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Per i due anni successivi ai test atomici con le bombe nucleari effettuati da Stati Uniti ed Unione Sovietica la quantità di precipitazioni ha subito un radicale cambiamento.

I test nucleari avrebbero influenzato la quantità di precipitazioni sulla terra per i due anni successivi. È quanto emerge dai risultati di una nuova ricerca legata all’impatto dei test sulle bombe nucleari effettuati durante la guerra fredda degli anni ’50 e ’60 e le piogge che negli anni seguenti hanno interessato il globo. Vennero condotti da Stati Uniti ed Unione Sovietica in siti differenti sparsai per il mondo, dal deserto del sud-ovest americano al sud del Pacifico ed oggi alcuni di questi siti restano ancora completamente disabitati e, in vari casi, pericolosamente radioattivi. L’inquinamento radioattivo si diffuse, tra il 1962 ed il 1964 in tutta l’atmosfera: le cariche elettriche rilasciate a seguito dell’ionizzaziona dell’aria andarono, secondo lo studio, ad alterare i modelli delle precipitazioni. Lo hanno evidenziato gli esperti dell’University of Reading (Uk), determinando il legame tra le cariche emesse dalle radiazioni e la presenza delle nuvole temporalesche. Il tutto analizzando i dati storici, tra il 1962 e il 1964, relativi a due stazioni meteorologiche. Quando scoperto è molto chiaro: le nuvole, dopo i test radioattivi, erano decisamente più spesse e le precipitazioni, nelle giornata con i più alti tassi di radioattività, erano più frequenti nella misura del 24% in più. I risultati della ricerca sono stati riportati sulla rivista Physical Review Letters: il professor Giles Harrison, autore principale dello studio e professore di fisica atmosferica presso l’University of Reading ha a tal proposito dichiarato che studiando “la radioattività rilasciata dai test sulle armi della guerra fredda, gli scienziati all’epoca hanno appreso i modelli di circolazione atmosferica. Ora abbiamo riutilizzato questi dati per esaminare l’effetto sulla pioggia”. La radioattività infatti può influenzare la carica delle goccioline di pioggia che dipende da molteplici fattori come i tassi di condenza o la velocità con la quale tali goccioline guadagnano massa, diventando sufficientemente pesanti da cadere.

Fonte: https://www.scienzenotizie.it

 

 

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