I ricchi americani, compresi anche quelli della Silicon Valley, stanno progettando piani di fuga dal Nord America in caso di arrivo del “giorno del giudizio”. Quest’ultimo può essere presentato da qualsiasi catastrofe, naturale o perpetrata dall’uomo, di tipo globale che riesca ad azzerare la società come oggi la conosciamo. Secondo un articolo apparso su Bloomberg, negli ultimi due anni diversi imprenditori della Silicon Valley hanno acquistato grossi bunker dalla Rising S Company, un’azienda specializzata nella costruzione di bunker e rifugi antiatomici, li hanno fatti trasportare in Nuova Zelanda via mare e li hanno fatti impiantare in località remote (e segrete) dell’arcipelago. Questo significa che al primo accenno di qualsiasi cosa possa anche solo avvicinarsi al concetto di apocalisse (una guerra con armi nucleari, una pandemia globale, l’eruzione del supervulcano di Yellowstone, la seconda guerra civile americana, l’arrivo degli zombi…) queste persone (e presumibilmente i loro familiari) sono già pronti a partire per rifugiarsi in questi bunker segreti. Ma perché in Nuova Zelanda? Secondo diversi analisti, la Nuova Zelanda praticamente non ha nemici ed è una terra isolata, difficile da raggiungere e che non conviene neanche invadere. Come specifica Gary Lynch, direttore generale della Rising, “Non è un obiettivo nucleare. Non è un bersaglio per la guerra. È un posto dove le persone cercano rifugio.” E le istituzioni neozelandesi non cercano certo di limitare l’arrivo di ricchi e facoltosi imprenditori stranieri, agevolando quanto più possibile a queste persone l’acquisto di appezzamenti di terreno e di sontuose residenze. Solo apparentemente questi acquisti si rivelano essere la realizzazione del desiderio di vivere, almeno per qualche mese all’anno, nella natura incontaminata della Nuova Zelanda. In realtà, secondo qualcuno, i “miliardari” americani si stanno preparando ad un possibile Armageddon.
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