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Il governo Giapponese, reduce dallo scontro parlamentare e nel Paese con il quale i governo liberaldemocratico e dei buddisti del Komeito ha cambiato a la Costituzione pacifista, si appresta ad aprire un impianto di trattamento di combustibile nucleare esausto in grado di produrre plutonio per fabbricare fino a mille bombe atomiche all’anno. Ma perché il Giappone (ex) pacifista, che ha subito gli unici due attacchi nucleari della storia, firmatario del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) ha bisogno di queste enormi riserve di plutonio? Riferendosi probabilmente alla Cina, sempre più irritata per la svolta militarista del Giappone, oggi l’agenzia russa Ria Novosti sottolinea che «Queste eccedenze di materiali fissili rafforzano la tensione nella regione e incitano la Turchia e l’Egitto ad esigere ugualmente il diritto di produrre del combustibile per i loro reattori».

 

 

Secondo James Acton della Carnegie Endowment for International Peace, «Il Giappone è un Paese rispettabile dal punto di vista del rispetto del TNP. Ma dà il cattivo esempio. Alla fine, se un altro Paese commerciasse ed accumulasse del plutonio o dell’uranio arricchito, potrebbe rifarsi al precedente giapponese».

Russia e Cina, che di bombe nucleari ne hanno parecchie – sono preoccupate perché nel nord-est asiatico le riserve di plutonio “militare”, con l’apertura dell’impianto giapponese previsto per la primavera del 2016, potrebbero aumentare rapidamente. Ria Novosti sottolinea che «Questo plutonio doveva servire alla produzione di elettricità ma, dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima nel 2011, tutti i reattori del Paese sono stati fermati, salvo uno» e il Japan Times. Scrive che «Il Giappone possiede dunque diverse tonnellate di materiale radioattivo non sfruttato».

Infatti, in Giappone attualmente sono stoccate 11 tonnellate di plutonio, mentre altre 36 tonnellate vengono trattate in Gran Bretagna e Francia per poi essere rinviate in Giappone. Ma per farne cosa, si chiedono anche gli ambientalisti e i movimenti anti-nucleari giapponesi che sottolineano la pericolosità ambientale del combustibile nucleare MOX.

Il programma nucleare pacifico del Giappone – quello che ha prodotto la tragedia di Fukushima Daiichi . si basava sul fatto che si procedesse al ritrattamento solo per soddisfare i bisogni di combustibile nucleare delle centrali nucleari del Paese, ma lungo questa strada il governo e la lobby nucleare giapponese hanno trovato diverse difficoltà. Inoltre, con il calo del costo dell’uranio sui mercati internazionali, il riprocessamento del plutonio è diventato troppo costoso.

Cina e Corea del sud, che ricordano ancora sulla loro pelle l’invasione giapponese terminata 70 anni fa, si chiedono per quale ragione il Giappone abbia bisogno di così tanto plutonio e il ministro degli esteri cinese ha chiesto a Tokyo di intraprendere misure concrete per «ridurre la produzione dei materiali nucleari sensibili».

Fonte: http://www.greenreport.it

 


 

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