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Entro il 2021 scoppierà la guerra tra Usa e Russia, e sarà Putin a vincere. Gli Stati Uniti perderanno, e ecco perché. A rivelarlo è un il direttore del Lexington Institute, Lauren Thompson, in un articolo per la rivista Forbes: gli Stati Uniti non sarebbero pronti ad un conflitto che potrebbe arrivare prima di cinque anni sui confini est europei. All’interno dell’esercito americano c’è la convinzione che gli Stati Uniti si troveranno a combattere un potenza al loro pari entro cinque anni. Detto in altre parole, la potenza alla pari sarebbe l’esercito russo in rapida modernizzazione che cerca di recuperare il terreno perduto lungo il confine con l’Europa.

Putin è già pronto ad una guerra contro gli Stati Uniti, e sarà lui a vincerla.
È chiaro che la Russia sia in movimento nella regione del Baltico, nei pressi dell’Ucraina e mentre alcuni osservatori hanno erroneamente calcolato che l’esercito degli Stati Uniti ha a disposizione “solo” cinque anni per preparare un tale conflitto, in realtà, il tempo potrebbe essere meno, e potrebbe influire l’ingresso alla Casa Bianca di un nuovo presidente. Se una tale guerra dovesse verificarsi, la lotta sarebbe focalizzata sul controllo di grandi distese di terreno con alcuni ostacoli geografici alla rapida avanzata. Putin e la Russia vinceranno, perché l’esercito americano sarebbe impreparato e in difficoltà, soprattutto se la guerra si combatterà sul suolo dell’est Europa. Perdere una simile guerra potrebbe comportare un drastico rimescolamento degli equilibri geopolitici in Europa, dove gli Stati Uniti ridurrebbero l’influenza al punto più basso da prima della seconda guerra mondiale, e Putin e la Russia la rafforzerebbero. La vittoria di Putin e della Russia sugli Stati Uniti sarebbe ora lo scenario più possibile, ecco cinque motivi perché Putin vincerà.

2021, guerra Usa-Russia: ecco perché Putin vincerà.
La prospettiva di una vittoria di Putin e di una sconfitta degli Stati Uniti deriva soprattutto dal nazionalismo aggressivo che viene esposto dal leader russo, ma anche a causa degli errori di valutazione strategici degli ultimi due presidenti degli Stati Uniti. Sia George W. Bush che Barack Obama hanno trascurato alcuni punti strategici ai confini dell’Europa dell’est riducendo ulteriormente la presenza militare americana sul territorio. Putin ha capito che Washington si stava concentrando altrove, e ha proceduto all’annessione di parti dell’Ucraina nel 2014. Oggi i politici degli Stati Uniti oggi hanno una visione più cupa delle intenzioni di Putin, ma non ci sono prove di un’organizzazione diversa per scoraggiare un’eventuale aggressione russa nella regione est dell’Europa. Putin e la Russia vincerebbero la guerra contro gli Stati Uniti anche perché al momento l’esercito americano è affamato di risorse, con un rifornimento annuo di circa 22 miliardi di dollari per nuove attrezzature contro il programma decennale inaugurato nel 2010 dalla Russia che prevede un fondo di 700 miliardi. Se la terza guerra mondiale dovesse scoppiare entro il 2021, Putin e la Russia vinceranno contro gli Stati Uniti. Ecco i cinque motivi:

1) La geografia favorisce la Russia.
Se la terza guerra mondiale dovesse scoppiare sui confini dell’Europa dell’est, per gli Stati Uniti sarebbe difficile portare le attrezzature così distanti dai principali punti di sbarco, mentre la Russia sarebbe nettamente più vicina. La regione è chiusa da mari il cui accesso è limitato dagli stretti, e la Russia potrebbe facilmente controllarli militarmente. Inoltre, le più grandi concentrazioni di potere militare russo sono vicino al confine, e quindi anche con un preavviso minimo, Mosca riuscirebbe a raggiungere gli obiettivi prima degli Stati Uniti.

2) L’esercito Usa è tristemente impreparato.
In Europa sono rimaste solo due brigate statunitensi fisse che, se non saranno rafforzate, saranno facilmente sconfitte dalla Russia. Di recente la Casa Bianca sotto l’amministrazione Obama ha aggiunto una terza brigata «di rotazione» insieme ad altre truppe alleate di circa 1.000 soldati da schierare nei tre paesi baltici e in Polonia. Dopo aver combattuto nemici contro i Talebani per gli ultimi 15 anni, l’esercito degli Stati Uniti è gravemente carente di difese aeree e di mezzi avanzati come quelli in possesso della Russia.

3) Gran parte della forza congiunta sarebbe messa da parte.
La geografia della regione est europea potrebbe escludere parte della marina degli Stati Uniti dai combattimenti. Anche l’aviazione potrebbe essere fermata dagli aerei russi di difesa dei cieli locali, il cui raggio d’azione si estende su tutti gli Stati baltici, la maggior parte della Polonia e la maggior parte dell’Ucraina. Inoltre il sistema missilistico anti-aereo costituito da oltre 150 lanciatori schierati dalla Russia ha una portata di 250 miglia, e anche se i caccia F-35 potrebbero funzionare in queste condizioni ostiche, l’amministrazione Obama ne ha più volte rallentato lo schieramento.

4) Gli alleati della NATO non sono coinvolti.
Il confronto tra la NATO e le forze militari russe riflettono in genere enormi vantaggi numerici per l’alleanza nord atlantica sia come numero di unità che di mezzi a disposizione. Nella terza guerra mondiale del 2021, però, non è affatto scontato che gli alleati si faranno coinvolgere in modo massiccio in una lotta nei paesi baltici o in Ucraina, che non è un membro della NATO. La volontà dell’Europa occidentale di difendere i loro vicini orientali sembra debole nei sondaggi d’opinione. Con la Gran Bretagna recentemente fuori dall’Unione europea dopo il voto della Brexit, sarebbe difficile ipotizzare una mobilitazione collettiva dalle potenze europee alleate NATO.

5) Washington non vuole scatenare Putin e il suo arsenale nucleare.
La NATO potrebbe vacillare nel caso in cui degli alleati si tirassero indietro dal conflitto, sostenendo che potrebbe degenerare ad un livello a cui Mosca ha da tempo detto che sarebbe utile contrastare con l’uso di armi nucleari. Nessun paese NATO potrebbe sapere quando la soglia per la Russia sia diventata troppo alta da farle utilizzare le armi nucleari, e quindi nessuno vorrebbe far precipitare la situazione. Putin, temuto leader russo, ha modernizzato l’esercito negli ultimi anni in maniera impressionante e in caso di guerra entro il 2021, che probabilmente si combatterebbe sul territorio est europeo, sarebbe proprio la Russia a vincere.

Fonte: https://www.money.it

 

 

In caso di guerra con la Russia, le forze della Nato rimarrebbero imbottigliate nel traffico, perdendo la prima fase del conflitto. L’incubo delle infrastrutture europee continua a essere al centro dei pensieri delle forze atlantiche. Le strade europee sono strette, i ponti deboli, i tempi molto lunghi e sono troppe le differenze fra un Paese e l’altro.

Imbottigliati nel traffico.
Il Washington Post riporta un dato che preoccupa vertici della Nato. In caso di esplosione di un conflitto, “i ritardi – una miscela di burocrazia, cattiva pianificazione e infrastrutture in decadenza – potrebbero consentire alla Russia di conquistare il territorio della Nato nei Paesi baltici mentre i pianificatori dell’esercito Usa stanno ancora compilando le 17 pratiche necessarie per attraversare la Germania e la Polonia”. E non è un’ipotesi così peregrina. Le simulazioni del Pentagono hanno spesso avuto come risultato una Russia vincente e una Nato sconfitta clamorosamente: almeno nella prima fase della guerra. E nella maggior parte dei casi, il motivo non risiedeva nel gap tecnologico o bellico, ma proprio nell’incapacità di raggiungere la linea del fronte. Un problema che si nota già negli spostamenti durante le esercitazioni militari. Si parla di settimane per spostare i mezzi blindati dalla Germania al Mar Nero. Addirittura in alcuni casi lo spostamento di interi corpi da una regione all’altra è stato realizzato in mesi, rendendo cristallino che, in caso di guerra, la Russia avrebbe avuto un vantaggio enorme.

I motivi di questo crollo.
Secondo gli analisti americani, il motivo di questa arretratezza sta nella miopia dell’Alleanza Atlantica. La logica originale della Nato era quella di difendersi da una potenziale guerra con la Russia. Le truppe occidentali si esercitavano regolarmente per un potenziale conflitto con le forze sovietiche. E questo faceva sì che ci fossero continui movimenti di truppe su vasta scala su tutta la linea del fronte. Basti pensare alla linea di confine fra Germania Est e Ovest. Il crollo dell’Unione sovietica ha però avuto come risultato quello di distogliere le attenzioni della Nato dal fronte orientale. L’idea di base era quella di pianificare rapporti di stretta collaborazione con Mosca. Il nemico non era più al Cremlino e l’allargamento dell’Alleanza a Est avvenuto nei successivi decenni non ha mai portato a riflettere sulle capacità di difesa dei nuovi membri. Il cambio di prospettiva si è avuto con la guerra in Ucraina. La Nato ha capito che era difficilissimo raggiungere il fronte, mentre per i russi era molto più semplice. Non solo per ovvi motivi geografici, ma anche perché le infrastrutture russe erano già pronte allo spostamento delle truppe da un Paese all’altro dell’ex Urss. Così non era e non è per i Paesi Nato.

Il trasporto come punto nevralgico della Nato.
La questione non è, come detto,  soltanto infrastrutturale in senso stretto, ma anche burocratico. L’esempio che fa la testata americana sulle differenze legislative e tecniche fra uno Stato e l’altro nello spostamento dei mezzi pesanti, è emblematico. In Germania, la legge permette il movimento dei camion carichi di carri armati e altri mezzi pesanti sulle autostrade nei giorni feriale solo se di notte. La Svezia, che non è membro della Nato ma un partner sempre più imprescindibile, richiede un preavviso di tre settimane prima che la maggior parte del personale e delle attrezzature militari possano entrare sul suo territorio. Ma ci sono problemi anche di natura tecnica che all’apparenza sembrano del tutto secondari, ma che in caso di guerra diventano fondamentali. Si pensi al fatto che i binari delle ferrovie del Baltico sono più distanti fra loro rispetto allo standard occidentale. Questo cosa comporta? Che i treni devono essere scaricati al confine e ricaricati su treni che già sono nel circuito ferroviario del Baltico o della Polonia. “Se puoi arrivare in 45 giorni, sei in ritardo per la guerra”, ha detto il generale Steven Shapiro, l’ufficiale incaricato di organizzare i movimenti dell’esercito americano in Europa. “Ci sono giorni in cui ci muoviamo alla velocità della guerra. Ma, in generale, questo è al di fuori della normalità”.

Riga e Tallinn conquistate in 60 ore.
La Rand Corporation pubblicò un report nel 2016 sulle capacità difensive della Nato sul fronte orientale. Secondo lo studio, le capitali baltiche cadrebbero nel giro di pochissimo tempo. Il rapporto parlava di 60 ore fra lo scoppio della guerra e la conquista di Riga e Tallinn da parte delle forze russe. “Una tale rapida sconfitta lascerebbe la Nato con un numero limitato di opzioni, tutte pessime: una sanguinosa controffensiva, carica di rischi di escalation, per liberare i Paesi Baltici; un’escalation, come minacciava di fare per evitare la sconfitta durante la Guerra Fredda; o concedere almeno una temporanea sconfitta, con conseguenze incerte ma prevedibilmente disastrose per l’Alleanza”.

Una nuova forma di deterrenza: la velocità.
L’idea è che Russa e Nato abbiano trovato un nuovo strumento di deterrenza: la velocità di schieramento delle truppe. Mosca ha un vantaggio enorme, e lo sta sfruttando: può arrivare in qualsiasi punto del fronte Nato in pochissimo tempo e senza alcun problema tecnico. La Nato no, visto che solo per spostare i mezzi per un’esercitazione dalla Georgia alla Germania hanno impiegato più di quattro mesi. L’obiettivo dell’Alleanza atlantica, adesso, è quello di limitare il gap. Per farlo, come già scritto su questa testata, ha iniziato a chiedere all’Unione europea finanziamenti di miliardi di euro per migliorare l’infrastruttura stradale, ferroviaria e portuale in modo da rendere facile il dispiegamento delle truppe. Ma ci sono anche problemi di natura legislativa, che riguardano in particolare l’armonia normativa di tutta l’Europa. Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno chiedendo ai Paesi membri della Nato di aumentare le spese militari. Mentre al summit di Bruxelles di luglio, dovrebbero essere approvati due nuovi comandi proprio per accelerare il transito delle truppe dalla costa orientale degli Stati Uniti al confine con la Russia. Intanto, come riportato ieri da Paolo Mauri, dagli Stati Uniti stanno arrivando miliardi di dollari per il miglioramento delle basi dell’Europa orientale. La deterrenza, fra Russia e Nato, parte anche da chi sa reagire meglio nella linea del fronte.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 

 

Gli analisti statunitensi hanno individuato una serie di problemi che dovrebbe affrontare l'Alleanza Atlantica in caso di un ipotetico conflitto armato con il suo vicino orientale. Il portale militare americano "War on the Rocks" ha fatto un confronto tra le forze armate della Russia e della NATO nell'ambito di una simulazione di un conflitto militare ipotetico: dalle analisi è emersa la superiorità delle forze russe per diversi fattori.

Gli autori dell'articolo, gli analisti del Centro di Ricerca "Rand Corporation" David A. Shlapak e Michael W. Johnson, sono giunti alla conclusione che militarmente la Russia è superiore agli Stati Uniti ed ai suoi alleati, non solo negli armamenti, ma anche nei numeri.

Shlapak e Johnson fanno riferimento ad una recente dichiarazione del comandante dello Stato Maggiore delle Forze Armate USA Mark Milley che, intervenendo alla commissione Difesa del Senato, ha riconosciuto che la Russia è superiore agli Stati Uniti per la capacità di colpire sulla distanza e per il numero di armi.

"Sono precisi questi dati? Purtroppo, sì", — affermano gli analisti americani.

Per confermare i loro risultati, hanno simulato la situazione ipotetica, in cui la Russia attaccherebbe i Paesi Baltici. All'inizio di quest'anno il centro di analisi dove lavorano Shlapak e Johnson aveva già considerato questo scenario ipotetico.

Allora la "Rand Corporation" aveva reso noti i risultati, in base a cui la Russia avrebbe potuto distruggere le forze della NATO nella regione del Baltico in 3 giorni.
Anche in questa occasione gli analisti del centro giungono a conclusioni simili.

In particolare sono convinti che le forze armate russe sono in grado "entro 10 giorni o giù di lì" di schierare 27 battaglioni pronti al combattimento. Si tratta di 30-50mila soldati.

Allo stesso tempo le truppe russe sono dotate di veicoli blindati — carri armati, veicoli da combattimento di fanteria, etc — che non hanno eguali rispetto ai modelli occidentali. La NATO tenterebbe di opporsi con forze mal equipaggiate.

Ma il numero non è l'unico problema, sottolineano gli analisti. Il fatto è che i cannoni russi e l'artiglieria colpiscono su distanze molto più lunghe rispetto ai loro analoghi presenti nell'arsenale degli Stati Uniti.

Gli analisti riassumono tutto affermando: "allo stato attuale la NATO perde sulla Russia in termini di numero di truppe, capacità di fuoco sulla distanza, potenza degli armamenti e soffre di una serie di problemi complessi che peggiorano la situazione."

Fonte: http://it.sputniknews.com

 

 

 

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