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In Kenya gli inglesi versavano pepe nei genitali delle donne, schiacciavano i testicoli degli uomini, li strappavano e glieli facevano mangiare, sodomizzavano i prigionieri con bottiglie e ginestre. Nel 1960 300.000 kikuyu furono dispersi o uccisi. Alcuni inglesi delirano, altri sono ignoranti, altri entrambi, ma nessuno ha il coraggio di affrontare la verità. Qual è la verità dell’impero inglese in Kenya? La verità è che il sangue dei Kikuyu inondò la terra rubatagli dai bianchi, che giocavano un elaborato nascondino commissionato dai monarchi inglesi. Le verità è che il Regno Unito moderno non ha le palle per accettare che schiacciava e strappava testicoli agli uomini kikuyu, mutilati il seno delle donne così come tagliavano orecchie e dita. I beneficiari dell’imperialismo erano accecati dal privilegio di cavare gli occhi ai kikuyu con la macchina colonialista ed erano troppo occupati dal fare soldi facili col colonialismo per accorgersi che in Kenya gli uomini venivano trascinati dalle landrover finché non si disintegravano in pezzi di cibo spazzatura. Queste sono le verità che il Regno Unito moderno nascose fin quando non fu costretta ad accettarle, e anche quando lo fece, molti tentano di minimizzare la spietatezza del meccanismo imperialista inglese. Nel 2012, il Foreign Office inglese fu umiliato dalla propria disonestà durata per decenni. Si scoprì che il Regno Unito sistematicamente distrusse le prove che avrebbero svelato al mondo il male della sua macchina imperialista. The Guardian riferì: “I documenti sopravvissuti alla purga arrivarono di soppiatto nel Regno Unito dove furono nascosti per 50 anni in un archivio segreto del Ministero degli Esteri, al di fuori della portata di storici e pubblico, in violazione degli obblighi legali d’essere resi pubblici”. Furono disonesti e sfortunati, ma la verità si rivelò un segreto troppo grande per nasconderla. I documenti dimostrano che i ministri a Londra sapevano che i kikuyu venivano torturati e uccisi in Kenya, e scelsero il silenzio. Ed anche dimostrano che Iain Macleod, segretario di Stato per le colonie, ordinò che i governi indipendenti non ottenessero alcun materiale che “possa mettere in imbarazzo il governo di Sua Maestà”. Tutto ciò che il Regno Unito voleva era salvare la faccia, ma il sangue dei kikuyu raccontava una storia diversa sfuggendo al labirinto delle menzogne e degli inganni inglesi. Una richiesta di risarcimento presentata nel 2009 da cinque vittime delle torture inglesi (caso Mutua) scosse le poltrone e costrinse il Ministero degli Esteri a mettersi in imbarazzo rilasciando documenti dannosi. Anni dopo, il governo inglese riconobbe pubblicamente i crimini commessi in Kenya. La storia della brutalità inglese in Kenya ebbe una macabra svolta il 20 ottobre 1952, quando Sir Evelyn Baring dichiarò lo stato di emergenza in risposta alla rivolta dei Mau Mau. Secondo Benjamin Grob-Fotzgibbon nel suo The Imperial End Game – Britain’s Dirty Wars, il termine Mau Mau non aveva significato nella lingua Kikuyu, ma fu forse una distorsione europea della parola kikuyu “muma”, giuramento. Nelle fasi iniziali, i kikuyu affrontarono 8251 membri a tempo pieno, 6.484 a tempo parziale e 1.645 riservisti della polizia del Kenya, 3.900 soldati dell’esercito inglesi e 368 poliziotti tribali. Si dice che questi numeri aumentarono notevolmente nel tempo. Il contigente non era lì per giocare. David Anderson nel suo racconto, Storie di impiccati in Kenya, dice: “Durante l’intera emergenza in Kenya dal 1952 al 1960 il numero totale di coloni che morirono fu 32, meno di 200 soldati e poliziotti inglesi e 1800 “ascari. I Kikuyu, in un censimento tenuto in Kenya dopo l’emergenza subirono oltre 300000 uccisi o” dispersi“. La cifra ufficiale di kikuyu morti è ignota”. Elkins in Imperial Reckoning scrive che un sistema di oltre 100 campi di detenzione chiamati “Pipeline” fu usato per trattenere kikuyu sospettati di aver prestato giuramento contro il colonialismo. Gli ufficiali bianchi abusavano sessualmente di detenuti e donne e Barbara Castle scrivendo per il Tribune nel 1955 dichiarò: “Nel cuore dell’Impero inglese in Kenya c’è uno stato di polizia in cui il diritto è collassato, dove omicidio, stupro e tortura degli africani da parte degli europei rimangono impunita e le autorità sono conniventi”. Elkins dice che la pelle di alcune vittime fu bruciata ed altri furono costretti a mangiare i propri testicoli. Un kikuyu fu lentamente fulminato a morte, i suoi testicoli ed orecchie furono tagliati mentre un bulbo oculare pendeva dalla faccia. Dice: “Gli uomini venivano sodomizzati dalle guardie con bottiglie, scope, animali e insetti inseriti nel retti, mentre erano bloccati a terra o legati ai tavoli e i loro peni e testicoli venivano pestati e strappati. Erano legati alle Land Rovers che giravano per il villaggio per infliggere morte lenta e dolorosa: uomini e donne furono fatti correre con secchi di escrementi sulla testa e talvolta venivano costretti a mangiare gli escrementi nei secchi, a trasportare i cadaveri in decomposizione degli insorti uccisi, dissotterrati dagli ufficiali inglesi. Ad alcuni venivano strappati i capelli mentre altri venivano strangolati legandogli tra loro collo e testa. Acqua mescolata a pere veniva versata sulle vagine e le gole delle donne, che gemevano e vomitavano." Elkins, analizzando il censimento, conclude che tra 130.000 e 300.000 kikuyu erano scomparsi alla fine dello stato di emergenza.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

Fonte estera: https://www.africanexponent.com

Fonte italiana: http://aurorasito.altervista.org

 


 

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