negli ultimi anni, situazioni di crisi furono create in molte regioni del mondo dal Pentagono, e non vi è alcuna garanzia che tali eventi non avranno luogo anche in America Latina. Ciò è esattamente il motivo per cui le notizie riguardanti l’imminente costruzione del Grande Canale del Nicaragua (GNC), vengono accolte con tanto entusiasmo dai latinoamericani. Il percorso interoceanico alternativo, come si chiamava ai tempi, è un megaprogetto internazionale da 50 miliardi di dollari che potrebbe contenere le ambizioni imperiali degli Stati Uniti. La costruzione del canale dovrebbe iniziare a fine 2014-inizio 2015. Il presidente del Nicaragua Daniel Ortega ha accettato la scommessa di Cina, Russia e Brasile su questo progetto. Gli Stati Uniti, nel frattempo, restano in sottofondo, per questo Washington ha respinto ogni opportunità che società statunitensi partecipino alla costruzione del GNC. In realtà Managua non si aspettava altro dagli statunitensi, e la promozione del progetto è iniziata senza di loro. Nel luglio 2012, l’Assemblea Nazionale del Nicaragua ha approvato una legge preparata dal governo “Sullo status giuridico del Grande Canale Interoceanico e la creazione della struttura di gestione”. Tale struttura (l’autorità del GNC) è autorizzata a costruire il canale, e sarà anche responsabile della sua futura manutenzione. E’ noto che l’investitore del progetto sia l’Empresa Desarrolladora de Grandes Infraestructuras SA (EDGISA). L’Autorità del Grande Canale interoceanico e EDGISA hanno firmato un contratto con la società cinese HK Nicaragua Canal Development Investment, che ha il compito di sviluppare il progetto. L’accordo contiene anche una clausola sulle funzioni speciali del gestore del progetto, che avrà la responsabilità di assicurare lo sviluppo delle infrastrutture e la gestione della costruzione, così come di trattare con gli azionisti. L’azienda operatrice HKND Group Holdings Limited, registrata nelle Isole Cayman nel novembre 2012, è gestita dall’esperto uomo d’affari cinese Wang Jing, che gode del massimo sostegno statale… Vi è una serie di questioni confidenziali sui piani di costruzione del GNC, come in tutti i maggiori progetti. Dare un senso a questa complessità è difficile anche per i più esperti analisti di terze parti. Un importante sostenitore regionale del GNC è il Venezuela, che aumenta il volume di forniture petrolifere alla Cina. Ogni tanto, Rafael Ramírez, ministro dell’Energia del Venezuela, fa dichiarazioni politicamente corrette sul mantenimento del volume delle esportazioni petrolifere verso la Cina, mentre affermazioni che mettono Washington a disagio vengono pronunciate dai venezuelani: “Vendiamo petrolio alla Cina perché è la seconda più grande economia del mondo e presto sarà la più grande. Mentre Stati Uniti ed Europa sono in crisi, l’economia cinese continua a crescere”. Esperti petroliferi interpretano le parole di Ramirez così: la Cina finirà per diventare il principale importatore di petrolio venezuelano, petrolio greggio pesante e leggero. Per ciò ci si prepara, come evidenzia il programma della Cina per la costruzione di petroliere di grande capacità per conto della compagnia petrolifera venezuelana PDVSA. La prima delle quattro petroliere VLCC classe “Carabobo” da 320.000 tonnellate di stazza è stata varata nel settembre 2012. Le petroliere di questa classe possono trasportare fino a due milioni di barili di petrolio. Il Canale di Panama, progettato per navi da 130.000 tonnellate di stazza lorda, non può far fronte all’intensità del moderno traffico interoceanico. Lavori sono in corso, a ritmo elevato, per ampliare il canale permettendo il passaggio di navi di stazza superiore. Ma ciò difficilmente darà una soluzione soddisfacente, tuttavia. La ricostruzione del canale attualmente in corso consentirà il passaggio di navi da 170.000 tonnellate, ma vi sono già centinaia di navi, oggi, che non potrebbero utilizzarlo. In futuro, il numero di petroliere di grande capacità (fino a 250.000 tonnellate ed oltre) aumenterà di dieci volte.

Il Canale del Nicaragua promuoverà ulteriormente scambi e legami economici tra i Paesi dell’America Latina e i Paesi del gruppo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Repubblica del Sud Africa). La realizzazione del megaprogetto nicaraguense sarà ancora un’ulteriore conferma che le posizioni di Washington in America Latina si indeboliscono, e che la regione è fortemente infiltrata da altre potenze che concorrono per neutralizzare le pretese egemoniche degli Stati Uniti. E questo non accade solo da qualche parte, ma in quei territori già considerati cortile dell’impero. L’amministrazione statunitense cerca di spezzare questa tendenza e di creare nuove alleanze, come l’Alleanza del Pacifico, per minare i processi d’integrazione latinoamericana. Promettendo anche forme morbide di cooperazione con la NATO ai suoi alleati più stretti, come è successo con la Colombia. I vari metodi d’indebolimento, e a lungo termine di rimozione, del governo sandinista hanno fatto male i conti. Per risolvere tale problema, una delle più grandi ambasciate degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale è stata creata in Nicaragua. E’ diretto da Phyllis Powers, che ha operato a Panama. Le questioni relative al GNC sono una priorità per l’ambasciata statunitense in Nicaragua. Gli obiettivi fissati sono completi: raccogliere informazioni sui principali organizzatori del progetto e le intenzioni della Cina sull’utilizzo del canale per scopi militari, compresa la creazione di basi navali, denunciare la corruzione e così via. Una notevole attenzione è rivolta allo sviluppo di raccomandazioni su come compromettere il progetto, preparare idee per l’introduzione di campagne di propaganda sulla sua mancanza di potenziale e scarsa redditività, e così via. Nel complesso, il governo di Daniel Ortega conosce tali piani ed intenzioni. Questo è forse il motivo per cui (a titolo preventivo) il ministero degli Esteri del Nicaragua ha pubblicato un elenco di tutte le missioni diplomatiche accreditate nel Paese. Di regola, ogni missione comprende da tre a dieci dipendenti, mentre l’ambasciata statunitense a Managua occupa non meno di un centinaio di statunitensi. Oltre a ciò, vi sono anche i Peace Corps, i dipendenti dell’Agenzia USAID e una decina di altre organizzazioni “caritatevoli” sospette che operano nel Paese. Il braccio destro dell’ambasciatrice Phyllis Powers è Charles Barclay, con 25 anni di esperienza nel dipartimento di Stato. Una delle sue missioni fu in Messico, dove Barclay era responsabile di una agenzia d’intelligence politica e divenne famoso per aver inviato regolarmente telegrammi criptati al quartier generale della CIA sull’allarmante penetrazione di mitici terroristi iraniani nel Paese degli aztechi. Il soggetto andava di moda e il residente si guadagnò i galloni. A Cuba, Barclay era responsabile dell’organizzazione di un gruppo di blogger dissidenti e del finanziamento delle loro attività. Ora in Nicaragua, le autorità sanno della vera missione di Barclay e della concentrazione pericolosamente critica di impiegati delle intelligence statunitensi nel Paese. Le autorità nicaraguensi sanno anche che una Task Force della NSA opera nell’ambasciata, effettuando la sorveglianza elettronica di agenzie governative, capi militari e agenzie di sicurezza. Le agenzie d’intelligence statunitensi nel Paese inoltre seguono l’attuazione progressiva di scenari per la destabilizzazione. Uno degli obiettivi principali è rivedere i dubbi sugli accordi del GNC con i cinesi, e quindi respingere il progetto con il pretesto di denunciare numerosi casi di corruzione. Nomi di persone vicina a Daniel Ortega che presumibilmente utilizzerebbero il progetto per arricchimento personale, vengono già sbandierati sulla stampa. È interessante notare che alla fine dello scorso anno, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti aveva criticato il governo del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale per la riforma costituzionale. Il dipartimento di Stato l’aveva definita “antidemocratica”. Se la riforma viene approvata, permetterà ad Ortega di concorrere per un quarto mandato alle elezioni del 2016. La battaglia per e contro il GNC è ancora in corso, e sembra che gli Stati Uniti pianifichino l’uso di tutto il loro arsenale per le guerre segrete, al fine di “ripulire” il Nicaragua da cinesi e sandinisti. 

Fonte: http://aurorasito.wordpress.com

 

 

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