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Un vecchio adagio sostiene che il potere corrompe, anche se si è una persona onesta. Questo spiega forse perché le persone a cui abbiamo dato fiducia, una volta insediatesi nei posti di comando, fanno i voltagabbana? Ecco i risultati di uno studio che ha indagato su questo fenomeno.

 

 

Come diceva Lord Acton, storico e politico britannico, “Il potere tende a corrompere; il potere assoluto corrompe in modo assoluto”.

Bene, a quanto pare è proprio così: il potere ha il “potere” di corrompere anche gli onesti.

Questo è quanto scoperto da uno studio a tema condotto dai ricercatori dell’Università di Losanna.

Quanti di noi sono rimasti delusi da quel leader su cui avevamo riposto le nostre speranze e aspettative, e che, una volta insediatosi nel posto di potere, ha fatto il voltagabbana? Già! E pensare che era una persona onesta. Che prometteva questo e quello per tutti. Ma poi, questo e quello se l’è preso solo per sé.

Colpa di chi? Del potere? Tutte domande lecite, che ognuno si sarà posto, a cui hanno cercato di dare risposta il dott. John Antonakis e colleghi dell’UL. Lo studio, pubblicato su The Leadership Quarterly, ha dunque cercato di scoprire se il potere corrompe i leader.

Con questa ricerca, «abbiamo cercato di esaminare quello che Lord Acton ha detto più di 100 anni», ha spiegato il dott. Antonakis. Per ottenere questo, gli autori hanno usato metodi sperimentali per distinguere tra la componente situazionale e individuale. E poi per determinare se il potere corrompe gli individui o se gli individui corrotti sono designati al potere.

Hanno così reclutato un gruppo di volontari che sono stati sottoposti a una serie di test psicometrici, atti a misurare le varie differenze individuali, tra cui l’onestà. Dopo di che, i partecipanti hanno giocato al “gioco del dittatore”, dove avevano il controllo completo sulle decisioni riguardanti i compensi per se stessi e per i loro seguaci.

Nel ruolo di capi, avevano la scelta di prendere decisioni pro-sociali o antisociali, l’ultima delle quali portava a una riduzione totale del cosiddetto “pay-out” (in gergo tecnico, la distribuzione di utili netti sotto forma di dividendi) ai membri del gruppo ma, per contro, un aumento dei guadagni del leader.

Come previsto, i risultati hanno mostrato che coloro che erano stati classificati come meno onesti, hanno esibito un comportamento più corrotto. Ma la sorpresa è stata che anche coloro che inizialmente avevano ottenuto alti punteggi circa l’onestà, nel corso del tempo non sono stati schermati dagli effetti corruttivi del potere.

«Pensiamo che forti meccanismi di supervisione e istituzioni forti siano la chiave per mantenere i leader sotto controllo. Le organizzazioni dovrebbero limitare la quantità di capi che possono bere dal calice seducente del potere», conclude Antonakis.

Insomma, secondo gli studiosi anche la persona con i migliori propositi, che è onesta (almeno all’apparenza), non riesce a resistere alle lusinghe del potere. Vista così, allora non ci sono speranze che a Palazzo qualcosa cambi.

Fonte: http://www.lastampa.it

 


 

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