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Entro la fine di quest’anno l’esercito russo ricevera’ un lotto di aeromobili a pilotaggio remoto “Eleron-3SV”, sviluppati dalla societa’ “Enix”. Altri 5-7 apparecchi di questo tipo saranno passati al Ministero dell’Interno e ad alcuni altri servizi speciali.

 

 

Alcuni tipi di droni gia’ vengono usati con successo. I piu’ diffusi sono i cosiddetti minidroni. Dice l’esperto Denis Feduttinov:

Si tratta di sistemi a corto raggio d’azione – da 5 a 25 chilometri, apparecchi piccoli paragonabili ai modellini. Cio’ nonostante sono sistemi seri che permettono di fare foto e di filmare in tempo reale. Grazie a questi apparecchi, plotoni e compagnie possono avere le informazioni necessarie in modo indipendente dalle unita’ di ricognizione di livello superiore.

In Russia esistono alcune decine di societa’ che costruiscono gli apparecchi di classe mini. Il fabbisogno in materia di aeromobili a pilotaggio remoto sta crescendo rapidamente. La situazione attuale impone alle forze armate e ai servizi vari la necessita’ di avere piu’ tipi di droni. Dice il direttore della rivista “Vzliot”, Andrej Fomin.

Oltre ad apparecchi leggeri e di classe media servono anche apparecchi piu’ grandi, che possono pesare alcune tonnellate. All’estero quest’ultimo tipo di droni viene gia’ testato. Progetti analoghi esistono anche in Russia, perche’ l’esperienza degli ultimi conflitti nel mondo dimostra che il ruolo degli apparecchi a pilotaggio remoto sta crescendo.

I militari vorrebero avere soprattutto degli apparecchi che si possano usare come arma d’assalto. I droni d’assalto gia’ vengono creati in Israele, Cina e India. Quelli russi avranno caratteristiche analoghe.

Fonti: http://italian.ruvr.ru

 

 

Un esercito moderno del terzo millennio si basa su un sistema integrato ricognizione-attacco, in grado di rilevare e monitorare continuamente il nemico per determinarne le debolezze e il momento ottimale per distruggerlo.

Valentin Vasilescu – Reseau International 22 ottobre 2014.

 

L’unica forma di assicurazione in combattimento, nota nella scienza militare, è il rilevamento in tempo reale della posizione dei combattenti nemici, lo stato del loro materiale bellico e trarne le intenzioni da movimenti e manovre nello spazio e nel tempo. A differenza di altre forme di ricognizione, la ricognizione aerospaziale ha il vantaggio di coprire l’intero teatro delle operazioni militari. Nel 2014, l’esercito russo completò la realizzazione di nuove strutture da ricognizione, basate sul complesso da ricognizione-attacco progettato per assicurare il dispiegamento immediato delle forze con la massima precisione e a distanze di diverse centinaia o migliaia di chilometri. Con queste complesse strutture, la Russia ora possiede quei sistemi di ultima generazione che solo gli statunitensi avevano. La NATO è consapevole del fatto che, a causa della nuova struttura da ricognizione, l’esercito russo ormai conosca molto bene la posizione di tutte le forze e i mezzi degli eserciti dei Paesi della NATO vicini alla Russia. Può rilevare in tempo reale ogni nuovo dispiegamento di truppe NATO nelle aree lungo i suoi confini. Va ricordato che il successo di qualsiasi operazione di terra è impensabile senza l’uso di velivoli senza equipaggio (UAV) che, con termocamere a infrarossi e vari sensori, pattugliano i cieli 24 ore su 24. Negli ultimi dieci anni, i combattimenti in aree popolate contro la guerriglia urbana sono stati efficaci proprio per l’uso simultaneo di droni, cacciabombardieri ed elicotteri d’attacco. Gli eserciti moderni, della Federazione russa come gli Stati Uniti, utilizzano un programma complesso, su tre livelli di raccolta ed elaborazione dati, per formarsi un quadro completo della situazione nel teatro delle operazioni terrestri. Oltre alle informazioni raccolte da oltre un centinaio di satelliti militari russi, dotati di sensori di vario tipo. Il primo livello è fornito da 4-6 minivelivoli senza equipaggio (UAV) tipo Zala 421-08 (Strekoza) disponibili ad ogni battaglione delle forze di terra dell’esercito russo. Sono silenziosi, propulsi da un motore elettrico, con un raggio di 30 km e una quota di volo di 2000 m.

 

 

36 altri droni Jakovlev Pchela-1 T e Rubezh (simile allo statunitense RQ-7 Shadow) a corto raggio e quota di volo di 2.500-3.600 m, sono assegnati a brigate di fanteria, d’artiglieria e aeroportate russe. Sono dotati di dispositivi elettro-ottici agli infrarossi e sensori in grado di distinguere un bersaglio in movimento e rilevare lo spostamento di decine di centimetri dell’ombra di un uomo a una distanza di 700 m. I droni a corto raggio hanno un’autonomia di 2-4 ore, con un campo di osservazione totale ma con scarse apertura e profondità. Ecco perché le brigate carri armati russi, che hanno un alto ritmo offensivo, devono dotarsi, entro il 2015, di quattro velivoli senza pilota da ricognizione con autonomia intermedia Dozor 600, simile all’MQ-1B Predator statunitense. L’equipaggiamento di navigazione è un FLIR che include videocamera diurna e agli infrarossi, telemetro laser e un proiettore laser per dirigere le armi. Come l’MQ-1 Predator ha un sensore di movimento SAR (Synthetic Aperture Radar); il Dozor è dotato di sistemi subalari cui poter appendere due missili laserguidati, due lanciarazzi o 6 bombe da 20 kg.

 

 

Il secondo livello di raccolta ed elaborazione dei dati è strettamente legato a tutte le unità in campo, ed è composto dalla flotta di elicotteri russi in supporto alle forze di terra. Si tratta in particolare degli elicotteri da ricognizione e attacco Mi-24V/Mi-35, Mi-28 e Ka-52 Alligator. I sensori di navigazione FLIR, il sistema di gestione dei dati di tiro e di ricerca dell’elicottero sono montati nella speciale carenatura MMS sul muso del velivolo. L’equipaggiamento comprende una telecamera diurna e una ad impronta termica notturna, un piccolo radar a frequenze millimetriche e un telemetro laser per dirigere armi ad alta precisione. Il terzo livello di raccolta ed elaborazione dati è la ricognizione strategica, rappresentata da aerei da ricognizione a lungo raggio. La Russia possiede 17 droni furtivi Skat, simili al tipo RQ-170 Sentinel statunitense usato in Afghanistan, con una quota massima di 12.000 metri e un’autonomia di 4.000 chilometri.

 

 

Ma alla base rimangono essenzialmente i velivoli da ricognizione ELINT, con a bordo equipaggi specializzati. La Russia ha 20 velivoli Il-20M1, con un’autonomia di 6500 chilometri e quota di volo di 11800 m, in grado di pattugliare i cieli per 12 ore senza rifornimento. L’Il-20M1 ha un team di otto specialisti ELINT e un radar ad alta potenza. Il radar Kvalat-2 rappresenta su schermi digitali la mappa del terreno lungo la rotta fino a una distanza di 300 km. Nella memoria del processore, una scheda viene registrata confrontando automaticamente la mappa per rilevare la comparsa di mezzi da combattimento nemici o modifiche ai dati già raccolti nella memoria. La ricognizione tramite “radiolocalizzazione” avviene con le apparecchiature Romb-4 per rilevare segretamente e con visualizzazione sullo schermo della posizione di tutti i trasmettitori terrestri che operano fino ad una distanza di 500 km. Con la memoria del processore, è possibile identificare nuovi radar della difesa antiaerea, centri comando di battaglioni, brigate e corpi d’armata, o cambi delle postazioni già note. Altri specialisti a bordo del velivolo operano con sensori nello spettro visibile e a infrarossi ad alta risoluzione. Tutte le informazioni raccolte vengono trasmesse immediatamente attraverso una linea-dati video criptata a una rete automatizzata di gestione C4I dello Stato maggiore tattico. Per via delle apparecchiature di bordo, il costo dell’Il-20M1 è diverse volte superiore a quello di un aereo di quinta generazione F-22. Inoltre, l’esercito russo usa per la ricognizione ad alta quota, 42 caccia MiG-25RB appositamente modificati per la ricognizione. Volano a 3.470 km/h (Mach 3,2) a una quota massima di 24.400 m. La Russia utilizza anche una squadriglia di bombardieri strategici (Tu-142/Tu-95M), che volano ad una velocità di 920 km/h a una quota di 12000 m.

 

 

La complessa struttura ricognizione-attacco della ricognizione aerea è soggetta all’avanzato sistema automatizzato C4I dello stato maggiore tattico, che svolge le seguenti funzioni: comando, controllo, comunicazioni, computer ed informazioni relative all’interoperabilità. I sistemi C4I russi rappresentano l’ultima generazione di microprocessori e apparecchiature per comunicazioni via satellite, compresi sensori da sorveglianza e controllo. Inoltre, questi sistemi dispongono di potenti memorie e server di ultima generazione, con crittografia digitale sicura su tutto lo spettro delle frequenze, rendendo le interferenze impossibili. C4I assegna automaticamente il target individuato a sistemi d’attacco terrestri (artiglieria, missili superficie-superficie), sistemi navali a bordo di navi o sistemi aerei a bordo dei velivoli da combattimento, in funzione della loro portata. Ucraina, Polonia, Stati Baltici e Romania hanno sistemi da ricognizione rudimentali e non possono nemmeno sognarsi di avere mai un sistema da ricognizione-attacco integrante il C4I. Anche se l’Ucraina non ha una struttura da ricognizione paragonabile a quelle della Russia, il rapporto di forza tra il suo esercito e quello del Donbas (8 a 1 numericamente, qualitativamente 1 a 20), a favore dell’esercito ucraino e con supremazia aerea assoluta, non è stato ancora sfruttato nella cosiddetta operazione antiterroristica contro i separatisti nel Donbas. La vetustità degli equipaggiamenti da ricognizione aerea ucraini, risalenti agli anni ’50-’60, costringono questi aerei a volare entro la portata dei missili mobili dei combattenti della Novorossija. Questi hanno potuto abbattere quattro aerei da ricognizione ucraini, mettendo fine ai voli da ricognizione dell’esercito di Kiev. Il governo di Julija Timoshenko fece la cosa più stupida degli ultimi 23 anni, ritirando e abolendo nel 2006 l’ultimo squadrone bombardieri e ricognizione ucraino, dotato dei supersonici Tu-22M3. I 43 velivoli Tu-22M3 ereditati alla dissoluzione dell’ex Unione Sovietica potevano volare a 2.000 km/h (Mach 1,88) a 14.500 m di quota. Se l’Ucraina fosse stata veramente interessata ad acquisire piattaforme aeree con moderni sistemi di ricognizione, forse ci sarebbe stata un’altra situazione sul campo di battaglia.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Fonte: http://aurorasito.wordpress.com

 

 

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