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Deve essere andata più o meno così; un solitario ricognitore ad alta quota della Luftwaffe è atto a sfidare temerario la superiorità aerea degli alleati oltre la Manica, quando lungo la costa del sud-est dell’Inghilterra (dove le coste di Francia si vedono ad occhio nudo) ad un tratto trova quello che era venuto a cercare. Fa un ampio giro, fotografa in obliquo, e sulla via del ritorno, inaspettatamente salvo, comunica in cifra quello che ha visto: gli Alleati si radunano in forze dall’altra parte della Manica, concentrati in prossimità del Pas-de-Calais. Aerei, carri armati, mezzi da sbarco: divisioni intere! Ci era cascato. Si era imbattuto nell’Esercito Fantasma. Il messaggio cifrato dalle macchine Enigma viene riportato allo Stato Maggiore del Reich, ed a Bletchley Park (dove gli alleati hanno decriptato il codice) confermano: i tedeschi hanno mangiato la foglia, l’Operazione Fortitude è un successo.

E’ difficile da ammettere, ma se i primi passi dell’invasione della Fortezza Europa sono andati a buon fine lo si deve a dei carri armati di legno, a degli aeroplani gonfiabili ed a dei fantocci volanti. Tra loro 1.100 uomini in carne e ossa della 23ª Divisione Truppe Speciali. Gli artefici del set cinematografico che ha ingannato Hitler al punto di fargli perdere una guerra. Noti come l’Esercito Fantasma, più che soldati erano un eclettico gruppo di attori, scenografi, pubblicitari, ingegneri e tecnici del suono in divisa, coloro che misero in scena alcuni tra i più grandi inganni della storia militare. Decine di spettacolari messe in scena, decine di show plateali per celebrare le più fondamentali missioni segrete, preludio di delicate mosse strategiche. Dalla Normandia al Reno per imbrogliare i generali di Hitler, convincendoli del fatto che gli alleati si sarebbero trovati in luoghi dove in realtà non si trovarono mai.

 

Un tank Sherman gonfiabile.



Questa unità tattica atta ad operazioni segrete di depistaggio durante la WW2 era discepola di Jasper Maskelyne, l’illusionista inglese che comandò la “Banda dei miracoli” durante la campagna di El Alamein, quando nel 1942 fu in grado di spostare agli occhi dei tedeschi l’intero Porto di Alessandria di qualche miglio. Riproducendolo fedelmente in fango e paglia attirò lì i bombardieri tedeschi, che portarono parecchi raid a vuoto.

Per Fortitude, parte della più grande Operazione Bodyguard, riprodusse un intero corpo d’armata che prese ingannevolmente vita dall’altra parte del passo di Calais, dove i tedeschi si aspettavano l’invasione, e dove avevano concentrato i lori sforzi nella fortificazione del Vallo Atlantico. Li venne allestito il FUSAG (First United States Army Group) dove 50 finte divisioni ed un finto milione di soldati presero vita attraverso il talento di poco più di mille uomini. Mentre la 603ª Camouflage dispiegava migliaia di carri armati Sherman, jeep Willys, camion Dodge, caccia P-51 Mustang e Spitfire di gomma gonfiabile e tela, nei porti e nelle darsene c'erano mezzi da sbarco di legno, tenuti a galla da barili vuoti, che emettevano vapore fittizio dai fumaioli per accentuare l’illusione. Chiazze d’olio venivano versate ad arte per simulare spostamenti e manovre recenti, e la 3123ª Trasmissioni Speciali diffondeva da potenti altoparlanti i suoni di aerei e carri armati in addestramento, registrati invece a Fort Knox negli Usa..

 

 

Nelle basi interamente allestite in legno, con mense, depositi di munizioni, postazioni antiaeree, venivano addirittura stesi abiti sugli stendini per rimarcare un presenza di vita di tutti i giorni. Nei paesi circostanti i giornali locali stampavano notizie sulla difficile convivenza con le operazioni militari. Addirittura false mostrine vennero ideate per le false divisioni del FUSAG.

 

Le insegne della divisioni fittizie che componevano il FUSAG.



Per completare l’inganno l’unità impiegava mezzi veri secondo schemi prescritti. L’atmosfera era mantenuta viva da mezzi reali, come camion telonati, guidati in traiettoria circolare con solo due soldati vivi seduti negli ultimi posti, per simulare trasporti di fanteria. Gli aerei da caccia decollavano e atterravano sulle piste, passando in rassegna le squadriglie gonfiabili. Le batterie di artiglieria vera sparavano salve per simulare esercitazioni di tiro. La polizia militare vigilava gli incroci e le visite dei generali dello Stato Maggiore, ed addirittura da Re Giorgio venivano imboccate alle spie doppiogiochiste. La 15° armata di Von Salmuth rimaneva attestata nei pressi di Calais, e la Normandia rimaneva difesa da pochi effettivi mal equipaggiati. Il D-Day doveva attendere solo il bel tempo, la schiarita del 5 giugno diede il via alle operazioni, il giorno dopo sarebbe stato "il giorno più lungo".

 

Un P-51 Mustang gonfiabile.



Il culmine della messa in scena venne toccato quando la notte del D-Day prese vita l’Operazione Titanic attraverso il lancio di fantocci paracadutisti da parte degli aerei della RAF, ma questa è un’altra storia. Poche settimane dopo lo Sbarco In Normandia, la 23ª venne mandata in Francia ad allestire un finto porto artificiale Mulberry per attirare e distogliere l’artiglieria tedesca, poi per simulare un accerchiamento ulteriore della città di Brest, cosi' che la guarnigione in seguito si arrese. E così via, da quella che fu Linea Maginot fino al Reno, e poi alla fine della guerra. Questo “show ambulante” che mise in scena più di 20 battaglie al ridosso delle linee di fronte, utilizzando dei giocattoli per divertire i bambini, salvò un’infinità di vite che è difficile anche solo riuscire ad immaginare. “Il nemico“ scrisse il generale Omar Bradley “cadde nelle nostre mani, vittima del più grande bluff di tutta la guerra.”

 

Un ricognitore fotografico sorvola la costa della Normandia a sbarco iniziato. Notare le Invasion Stripes.



L’inganno del FUSAG fu un successo tale che anche dopo il solidamento della testa di ponte alleata in Normandia, Hitler e lo Stato Maggiore tedesco temevano che il grosso delle forze (inesistente) sarebbe sbarcato a Calais. Sarebbe stato il generale Patton, volutamente trattenuto fuori dalla scena, a guidare lo sbarco principale. Lo confermavano gli agenti tedeschi controllati dagli alleati. Colui che rispondeva al nome in codice di Brutus riferì « Ho visto con i miei occhi il gruppo di armate Patton che si prepara a imbarcarsi nei porti sulla costa orientale e meridionale» e in seguito affermava di aver sentito dire al generale Patton dire «Ora che la diversione in Normandia sta funzionando così bene, è venuto il momento di iniziare le operazioni intorno a Calais».

Vennero inscenate di nuovo le stesse simulazioni di attività pre-sbarco che avevano preceduto l’invasione della Normandia. Operazioni di commandos atte al sabotaggio delle posizioni difensive più inespugnabili. Finti lanci di paracadutisti nell’entroterra di Calais, bombardamenti mirati nei punti di sbarco, luci notturne che indicavano l’imbarco in corso, aumentato traffico radio tra le flotte in mare e in cielo.

Lo stesso agente segreto Garbo, forse la più nota spia nazista, comunicò: «Trasmetto questo messaggio con la convinzione che l’attacco in corso [in Normandia] sia un tranello messo in atto allo scopo di indurci a riposizionare strategicamente tutte le nostre risorse, cosa che in seguito ci pentiremmo di aver fatto».

Mentre Rommel sopperiva a quella che sembrava una molla implacabile e inesauribile di forze e mezzi impiegati dagli alleati in Normandia, lo Stato Maggiore ai comandi di Hitler tentennava nell’invio delle divisioni corazzate per ricacciarli in mare per fare una seconda Dunquerke. La guerra prendeva la sua inesorabile piega definitiva, e gli Alleati riempivano l’etere di quei tre punti e una tacca scambiati via Morse: "tu tu tu tuuuuum", la V che stava per vittoria.

di Davide Bartoccini

Fonte: https://storiediguerra.com

 


 

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