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Il generale statunitense Wesley Clark, ex-comandante delle forze NATO in Kosovo, intende investire nell’economia del Kosovo piu’ di 5 miliardi di dollari. La societa’ “Envidity”, di cui e’ presidente il generale in congedo, ha chiesto alle autorita’ kosovare il permesso di iniziare l’estrazione di carbone nell’Ovest del Kosovo.

 

 

La Serbia ha dichiarato che intende rivendicare la tutela delle risorse che appartengono allo stato, ma naturalmente nessuno intende chiedere niente a Belgrado.

Il saccheggio di solito costituisce il secondo passo dopo la conquista. A quanto pare, le persone che nel 1999 hanno aiutato i terroristi del Kosovo a venire al potere, o che oggi controllano la situazione, sanno come si puo’ guadagnare con la “democratizzazione” della Iugoslavia.

Nelle condizioni dell’instabilita’ del mercato petrolifero e sullo sfondo della comprensione che le risorse dell’oro nero non sono illimitate, gli esperti rilevano l’importanza della produzione di combustibile sintetico, in particolare quello a base di carbone. La societa’ di Clark dice che in Kosovo potra’ produrre 100.000 barili di combustibile sintetico al giorno.



Ecco l’opinione del giornalista serbo Nikola Vrzic:

Vorrei ricordare che inizialmente il cosiddetto Esercito di liberazione del Kosovo era visto dall’amministrazione americana come un gruppo terroristico. All’improvviso poi tutto e’ cambiato: abbiamo visto che l’UCK era diventato la forza di terra dell’Alleaenza che stava bombardando la Iugoslavia. Evidentemente, ancora nel 1998, quando iniziava questa “cooperazione”, erano stati raggiunti degli accordi. Oggi sta diventando chiaro che i bombardamenti avevano non solo uno scopo politico, quello di separare il Kosovo dalla Serbia, ma anche degli obiettivi economici: privare il paese di vaste risorse naturali, concentrate nella provincia meridionale. Il carbone e’ forse la risorsa piu’ importante del Kosovo, ma i geologi dicono che ci sono anche altre materie prime.

Le ambizioni economiche di Clark fanno venire in mente delle analogie piuttosto sgradevoli: negli anni ’30 la Germania sviluppava attivamente la produzione di combustibili liquidi a base di carbone. A suo tempo il direttore dell’Istituto del carbone tedesco, Matthias Haenel, aveva rilevato che “senza questo settore industriale il regime nazionalsocialista non avrebbe semplicemente potuto scatenare la Seconda guerra mondiale”.

Fonte: http://italian.ruvr.ru

 

 

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