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Credere in qualcosa fino in fondo, e poi trovarsi con un pugno di mosche in mano: sembra che alcuni dei protagonisti della rete, di quelli che ci credevano quando erano in pochi a farlo, stiano gettando la spugna. Dopo Evan Williams — ex presidente e Ceo di Twitter, che aveva affidato al New York Times un poco speranzoso “internet non funziona più” — arriva Peter Sunde, co-fondatore di The Pirate Bay, ad alzare le mani.

Il punto non è quello che accadrà in futuro, ma quello che sta succedendo adesso”, 

 

ha detto in un’intervista a The Next Web, durante la quale ha attaccato duramente il Ceo di Facebook: “Abbiamo centralizzato tutti i nostri dati a un ragazzo chiamato Mark Zuckerberg, che è fondamentalmente il più grande dittatore del mondo, visto che non è stato eletto da nessuno”. Non solo: anche lui è nelle mani della politica. “Trump ha di fatto il controllo sui dati in possesso di Zuckerberg, quindi ci siamo già.

Tutto ciò che potrebbe andare storto è già andato storto e non credo che ci sia un modo per arginarlo”.

 

Il problema è stato “tradire” la missione iniziale della rete: “Internet è stato creato per decentralizzare, e invece continuiamo a centralizzare ai livelli più alti di Internet”.

La riprova, secondo lui, starebbe nel fatto che negli ultimi 10 anni quasi tutte le tecnologie emergenti sono state acquistate dai grandi cinque: Amazon, Google, Apple, Microsoft e Facebook. Il mercato, poi, si è spostato da un modello basato sul prodotto, a un modello basato sul prodotto virtuale (porta ad esempio Airbnb, Uber, Alibaba). Tutto questo, per Sunde, si chiama centralizzazione, rischio che correrebbero anche le tecnologie più promettenti in arrivo, come le macchine che si guidano da sole: “Chi le possiede e chi possiede le informazioni su dove possiamo o non possiamo andare?”

Dovrebbe esserci una discussione più accesa e più etica in merito a tecnologia e proprietà, dice il pioniere del Torrent. L’unico modo in cui possiamo fare qualsiasi differenza è limitare i poteri di queste società, ma purtroppo l’UE o gli Stati Uniti non sembrano avere alcun interesse a farlo”. Tuttavia, una via d’uscita ci sarebbe, e potrebbe essere quella di un’azione dei singoli governi, che pian piano potrebbero, sempre secondo le sua tesi, indirizzare gli enti sovranazionali in una diversa direzione.

In tutta questa nuova economia della rete, i big data giocano un ruolo importantissimo e delicato: secondo Sunde, le aziende li sfruttano, dando indietro qualcosa, come i servizi e una buona comunicazione.

Link al messaggio su Twitter

“I big data e le grandi multinazionali del Tabacco sono simili, in un certo senso. Prima non ci siamo resi conto di quanto fosse pericoloso il tabacco, ma ora sappiamo che provoca il cancro. Non sapevamo che i big data avrebbero potuto diventare così importanti, ma ora lo sappiamo. Allo stesso modo, abbiamo basato le nostre vite sui big data, e ora non possiamo smettere”.

 

Fonte: https://www.wired.it

 


 

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