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Il robot dell'immaginario collettivo è una macchina composta da duro metallo, rumorosi pistoni idraulici e servomotori, e un aspetto anche solo vagamente umano. A questo ci hanno abituato i film di fantascienza dell'ultimo secolo, ed è effettivamente la direzione verso cui la ricerca si è orientata. La robotica, in realtà, è oggi in grado di replicare differenti forme riscontrabili in natura, molluschi compresi.

 

 

George M. Whitesides, ricercatore della Woodford L. and Ann A. Flowers University, ha sviluppato con il suo team una serie di soft-bots, robot "morbidi" capaci di imitare una gamma non tradizionale di organismi viventi. Sono più simili a molluschi che a ragni, cani ed esseri umani.

I robot pneumatici di Whitesides sono capaci di ingrandire o ridurre le loro dimensioni in base alle necessità del momento, assumere forme proibitive per un robot "solido", e superare ostacoli tipicamente presenti in situazioni di emergenza, come terremoti e altre catastrofi più o meno naturali.

"Se ci si guarda attorno, la maggior parte dei robot sono cose che somigliano ad esseri umani o a parti dell'essere umano" spiega Whitesides. "I robot che lavorano alle catene di montaggio delle automobili sono soltanto la parte superiore di un corpo umano fissata al terreno. Ci sono comunque moltissimi tipi di animali che eseguono azioni in modi differenti, e queste creature non sono state sufficientemente osservate perchè ci siamo fissati su una particolare prospettiva. La chiave di questa ricerca è che abbiamo posto questa domanda:' Perchè non costruire qualcosa di simile ad un calamaro?'".

Whitesides e il suo team hanno sviluppato due classi di robot: la prima somiglia ad un calamaro, ed è dotata di una capacità di movimento tale da consentire il superamento di quasi ogni tipo di ostacolo; la seconda è modellata prendendo ispirazione dalle stelle marine, e verrà impiegata in futuro come mano sintetica dalla presa salda ma gentile.

 

 

Questi robot dal design particolare sfruttano l'aria compressa per eseguire una vasta gamma di operazioni, dal "fare il limbo" strusciando come un lombrico sul piano d'appoggio, fino ad afferrare un uovo con delicatezza. Il movimento di questi robot è assicurato dallo stesso sistema che consente loro di afferrare un oggetto: una serie di cilindri ad aria compressa che aprono e si chiudono in sequenza, muovendo gli arti sintetici di queste creature artificiali.

Il grado di flessibilità ottenuto tramite questa strategia è impressionante: i robot possono abbassarsi fino a raggiungere un'altezza totale di 2 centimetri, e possono quindi infilarsi in spazi proibitivi per tutti i robot tradizionali, l'ideale per una situazione di ricerca e soccorso. Questi soft-bots possono essere equipaggiati con sensori chimici, microcamere, segnalatori GPS. mini contatori Geiger, e tutto l'occorrente per poter ottenere dati dal sito d'impiego.

"Se gli edifici sono collassati e i detriti sono instabili, o c'è la possibilità che una scossa di assestamento provochi altri danni, nessuno vorrebbe trovarsi tra le macerie. Ma potrebbero esserci persone sepolte, per cui si possono inviare questi robot".

"I robot tradizionali" continua Whitesides "sono difficili da utilizzare perchè non sono buoni scalatori, sono pesanti, e tendono ad essere instabili. Il nostro design, tuttavia, rimane aderente al terreno, per cui i robot sono molto stabili e possono passare sopra e sotto ogni tipo di ostacolo".

Ma il futuro di queste macchine potrebbe essere anche la sala operatoria, nel ruolo di "mani aggiuntive": "Possono essere dei validi aiutanti. Se si deve spostare del tessuto danneggiato, o se si deve reggere un piccolo lembo di un organo delicato che si sta suturando, la presa gentile di questi robot potrebbe fornirci una strada alternativa".

Il grosso vantaggio dei soft-bots è anche nella facilità di realizzazione: possono essere stampati da una stampante tridimensionale e assemblati velocemente tramite semplice silicone. "Possiamo fare uno stampo, distribuire il polimero, e assemblare questi robot in circa due ore. In futuro potremmo avere design così economici da poter accumulare questi robot e gettarli dopo un singolo utilizzo".

Una tale semplicità potrebbe essere un grosso vantaggio anche nell'esplorazione dello spazio. Immaginate un soft-bot simile a quello del video di questo post, ideato per l'esplorazione di Marte: i tecnici della missione potrebbero tralasciare quasi completamente la fase di realizzazione della propulsione e dello scheletro del rover, dedicandosi interamente alla strumentazione scientifica e all'intelligenza artificiale.

Fonte: http://www.ditadifulmine.com

 

 

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