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È un drone militare che quanto prima solcherà i cieli europei. E se si guarda alle bandierine stampate sulla carlinga, si vede il tricolore più i colori di Spagna, Francia e Germania. All’Air Show di Berlino è stato appena disvelato il drone europeo del prossimo futuro, nato per competere con i Predator e i Global Hawk statunitensi. Dietro questo progetto ci sono infatti quattro Paesi europei e le loro industrie nazionali - Leonardo, Airbus e Dassault - per il primo programma europeo per un velivolo a pilotaggio remoto di classe MALE. 

 



L’acronimo MALE sta per European Medium-Altitude Long-Endurance, ossia velivolo a pilotaggio remoto per operazioni a quote intermedie e a lungo raggio. Il drone europeo potrà fare pattugliamenti a larghissimo raggio, restare in volo ininterrotto anche per 48 ore, muoversi armato oppure in configurazione di osservazione video-elettronica. La sua specialità, a differenza dei droni esistenti, sarà di integrarsi nel traffico aereo civile e quindi potrà volare anche in spazi aerei normali, non quelli esclusivamente di un campo di battaglia. Questa caratteristica duale potrà aprirgli anche il mercato dell’osservazione ambientale o della protezione civile, oltre quella specifica militare.



Una grande operazione industriale, quindi. Ma anche politica. Alla cerimonia di presentazione hanno partecipato Dirk Hoke, amministratore delegato di Airbus Defence and Space, Eric Trappier, presidente e amministratore Delegato di Dassault Aviation, e Lucio Valerio Cioffi, responsabile della divisione velivoli di Leonardo. Interessante è il comunicato congiunto a tre voci. «Sebbene ci attenda ancora molto lavoro, questo modello a grandezza naturale rappresenta un primo traguardo di quello che l’Europa può raggiungere in un settore ad alta tecnologia se riesce ad unire la propria forza industriale», dichiara Dirk Hoke. «Programmi innovativi attraverso partnership efficienti sosterranno la competitività europea mettendo a disposizione nuove alternative all’acquisizione rispetto a prodotti non europei», afferma Eric Trappier. «I sistemi aerei senza pilota e le loro applicazioni rappresentano uno degli elementi tecnologici fondamentali per la futura evoluzione dell’industria europea della difesa», conclude Lucio Valerio Cioffi.  

 



Il messaggio è chiaro: governi e industrie nazionali di questi quattro Paesi hanno unito le forze per entrare in un mercato fondamentale del futuro, smetterla di comprare prodotti esclusivamente statunitensi o israeliani, e quindi, in definitiva, per «sostenere competenze chiave, posti di lavoro in Europa, fornendo alle forze armate prestazioni avanzate e un sistema operativo indipendente».  Prossimo passo, le trattative tra Stati per dividersi il lavoro e quindi le quote di partecipazione al prodotto finale. In questa fase si inizierà a capire anche le dimensioni del possibile mercato di questo nuovo aereo senza pilota che ancora non ha un nome. 

 

Fonte: http://www.lastampa.it

 

 

 

 

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