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Nel gennaio 1958 il governo cinese, grazie ad un accordo di scambio tecnologico stipulato con l'Unione Sovietica, ottenne di produrre su licenza il Mikoyan-Gurevich MiG-19 per destinarlo ai reparti della propria forza aerea. La produzione del modello, che secondo il sistema di designazione cinese assunse la sigla J-6 (Jianjiji-6, ovvero "aereo da caccia modello 6"), era previsto iniziasse nei primi anni sessanta, assegnata agli stabilimenti statali di Shenyang che si sarebbero curati di assemblare le parti in arrivo dagli stabilimenti URSS. Il deterioramento dei rapporti tra i due paesi ebbe come conseguenza il blocco delle forniture così venne ordinato all'ufficio tecnico di realizzare una copia basandosi sulla documentazione in loro possesso.

 

 

Versioni:

J-6
J-6A - versione con capacità ognitempo limitate, similare al MiG-19PF, codice NATO assegnatogli "Farmer-D".
J-6B - versione equipaggiata con radar semiattivo e missili aria-aria di produzione nazionale derivati dall'AA-1 sovietico.
J-6C
J-6Xin - (Xin = nuovo)
JZ-6 - (Jianjiji Zchenchaji-6) versione da ricognizione equipaggiata con una fotocamera al posto del cannone in fusoliera.
JJ-6 - (Jianjiji Jiiaolianji-6) versione da addestramento biposto, caratterizzata da un lungo abitacolo a due posti in tandem e doppia pinna ventrale.

 

Paesi utilizzatori del J-6 cinese: Cina, Albania, Bangladesh, Birmania, Cambogia, Corea Del Nord, Egitto, Pachistan, Somalia, Sudan e Zambia.

Fonte: https://it.wikipedia.org

 

Nell'immagine qui sopra si vede il J-6 di produzione cinese in Albania.

 

 

Qui sopra e qui sotto i J-6 cinesi erano depositati in un bunker di roccia presso un aeroporto militare albanese, per proteggerli dai bombardamenti.

 

 

Un J-6 comprato dall'Egitto.

 

I compratori del J-6 nel mondo.

 

(..) Anche i cinesi comunisti avevano la licenza di costruire il proprio MiG-19, ma iniziarono più tardi e più lentamente. Per prima costruirono la versione da intercettazione ognitempo, il MiG-19P, quando la fabbrica di Shenyang ottenne i primi moduli di montaggio dall'URSS nel 1958, e la prima macchina di questo tipo volò nel dicembre di quell'anno. Il primo J-6 completamente cinese volò nel settembre del 1959. Anche la fabbrica di Nanchang lavorò all'assemblaggio ed alla produzione del MiG-19PM, l'aereo venne battezzato J-6B, ma ben presto la produzione venne cessata. La guida del Paese voleva modernizzare in fretta la Cina, con la politica del Grande Balzo In Avanti, ma lo fece con la retorica di partito piuttosto che con un effettivo e metodico piano industriale. Il risultato fu un fiasco, venne incentivato un programma irrealizzabile dopo l'altro sino a che non fu il caos. Gli specifici tentativi di costruire un MiG-19 cinese restano oscuri, tranne per il fatto che fallirono. Dopo il collasso, l'industria cinese ricominciò semplicemente daccapo. I lavori per il caccia diurno iniziarono nella fabbrica a Shenyang nel 1961, il primo volo venne effettuato alla fine dell'anno. Restò la designazione di J-6. La produzione iniziò ad entrare a pieno regime negli anni seguenti, a dispetto del fatto che le relazioni tra Cina ed URSS erano ai minimi storici, tanto che nei primi anni sessanta i sovietici ritirarono tutti i loro assistenti tecnici dal Paese. Sfortunatamente, appena la produzione era arrivata a livelli accettabili, nella metà della decade, la Cina entrò in un altro periodo di confusione, causato dalla politica di Mao Tse Tung, la cosiddetta Rivoluzione Culturale, un fallito tentativo di ridare vita agli ideali rivoluzionari. Il risultato fu ben peggiore del Grande Balzo In Avanti, che era limitato alla politica industriale, ma a tutta la popolazione, causando esecuzioni di massa di tutti quelli che non erano giudicati in linea con le idee del partito. La produzione del MiG-19S / J-6 sopravvisse agli orrori e, negli anni settanta, ricominciò. A quel tempo non era che un aeroplano sorpassato, ma per il momento i cinesi non avevano la possibilità di costruire qualcosa di meglio, oltretutto le relazioni con l'URSS erano rimaste piuttosto fredde. La Shenyang produsse circa tre migliaia di J-6 negli anni ottanta, un grande numero di questi veniva esportato sotto la designazione di F-6, particolarmente in Pakistan. Il J-6 rimase in servizio con la PLAAF (People's Liberation Army Air Force, forza aerea dell'esercito di liberazione del popolo).

 

Nella sua maturità, il progetto sembrava essere divenuto robusto ed affidabile ed i suoi difetti erano ormai stati corretti. La produzione includeva qualche sottovariante:

  • Il J-6C, l'ultimo aggiornamento del caccia diurno, simile al MiG-19S, ma con gli aerofreni collocati sotto alla deriva e qualche modifica minore.
  • Il JZ-6, la versione da ricognizione con una fotocamera al posto del cannone in fusoliera.
  • Il J-6III, un J-6 modernizzato, con nuovi motori, un cono per l'onda d'urto nella presa d'aria (l'onda d'urto è un fenomeno che si manifesta nei regimi supersonici, che comprime bruscamente l'aria) ed ali più corte per migliorare la maneggevolezza.
  • Il J-6A o anche J-6IV, una variante da intercettazione sulla falsariga del MiG-19OM, costruito in serie limitata.

Il più distintivo modello cinese era l'addestratore JJ-6, o FT-6 per il mercato estero. Come il J-6 divenne il caccia tipo per la PLAAF, il JJ-5 (MiG-17 biposto) divenne presto inadeguato e così fu introdotto il progetto di un J-6C con due posti in tandem. La fusoliera fu allungata di 84 cm davanti alle ali per alloggiare il secondo seggiolino, il doppio cupolino si apriva sulla destra. I cannoni sulle ali vennero rimossi, ma il cannone in punta rimase. La pinna ventrale fu sdoppiata. I pachistani ricevettero un buon numero di FT-6 e negli anni ottanta costruirono una fabbrica con l'aiuto dei cinesi. I pachistani modificarono i loro MiG-19 con i seggiolini eiettabili zero-zero (possibilità di impiego anche a bassa velocità e bassa quota) Martin Baker Mk 10L. I Martin Baker non solo erano più sicuri, ma essendo più piccoli davano più spazio per la testa del pilota. Un'altra innovazione pachistana fu l'impiego dello AIM-9 Sidewinder su un pilone esterno. Non è chiaro se anche lo FT-6 aveva un simile miglioramento.

 

Fonte: https://it.wikipedia.org

 

 

Nelle immagini qui sopra e qui sotto, alcuni aeroporti cinesi erano particolarmente vulnerabili agli attacchi di sorpresa perche' tenevano molti aerei all'esterno, nei pressi delle piste, esposti ad azioni di cacciabombardieri o di missili da crociera.

 

 

L'abitacolo di guida di un J-6.

 

Un J-6 in Pakistan.

 

 

 

 

 

Un'immagine propagandistica dell'epoca maoista, che rigorosamente mostra gente sorridente e felice.

 

Alcune basi aeree cinesi erano piu' sicure contro gli attacchi nemici di sorpresa, tenendo i velivoli al sicuro dentro bunker sotterranei.

 

 

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