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A Milano sta per aprire una nuova iniziativa legata al baratto, cioè un non-negozio dove puoi entrare anche senza portafoglio, per scegliere quel che ti serve e dare in cambio quel che hai di utile ma che a te non serve più. Ma questa economia funziona? La nuova realtà si chiama Spazio Tuttogratis, aprirà sotto il passante ferroviario di Porta Vittoria e un gruppo di volontari lo sta preparando per il via, previsto a metà maggio.

 

 

Realtà come queste, o simili a queste, sono nate un po’ dappertutto, nei grandi centri come nelle piccole città, sono in genere opera di associazioni ambientaliste o sociali (ma anche di privati) e per nascere hanno spesso bisogno della sensibilità delle amministrazioni (Milano ha messo a disposizione spazi inutilizzati in un’area non proprio bella, un passante ferroviario, ma molto frequentata). In città ce ne sono diverse, dalla Swap Boutique all’Atelier del riciclo, e funzionano.

Lo Spazio Tuttogratis nasce dall’esperienza di Passamano, un negozio di riuso gratuito attivo a Bolzano già da 4 anni.

A Roma sta per aprire qualcosa di simile per i bambini, la Bottega dei Piccoli che, crescendo in fretta, smettono presto vestiti e giochi semi-nuovi e in questo caso i destinatari sono le famiglie indigenti, ma di negozi così, specie per i bimbi, ce ne sono davvero tanti. Il concetto è azzerare i rifiuti, o arrivarci il più vicino possibile, e per questo l’associazione Giacimenti Urbani mappa anche tutti i luoghi che in generale favoriscono la cosa. Luoghi che certamente fioriscono anche online, da Cose(in)utili a Zero Relativo. A Milano, sta per arrivare anche una Festa del Baratto.

Il motivo di un successo così notevole non è intuitivo, in una società che dell’abbigliamento low cost ha purtroppo fatto una religione: perché scegliere l’usato quando posso permettermi di cambiare il nuovo ad ogni stagione? E non vale solo per l’abbigliamento. Ma l’idea – per come l’ho conosciuta io che di negozi simili ne frequento parecchi – piace proprio perché si scontra con il concetto di usa e getta, e dunque abbraccia una popolazione relativamente colta e sensibile, e anche perché in genere non offre mai marche cheap, ma capi di qualità in ottimo stato e a basso prezzo. Dall’altro lato, questi negozi danno la possibilità di disfarsi di quanto non ci piace più, non usiamo più ma non abbiamo mai avuto il coraggio di buttare.

Inoltre, il fascino dell’idea è quello dei mercatini delle pulci: l’impressione di curiosare negli armadi degli altri, oltre che risparmiare e fare qualcosa per l’ambiente. Un concetto relativamente nuovo: per i nostri genitori comprare merce usata sarebbe stato quasi umiliante, soprattutto se si tratta di abbigliamento. Per noi è creativo.

Fonte: http://www.wired.it

 


 

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