Semi sgusciati di Moringa oleifera (a sinistra), semi con guscio (al centro), semi sminuzzati.
Un nuovo metodo per filtrare l’acqua, indicato soprattutto per le aree più povere e secche della Terra, è stato creato da Bob Tilton e Todd Przybycien, due ingegneri biomedici della Carnegie Mellon Universityche, insieme agli studenti Brittany Nordmark, Toni Bechtel e John Riley che hanno perfezionato un metodo precedentemente creato dalla studentessa Stephanie Velegol.
La particolare procedura di filtraggio dell’acqua vede l’utilizzo di sabbia di un materiale vegetale disponibile in molte nazioni in via di sviluppo. Il metodo, definito “F-sand”, si basa sull’utilizzo delle proteine contenute all’interno della pianta Moringa oleifera, un albero originario dell’India ma che comunque cresce bene nei climi tropicali e subtropicali. Di solito coltivato per i suoi frutti e per gli olii naturali che se ne possono estrarre, questo albero ha fin da subito attratto l’attenzione degli scienziati che hanno in particolare analizzato i suoi semi, già in passato (con metodi molto più rudimentali) utilizzati per purificare l’acqua tanto che la stessa pianta è stata anche definita come “albero che purifica” nella valle del Nilo.
I metodi tradizionali, infatti, vedevano l’immissione di grandi quantità di carbonio organico disciolto (DOC) dai semi, un evento che consente ai batteri di ricrescere dopo solo 24 ore, una finestra però alquanto breve per usufruire dell’acqua potabile. Gli scienziati hanno dunque combinato questo metodo di depurazione con vari metodi di filtrazione della sabbia più comuni facendo aderire le proteine dei semi sulla superficie delle particelle di silice (il componente principe della sabbia), creando la suddetta “sabbia F”. Quest’ultima è capace sia di uccidere i microrganismi sia di ridurre la torbidità aderendo alle componenti dannose che possono poi essere eliminate facilmente.
Fonte e link: https://notiziescientifiche.it