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Vi proponiamo alcune idee contro la desertificazione caratterizzate dalla facilità e grande economicità, sarebbero ideali nelle zone secche e afose, per ripristinare l’agricoltura laddove fa troppo caldo e migliorare il clima. La desertificazione, ossia il graduale impoverimento della terra fertile e coltivabile, fino alla trasformazione in arido deserto, è un fenomeno inesorabile che interessa tutto il nostro pianeta. Una parte importante di responsabilità è senz’altro da attribuire alla mano dell’uomo che, attraverso un disboscamento selvaggio, ha esposto il suolo ad un impoverimento, causandone l’aridità. Oggi le Nazioni Unite stimano che ogni anno, circa 12 milioni di ettari di terreno vengono inghiottiti dal deserto, in particolare nelle zone più povere del mondo, come in Africa e in Asia, dove la popolazione viene maggiormente colpita dalla mancanza di terre da coltivare, che garantirebbero il proprio sostentamento. Eppure non e' ancora arrivato il momento di arrendersi all’inesorabile avanzare del deserto. Diversi studiosi hanno progettato delle possibili soluzioni per combattere la desertificazione e mantenere l’attenzione su questo grave problema ambientale e sociale. Qui noi ve ne proponiamo sei in bilico tra il reale ed il provocatorio per richiamare la vostra attenzione al problema. Vediamo insieme queste possibili soluzioni.

 

Roots-up, serra con sistema di raccolta della condensa.
Questo progetto è stato ideato dalla non-profit Roots Up e consiste in una comune serra che può ospitare la coltivazione di verdure e ortaggi freschi anche nel deserto, grazie ad un sistema di raccolta e canalizzazione di acqua proveniente dalla rugiada notturna. La ricerca di crowdfunding tramite una campagna in Indiegogo, tuttavia, non ha avuto successo, pertanto il progetto non ha potuto vedere la luce. Malgrado ciò, l’idea resta ancora molto valida e potrebbe essere “riciclata” per progetti di coltivazione in condizioni aride e proibitive.

 

Groasis Waterboxx, serra protetta per lo sviluppo degli arbusti.
Questo congegno meccanico, ideato da Pieter Hoff, è in grado di favorire la crescita e lo sviluppo di piante e alberi in ambienti desertici. Si tratta di una sorta di macchina incubatrice, che fornisce un ambiente protetto per i piccoli arbusti, aiutandoli a svilupparsi attraverso la raccolta e la fornitura di acqua (catturata dalle piogge e dalla rugiada notturna). Dietro la Waterboxx non troviamo nessuna particolare tecnologia né necessità di manutenzioni frequenti e costose, per questa ragione è possibile utilizzarla con successo anche in ambienti dalle condizioni climatiche particolarmente avverse a qualunque forma vegetativa. Tramite il suo sistema di cattura dell’acqua garantisce alle piante una continua riserva idrica, che consente loro di crescere sane e forti, con un fabbisogno di acqua nettamente minimizzato rispetto alle condizioni normali. Ultimo, ma non ultimo, il materiale di cui è composta la Waterboxx è altamente riciclabile. La Waterboxx viene prodotta dalla Groasis , una società olandese molto attiva in campo ambientale, che sostiene e porta avanti numerosi progetti di contrasto della desertificazione dei terreni.

 

Bio-Pyramid, stazione con micro-clima per coltivare serre verticali.
Questo progetto si ispira alle antiche piramidi egizie e si propone di creare delle condizioni microclimatiche, atte a far proliferare un ambiente vegetale laddove ogni sezione di verde è stata spazzata via dall’impoverimento del suolo. La serra dove verrebbe ricreato questo ambiente avrebbe, per l’appunto, una forma piramidale. La piramide green si alimenterebbe grazie ad energie rinnovabili e al suo interno verrebbero sviluppate forme di coltivazione verticali, per sfruttare al meglio gli spazi. Anche l’acqua sarebbe raccolta, riciclata e riutilizzata dopo aver subito un processo di purificazione. Al suo interno non troverebbero alloggio solamente forme di vita inanimata, ma anche ristoranti, laboratori di ricerca e campus universitari. Il progetto Bio-Pyramid si è aggiudicato il premio eVolo Skyscraper Competition 2015.

 

Giant Sandstone Wall, il lungo muro di sabbia solidificata dai batteri.
Si tratta di un altro progetto futuristico per combattere la desertificazione, partorito dalla mente di un visionario architetto: Magnus Larsson . La sua idea propone di sfruttare un micro-organismo che abita i terreni paludosi (il bacillus pasteurii), per trasformare la sabbia in arenaria. Il progetto è nato pensando all’inesorabile avanzamento del deserto del Sahara, che continua a strappare terreni alle agricolture locali. La colonia di batteri, secondo Larsson, potrebbe costruire una muraglia lunga migliaia di km, bloccando l’incedere delle sabbie e creando oasi di acqua e vegetazione, in grado di ospitare rifugiati e qualunque forma di vita. Non sono da sottovalutare le ripercussioni ambientali che un simile progetto potrebbe avere sull’ecosistema desertico, tuttavia resta sicuramente un progetto degno di nota.

 

Green Machine, un aratro gigante che va ad energia pulita.
Questa idea nasce dalla mente dell’architetto Stephane Malka e consiste nella creazione di una fantascientifica “macchina verde”, una vera e propria città mobile, che con il suo incedere trasformerebbe i terreni desertici in campi coltivabili. Il gigantesco aratro caterpillar dalle connotazioni quasi aliene, infatti, si occuperebbe di arare e dissodare il terreno sottostante, piantare semi ed irrigare le coltivazioni. La Green Machine sarebbe del tutto auto-sufficiente da un punto di vista energetico. Delle torrette solari produrrebbero elettricità, mentre 9 palloni al di sopra della struttura produrrebbero acqua per il fabbisogno della “città” e per l’irrigazione, sfruttando la condensa dell’aria. All’interno della macchina-città potrebbero trovare alloggio delle vere e proprie comunità, con scuole, ristoranti, giardini e aree relax.

 

Tumbleweed robot, palla gigante spinta dal vento.
Shlomi Mir è un designer industriale israeliano e ha pensato e progettato una gigante “palla rotolante”, spinta dalla forza del vento. Un sistema GPS consente di immagazzinare informazioni circa il suolo e di posizionare le sementi al suo passaggio. Grazie alla sua struttura, composta da una gabbia in acciaio, contenente delle vele in tessuto, il robot può muoversi lungo qualunque tipo di terreno, anche nelle aree più impervie. In questo modo, sarà possibile direzionare la sfera gigante in tutti i luoghi a rischio desertificazione, per poter coltivare vegetazione utile a contrastare il degrado del suolo.

Fonte: http://www.tuttogreen.it

 


 

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