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Un’isola di plastica, formata in gran parte da rifiuti monouso, va alla deriva tra la Corsica e l’isola d’Elba. È composta da migliaia di tonnellate di rifiuti trasportati dalle correnti. L’impatto di questi materiali sui fondali, e nello specifico nella zona del Santuario dei Cetacei, può essere devastante. Così il Mar Tirreno ha una nuova isola. Non è il risultato di un lungo viaggio guidato dagli esploratori. No, ahimè no. È solo il risultato dell’inciviltà delle persone. Tonnellate e tonnellate di rifiuti di plastica stanno andando alla deriva nel Mediterraneo. Portati dalle correnti, formano un’isola lunga diversi chilometri tra l’Elba e la Corsica.

Le correnti marine hanno creato l’isola di plastica del Tirreno.
Molto più piccola del suo omologo presente nell’Oceano Pacifico, e di cui abbiamo parlato diffusamente, questa bomba ecologica rappresenta una minaccia concreta per la flora e la fauna del Mar Tirreno e di tutto il Mediterraneo; noi avevamo già denunciato questo problema, cioè della troppa plastica presente nei nostri mari, circa 6 anni fa. Il fenomeno non è purtroppo nuova, ha detto Francois Galgani, il capo di Ifremer a Bastia  “Questa è una situazione cronica, poichè porta alla creazione  concentrazioni molto alte in questa zona. Le correnti nel nord-ovest del Mediterraneo portano l’acqua a risalire lungo la costa italiana e quando arriva sulla base dell’isola d’ Elba, nell’arcipelago toscano, trova li il suo impedimento e viene spinta averso il canale della Corsica.” E’ per questo che in questa zona ci sono densità più elevate; quando abbiamo condizioni meteorologiche avverse, ad esempio il vento da nord o nord-est in estate, abbiamo grandi accumuli di rifiuti sulla costa della Corsica. Si tratta di poche decine di chilometri, afferma François Galgani. Ma a differenza delle “isole di plastica nel Pacifico o nell’Atlantico” che sono “correnti permanenti” che causano “sempre negli stessi luoghi accumuli”, nel Mediterraneo, ci sono zone di accumuli temporanei, alcuni giorni o settimane, un massimo di due o tre mesi, ma, almeno sinora, non ci sono raccolte in modo permanente.




Una balena avvistata sulla costa Ligure, nel Santuario dei Cetacei: oggi è messo a repentaglio dal problema della plastica in mare.



Il problema della plastica monouso.
Secondo Legambiente oltre la metà dei rifiuti è rappresentato da plastica monouso “quindi la nuova direttiva europea appena approvata dal Consiglio dell’Unione Europea – commenta – darà un aiuto notevole”. Da questo punto i vista all’Elba i tempi sono stati anticipati. Dopo Marciana Marina, Campo nell’Elba e Porto Azzurro anche il Comune di Capoliveri, all’inizio del 2019 ha detto no alla vendita di prodotti di plastica monouso tra campeggi, alberghi e negozi, aderendo così alla campagna Palagos Plastic Free lanciata proprio da Legambiente e Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Il resto l’hanno fatto i pescatori di Livorno e il progetto sperimentale ‘Arcipelago Pulito’ lanciato a marzo 2018 dalla Regione Toscana.

I rifiuti di plastica in mare non sono riciclabili.
“Per pulire, ci deve essere un valore per quello che recupereremo”, aggiunge François Galgani. “Se stai cercando reti da pesca sul fondo, questi sono oggetti che sono molto costosi, possono essere riparati, riutilizzati e quindi riciclati. Tuttavia, in mare, il problema è che i rifiuti galleggianti non sono riciclabili, sono molto degradati, sono materiali molto eterogenei, c’è diversi tipi di plastica e quindi costa molto riciclarli, e quindi questo non accadrà“ , dice lo scienziato. “Ci sono posti dove abbiamo una vera zuppa di plastica. Il problema alla fine è che questa plastica si accumula nei tessuti dei pesci e in altri organismi commestibili, diffonderà le sue microplastiche tossiche, e noi poi mangeremo questi pesci o questi prodotti”.

Le possibili soluzioni al problema della plastica in mare.
Come abbiamo messo in evidenza il problema, allo stesso modo abbiamo parlato di possibili soluzioni e nuove invenzioni che possono aiutare a ridurre l’impatto ambientale di questi fenomeni. Ricordiamo sempre che è necessario “ripensare” i nostri consumi, e in primis le nostre scelte: prima di acquistare un materiale con un imballaggio inutile o superfluo, dovremmo ragionarci molto di più e orientare le nostre scelte verso prodotti sostenibili. Anche la UE pare abbia fatto il passo decisivo verso la riduzione sino alla eliminazione degli oggetti monouso in plastica, proprio con la legge approvata definitivamente in questi giorni.

Fonte: https://www.ambientebio.it

 


 

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