Molti osservatori si interessano della questione se Pechino dispone o meno di armi nucleari tattiche. Le stime spaziano dalla completa assenza di tali armi fino a 150 e più unità in possesso della Cina. L’industria missilistica cinese fabbrica sempre più moderni missili da crociera e quelli balistici che potrebbero portare cariche nucleari. Con la crescita del potenzile dell’aviazione da guerra cinese la questione delle armi nucleari tattiche viene sollevata sempre più spesso.
Delle armi nucleari tattiche cinesi è noto infatti poco. Sappiamo precisamente che alla fine degli anni ’70 e negli anni ’80 la Cina svolse studi attivi in questo campo. Allora furono creati alcuni esemplari di compatte cariche nucleari tattiche di piccola potenza e furono condotte manovre durante le quali l’esercito mise a punto azioni in condizioni di impiego di tali armi.
In quel periodo, ossia nei tempi più tetri della guerra fredda, ciò era spiegabile. La Cina era nello stato di confronto militare con l’URSS. Per i cinesi lo scenario più probabile del conflitto era un’offensiva massiccia delle grandi unità carriste sovietiche dalla Mongolia e dall’Estremo Oriente sovietico contro il Nord-Est della Cina.
Le truppe sovietiche, pur essendo inferiori numericamente, possedevano un’immensa superiorità in fatto di mobilità e di potenza del fuoco, per cui i cinesi non erano convinti della propria capacità di arrestare la loro offensiva con mezzi convenzionali. Furono quindi testati divesi tipi di cariche tattiche ed alcune di esse furono, probabilmente, messe in produzione. Non solo, ma nella dottrina cinese di non impiego dell’arma nucleare furono introdotte riserve importanti che consentivano di infliggere colpi nucleari contro l’avversario che invadesse il territorio della Cina.
Tuttavia nella seconda metà degli anni ’80 i rapporti sovietico-cinesi si normalizzarono rapidamente e dopo la disgregazione dell’URSS la Russia e la Cina stabilirono rapporti di partnership strategica. Lo scenario di una massiccia offensiva terrestre contro la Cina, per respingere la quale si richiedesse l’impiego di armi nucleari tattiche, diventò palesemente impossibile.
Si può suppporre che dopo di ciò la Cina avesse cessato o ridotto al massimo gli investimenti nella produzione di cariche nucleari tattiche. Se una certa quantità di cariche tattiche fu prodotta durante il periodo della guerra fredda, in seguito, alla scadenza della durata del loro servizio, probabilmente non furono semplicemente sostituite con quelle nuove. A favore di tale ipotesi parla il fatto che nel 2004 il Ministero degli Esteri cinese dichiarò che la Cina possedeva il numero più piccolo di testate nucleari tra le 5 potenze nucleari ufficiali.
Ciò significava che la Cina ne aveva un numero inferiore alle 225 testate nucleari britanniche. Tenendo conto dei missili balistici cinesi dispiegati DF-5A, DF-31, DF-4, DF-3A, DF-21, noti in quel momento, e dei 12 missili dell’unico sottomarino del progetto 092 risultavano in tutto 156 missili balistici strategici di tutti i tipi. In possesso della Cina potevano in teorica rimanere non più di 69 cariche, che potevano essere strategiche (ad esempio, bombe aeree di grande potenza) o tattiche (ad esempio, testate dei missili DF-15 o DF-11). Ma visto che la Cina non comunicò la soglia inferiore del proprio potenziale, è probabile che le cariche tattiche non esistessero del tutto.
Nella sfera strategica la Cina ha per molto tempo seguito il principio di contenimento minimo rinunciando alla corsa numerica alle cariche con le altre potenze nucleari. La Cina ha cercato soltanto di garantirsi la possibilità di un colpo di ritorsione in caso di aggressione nucleare dell’avversario. Come la parte più debole la Cina non era chiaramente interessata alla scalata nucleare del conflitto, solo se non si trattava della minaccia di un’occupazione armata di una rilevante parte del territorio cinese. Ma dopo la disgregazione dell’URSS tale minaccia non esisteva.
Le premesse per il ritorno delle armi nucleari tattiche cinesi possono comparire nel caso di un rapido accrescimento quantitativo e tecnico dell’arsenale nucleare strategico della Cina. Che tale accrescimento sia possibile dimostrano i successi dei cinesi nella realizzazione di nuovi tipi di missili balistici intercontinentali e di missili balistici dei sottomarini. Se la relativa decisione politica sarà presa, la Cina potrà i tempi relativamente brevi aumentare il proprio potenziale rivolgendosi ai suoi elaborati degli anni 1970-1980 nel campo delle armi nucleari tattiche.
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