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Gli abitanti della Tasmania, ai primi dell’800, vennero braccati dagli Inglesi come animali, rastrellati con una gigantesca operazione di polizia da una costa all’altra della grande isola, e deportati in un isolotto dove morirono quasi tutti. L’ultimo tasmaniano morì nel 1876, e il suo corpo, esumato su richiesta della Royal Society, rimase esposto fino al 1976 in una teca del Tasmanian Museum, come un raro pezzo da collezione.

Fonte: http://www.ariannaeditrice.it

 

 

I primi ad abitare la Tasmania furono gli aborigeni tasmaniani: alcune testimonianze preistoriche dimostrano che i loro antenati vi giunsero non più tardi di 35.000 anni fa, quando ancora la Tasmania non era un'isola (la definitiva separazione dall'Australia avvenne infatti non più di 10.000 anni fa). All'arrivo degli europei all'inizio dell'Ottocento la popolazione degli aborigeni tasmaniani ammontava a circa 5.000 individui. A causa dell'isolamento geografico, la società tasmaniana era tra le più arretrate tra le società primitive. Il contatto con i coloni europei fu fatale per i tasmaniani: nell'arco di un decennio si produsse un conflitto, che degenerò in un vero e proprio genocidio della popolazione tasmaniana da parte dei coloni europei. Gli ultimi tasmaniani furono confinati presso l'isola di Flinders , andando incontro all'estinzione nella seconda metà dell'Ottocento. L'ultima tasmaniana di sangue puro è generalmente considerata Truganini (1812-1876).

Fonte: https://it.wikipedia.org

 

 

 

Mappa raffigurante i territori delle principali tribù della Tasmania.



Gli aborigeni della Tasmania (in lingua locale Parlevar) erano gli indigeni vissuti nell'isola australiana di Tasmania. Prima dell'avvio della colonizzazione inglese dell'isola, avvenuta nel 1803, il numero di aborigeni in Tasmania era stimato in 3.000 - 15.000 individui, a seconda delle fonti. La causa più accreditata della decimazione della popolazione aborigena tasmaniana pura è l'introduzione di malattie da parte degli europei: già nel 1830 veniva scritto che la maggior parte di essi era stata uccisa dalle malattie, ma anche le battaglie tribali e con gli europei (fra cui la Guerra Nera, considerata il primo genocidio moderno) causavano numerose perdite fra la popolazione aborigena. Generalmente, l'ultimo aborigeno tasmaniano viene identificato con Trugernanner (meglio conosciuta come Truganini), deceduta nel 1876. Nel 1889, tuttavia, il titolo di "ultimo aborigeno tasmaniano" venne riconosciuto a Fanny Cochrane Smith, che venne per questo ricompensata con 300 acri di terreno e una pensione annuale di 50 sterline. Attualmente, alcune migliaia di persone sono discendenti di aborigeni australiani: tuttavia, si tratta di discendenti di coloni e donne aborigene (rapite o comprate), che pertanto non hanno generalmente mantenuto la cultura aborigena. Per questo motivo, la lingua tasmaniana è andata perduta. La comunità aborigena Palawa, tuttavia si è rivelata molto attiva nel tentativo di restaurare le antiche tradizioni aborigene. Fra questi sforzi, vi è anche il tentativo di ricostruire e reintrodurre la lingua tasmaniana in base alle registrazioni o agli scritti in questa lingua: il risultato è una sorta di esperanto di lingue tasmaniane chiamato palawa kani.

Tuttavia, i maggiori contatti fra gli aborigeni tasmaniani e gli europei si ebbero a partire dalla fine del XVIII secolo, quando i cacciatori di foche inglesi ed americani cominciarono a pattugliare con frequenza lo stretto di Bass e le cose nord-orientali della Tasmania, colonizzando le piccole isole dello stretto durante la stagione di caccia (fra novembre e maggio) e stabilendo contatti frequenti con gli aborigeni, per barattare i generi di prima necessità. Gli aborigeni davano particolare valore ai cani da caccia e al tabacco, così come ad alimenti come farina e tè, che barattavano con pelli di canguro. Ben presto, tuttavia, anche le donne aborigene divennero oggetto di scambio, anche grazie al fatto che esse erano spesso ottime conciatrici di pelle ed esperte nel procacciarsi il cibo (uccelli marini e le loro uova, pesce, la stessa carne delle foche cacciate): per tale motivo, esse (e meno frequentemente anche gli uomini) venivano "affittate" ai cacciatori di foche durante la stagione di caccia, per poi ricongiungersi alla propria tribù. Meno spesso, c'era una cessione vera e propria della donna (generalmente la cessione veniva effettuata scegliendo donne rapite da altre tribù), con l'intento di formare un'alleanza coi nuovi arrivati attraverso il matrimonio. A volte, tuttavia, i cacciatori di foche compivano veri e propri raid sulla costa per rapire le donne, generando battaglie con le bande locali che spesso si concludevano con morti e feriti.

Agli inizi del XIX secolo, essendosi il numero di foche drasticamente ridotto, la maggior parte dei cacciatori si spostò verso aree maggiormente popolate. Negli insediamenti rimasero poche decine di europei, prevalentemente marinai cacciati dalle rispettive imbarcazioni ed ex-galeotti: molti di essi si congiunsero con donne aborigene. Alcuni storici riportano che le donne accettavano senza lamentarsi (e anzi, in alcuni casi di buon grado) la loro condizione di mogli-serve dei bianchi, tanto che i mariti permettevano loro di tornare periodicamente alla propria tribù portando dei doni con sé, certi di un loro ritorno. D'altro canto, almeno altrettante donne aborigene venivano maltrattate e schiavizzate, sebbene l'estensione di tale pratica appaia abbastanza incerta: il confine fra la realtà dei fatti ed i racconti propagandistici disseminati ad arte, infatti, è piuttosto labile. Il commercio di donne aborigene ed il loro rapimento da parte dei marinai portò rapidamente ad un declino della popolazione femminile nell'area settentrionale della Tasmania, tanto che nel 1830 veniva stimata nella zona nord-orientale una popolazione di sole tre donne a fronte di settantadue uomini: questo contribuì non poco al declino della popolazione aborigena pura.

Fra il 1803 ed il 1823 vi fu un conflitto (diviso in due fasi) fra gli aborigeni e l'esercito coloniale inglese stanziato sull'isola. La prima parte del conflitto (1803-1808) ebbe inizio a causa della mancanza di cibo, mentre la seconda parte (1808-1823) venne scatenata dal rapimento sistematico di donne aborigene da parte dei coloni per supplire alla mancanza di donne europee. A questi conflitti si affiancarono guerre tribali sempre più frequenti mirate al rapimento delle donne, divenute sempre più rare. A partire dal 1816, anche il rapimento di giovani aborigeni (utilizzati come bassa manovalanza) divenne un'usanza piuttosto comune in Tasmania, sebbene nel 1814 il governatore locale avesse dichiarato la pratica abominevole e nel 1819 il nuovo governatore avesse rincarato la dose, decretando che qualsiasi giovane aborigeno prelevato senza il consenso dei genitori avrebbe dovuto essere inviato all'orfanotrofio di Hobart, dove il governo avrebbe provveduto al suo mantenimento sino al raggiungimento dell'indipendenza. Tuttavia, nel 1835 venivano registrati 58 giovani di varie età risiedenti assieme ai coloni, più 26 bambini (stando ai registri ecclesiastici dei battesimi) troppo giovani per essere utilizzati come braccianti.

Fra il 1825 ed il 1831 gli aborigeni superstiti (circa 1.000) cominciarono un'azione di guerriglia contro i coloni inglesi. Questa venne scatenata dal ricambio generazionale fra i coloni europei ed i loro discendenti nati in Tasmania: se infatti i primi "pagavano" un affitto annuale agli aborigeni (sotto forma di provviste) in cambio della possibilità di utilizzare i loro terreni di caccia per le attività agricole e pastorali, i secondi ruppero la tradizione, col risultato che gli aborigeni in cerca di cibo cominciarono a razziare le case isolate. La posizione ufficiale del governo era di neutralità volta a placare le ostilità fra le due parti in causa: quando nel 1825 venne impiccato il fuorilegge aborigeno Musquito si ebbe una spaccatura netta fra i coloni sfavorevoli all'evento, considerato un pericoloso precedente per violenze e angherie verso delle persone che proclamavano il diritto a vivere sulla propria terra, e coloro i quali volevano invece il pugno di ferro verso gli aborigeni per scoraggiarne gli intenti rivoltosi. Questi ultimi erano la maggioranza della popolazione europea della Tasmania, e a questa linea di pensiero apparteneva anche il governatore locale Arthur: gli aborigeni, pertanto, furono fatti oggetto di una campagna mediatica estremamente negativa, e per il loro futuro si profilarono o la guerra fino al completo annientamento od il trasferimento coatto in zone ancora non colonizzate. Venne inviato l'esercito a presidiare i confini degli insediamenti e nel 1828, con lo scoppio della Guerra Nera, venne instaurata la legge marziale nei confronti degli aborigeni: a partire dalla definizione della Linea Nera nel 1830, questi ultimi dovevano essere muniti di particolari lasciapassare se le rotte migratorie tradizionali all'interno dei territori tribali venivano a passare attraverso insediamenti europei, con taglie abbastanza cospicue (5 sterline dell'epoca, equivalenti a circa 850€ attuali, per ogni adulto e 2 sterline per ogni giovane) per la cattura di aborigeni sprovvisti di lasciapassare. Questo sistema di taglie portò rapidamente all'organizzazione di ronde che effettuavano vere e proprie cacce all'uomo che spesso terminavano in eccidi, come nel caso del massacro di Cape Grim.

Nonostante gli aborigeni fossero avvantaggiati dalla conoscenza del territorio, e riuscissero a nascondersi e ad eludere i controlli con relativa facilità, essi rimasero turbati dalle dimensioni delle campagne contro di loro, e la continua riduzione numerica della popolazione li portò infine ad arrendersi e ad accettare la deportazione a Flinders Island, verso la fine del 1831. I primi 51 aborigeni si insediarono in un accampamento denominato The Lagoons, situato su una lingua sabbiosa ricoperta da felci ed arbusti: tale insediamento si rivelò inadeguato per gli aborigeni, in quanto troppo esposto alle intemperie, quasi privo di acqua potabile ed inadatto alla coltivazione. I rifornimenti erano inadeguati, e gli aborigeni riuscirono a sopravvivere nutrendosi di patate e riso (barattati con marinai di passaggio) e di uccelli marini. Nel giro di qualche mese, rimanevano solo venti aborigeni nell'insediamento, ai quali però se ne aggiunsero nel gennaio 1832 altri 44, provenienti tuttavia da tribù ostili. Per sedare i conflitti sorti nel campo, un gruppo di aborigeni della tribù del Big River venne spostato e abbandonato su Green Island, dove in seguito vennero spostati anche gli altri aborigeni del campo. Circa due settimane più tardi, il nuovo luogotenente del campo decise di trasferire nuovamente gli aborigeni nell'accampamento di The Lagoons, assicurando loro l'approvvigionamento di cibo e un certo numero mensile di escursioni a fini venatori. Nell'ottobre del 1832, venne deciso un ennesimo trasferimento degli aborigeni del campo in un nuovo accampamento con edifici migliori, sito su Flinders Island presso Pea Jacket Point (rinominato per l'occasione Civilisation Point, ma meglio conosciuto col nome di Wybalenna, che nella lingua della tribù Ben Lomond significa "case degli uomini neri").

Il supervisore degli aborigeni, il missionario George Augustus Robinson, fraternizzò in particolare con l'aborigena Truganini, dalla quale imparò la lingua tasmaniana e che utilizzò per convincere i rimanenti 154 aborigeni tasmaniani puri a trasferirsi a titolo temporaneo nell'insediamento di Flinders Island, dove sarebbero stati forniti loro cibo, vestiti, cure mediche e un'educazione di base. Quelli fra gli aborigeni condannati al carcere vennero utilizzati per la costruzione degli insediamenti ed n generale per svolgere i lavori pesanti all'interno di essi. Tuttavia, appena dopo l'arrivo dei nuovi residenti al campo, tutti i giovani aborigeni di età compresa fra i 6 e i 15 anni vennero allontanati dalle proprie famiglie, per essere cresciuti ed educati da un predicatore e dal gestore dello spaccio locale. Gli aborigeni erano liberi di muoversi per l'isola e spesso alcuni di essi si assentavano dal campo per periodi prolungati, dedicandosi alla caccia e allo stile di vita tradizionale. Ben presto i rifornimenti di cibo cominciarono ad essere insufficienti, e nel 1835 Robinson fu costretto a prendere personalmente la gestione del campo di Wybalenna, cercando di aumentarne la vivibilità, e di compensare la mancanza di rifornimenti con una maggiore attività agricola da parte degli aborigeni. Tuttavia, molti di essi morirono nei 14 anni seguenti all'insediamento nell'accampamento, ed in questo tempo nacquero pochissimi bambini.

Nel 1839, il governatore Franklin indisse un'indagine sul campo di Flinders Island, che nonostante gli sforzi di Robinson per migliorarne le condizioni di vita diede esito negativo: il rapporto venne tuttavia censurato, e Wybalenna continuò ad essere sponsorizzato come un centro all'avanguardia per il benessere degli aborigeni. Otto anni dopo, nel marzo 1847, sei degli aborigeni residenti nell'accampamento presentarono una petizione rivolta alla regina Vittoria (la prima in assoluto fatta a un monarca da qualsiasi gruppo aborigeno australiano) nella quale veniva chiesto alla sovrana di onorare le promesse fatte dal governo inglese agli aborigeni: tale petizione è stata poi ripresa negli anni ottanta nell'ambito delle battaglie legali che hanno coinvolto i gruppi aborigeni ed il governo australiano. Nell'ottobre dello stesso anno, i 47 aborigeni rimasti nel campo vennero trasferiti in un nuovo insediamento sito presso Oyster Cove: durante il viaggio tre di loro persero la vita, e all'arrivo i 10 bambini rimasti (oltre a loro c'erano 12 uomini scapoli e 11 coppie) vennero inviati all'orfanotrofio di Hobart. Gli aborigeni rimanenti vennero ospitati in un ex-penitenziario posto su una piana di marea ed abbandonato per motivi di salubrità: essi si adattarono molto bene alla nuova residenza, al punto che le guardie dell'insediamento si lamentarono del fatto che essi si comportassero in maniera troppo indipendente. Nonostante il vitto e l'alloggio fossero migliori rispetto a quelli di Flinders Island, il numero di aborigeni continuò a diminuire: nel 1859 rimanevano in vita una dozzina di essi, e dieci anni dopo ne rimaneva solo una, Truganini, che morì nel 1876.

Fonte ed altri dati: https://it.wikipedia.org

 

 

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