. . .

A-350 è il nome russo del missile anti-balistico a medio raggio sovietico conosciuto in Occidente con il nome in codice NATO di ABM-1 Galosh. Entrato in servizio all'inizio degli anni settanta come parte del Sistema ABM A-35, fu schierato in 64 rampe nella periferia di Mosca, in modo da difendere la città dai missili balistici intercontinentali. Venne ritirato dal servizio nei primi anni novanta, a causa dell'avvento del nuovo Sistema ABM A-135 ed in pratica sostituito dall'ABM-4 Gorgon.

 

Un ABM-1B Galosh nel 1982.



Sviluppo.
Lo sviluppo di un sistema antimissile che fosse in grado di difendere la capitale Mosca dagli attacchi missilistici venne ordinato per decreto l'8 aprile 1958. Tale sistema, chiamato A-35, avrebbe dovuto utilizzare, oltre che nuove strutture radar, anche un nuovo intercettore che fosse in grado di operare anche fuori dall'atmosfera terrestre (cosa che il precedente V-1000 non era in grado di fare). I lavori intorno al nuovo missile intercettore iniziarono nel 1960: si trattava dell'A-350, che nelle intenzioni dei progettisti avrebbe dovuto essere in grado di intercettare missili in avvicinamento a distanze superiori a 90 km, anche fuori dall'atmosfera. Inizialmente, i tecnici decisero di installare sull'arma una testata con esplosivo convenzionale a frammentazione, ma successivamente si optò per una singola testata nucleare di grande potenza, in modo da compensare l'imprecisione dei radar del sistema di allerta. La previsione era che il sistema entrasse in servizio il 7 novembre 1967, ma i tempi non furono rispettati: alla fine, il Sistema A-35 entrò in servizio nel 1972, cinque anni dopo la data prevista.

Impiego operativo.
Il sistema A-35 entrò in servizio nel 1972. Il missile A-350 ricevette la codifica NATO temporanea di SH-1 (dal nome del poligono di Sary Shagan), con il nome di Galosh. Successivamente, identificato erroneamente come un missile antiaereo, venne chiamato in Occidente SA-7. Tuttavia, una volta che l'intelligence si rese conto della natura antimissile del sistema d'arma, la codifica venne cambiata in ABM-1. Complessivamente, ne furono schierati 64 esemplari alla periferia di Mosca, presso le località di Bereya, Solnechnogorsk, Klin e Zagorsk. Il missile fu mostrato al pubblico per la prima volta nel 1964, in occasione di una parata sulla Piazza Rossa. Tuttavia, questo sistema d'arma non fu mai effettivamente visto "in pubblico", poiché era sempre contenuto all'interno del cilindro di lancio. Per precauzione, i sovietici realizzarono dei simulacri in scala reale degli A-350, da lasciare sulle rampe di lancio: lo scopo era quello di ingannare i satelliti spia statunitensi. Infatti, era stato deciso che i veri ABM-1 restassero stoccati in magazzino, e venissero schierati all'aperto solo nei periodi di tensioni internazionali. Anche ad oggi, comunque, il numero reale dei Galosh realmente installati rimane sconosciuto. Nella metà del decennio, fu immessa in servizio una versione perfezionata, nota come ABM-1B (designazione NATO temporanea SH-4), che presentava modifiche al terzo stadio. Alla fine degli anni settanta, i sovietici decisero di implementare un nuovo sistema antimissile, stavolta basato su due distinti missili ed in grado di intercettare anche testate multiple. Nel 1979, iniziò la costruzione del nuovo Sistema A-135, e contemporaneamente venne intrapreso lo smantellamento dell'A-35. Gli ultimi Galosh furono definitivamente radiati nel 1990. Nel nuovo sistema antimissile russo, nel compito di intercettare i missili fuori dall'atmosfera fu sostituito dall'ABM-4 Gorgon.

 

 

Descrizione tecnica.
L'ABM-1 Galosh era un missile anti-balistico a medio raggio, progettato per intercettare i missili balistici nemici in avvicinamento nell'area di Mosca. Piuttosto simile come prestazioni allo statunitense LIM-49 Nike Zeus, ne vennero costruite due versioni.
* A-350Zh (ABM-1A, o ABM-1 Mod. 1): si trattava della versione base, lanciato per la prima volta il 1º gennaio 1962. Missile a tre stadi, con una singola testata della potenza di 2-3 megatoni, era spinto da motori a propellente solido.
* A-350R: si tratta della versione modificata, rinforzata contro le radiazioni. Lanciato per la prima volta il 1º gennaio 1971, entrò in servizio nella metà del decennio. Piuttosto simile al missile precedente, si differiva principalmente per il terzo stadio: questo era infatti a propellente liquido, e poteva essere riacceso in modo da migliorare la precisione post-lancio.
In tutti i casi, il sistema di guida era con comando radio. Occorre comunque precisare che il sistema antimissile era inefficace nei confronti dei dispositivi con testate multiple.

Fonte: http://it.wikipedia.org

 

Un Galosh fotografato all'interno del suo cilindro di lancio in occasione di una parata, nel gennaio 1977.

 

Il 51T6 (conosciuto in Occidente con il nome in codice NATO di ABM-4 Gorgon) è un missile intercettore ABM esoatmosferico entrato in servizio nella prima metà degli anni ottanta. Progettato come componente a lungo raggio del Sistema ABM A-135, è stato radiato nel 2005. L’ABM-4 Gorgon venne sviluppato dall’OKB Grushin alla fine degli anni settanta. Lo scopo era elaborare un sistema d’arma capace di effettuare intercettazioni di missili balistici fuori dall’atmosfera terrestre, o comunque a lungo raggio. Il progetto di partenza fu, probabilmente, quello degli ABM-1 Galosh, di cui il Gorgon viene considerato una versione perfezionata. I test vennero effettuati nel poligono militare di Sary Shagan, in Kazakistan. Per questo motivo, la NATO diede a tali sistemi, come nome provvisorio, SH-11. L’ingresso in servizio risale al 1983-1984.

Tecnica.
Le informazioni tecniche diffuse su questi missili sono estremamente scarse. Il sistema propulsivo è costituito da un motore a tre stadi a propellente liquido, e la gittata massima è di circa 350 km. Considerando la gittata, si ritiene che i Gorogn abbiano anche una limitata capacità antisatellite. La testata era nucleare, con una potenza di un megatone. Grazie alla grande potenza, la detonazione di uno di questi missili doveva essere in grado di distruggere ogni missile balistico intercontinentale in fase di avvicinamento discendente nell’area di Mosca. Tuttavia, il 21 aprile 1998, i vertici delle forze armate russe dichiararono che, per motivi di sicurezza, avrebbero rimosso le testate nucleari dai missili del Sistema ABM A-135. Nel caso degli ABM-4, in particolare, il problema era che l’impulso elettromagnetico, prodotto da una detonazione ad alta quota, avrebbe provocato danni enormi a tutti i sistemi elettronici sprovvisti di adeguata protezione in un’area vastissima, proprio nei pressi della capitale. Quindi, le testate nucleari vennero sostituite con altre convenzionali (non è chiaro però se la sostituzione abbia riguardato tutti i missili).

 

 

Utilizzo.
Il dispiegamento iniziò nel 1988, per un totale di 32 intercettori. Questi erano sistemati in silos corazzati posti a 45 miglia da Mosca, sistemati in quattro località. Per quanto riguarda le caratteristiche dei silos, dovrebbero essere le medesime degli ABM-3 Gazelle. Gli ABM-4 Gorgon costituivano il primo strato del Sistema ABM A-135: il compito primario di questi missili era effettuare intercettazioni fuori dall’atmosfera di missili balistici nemici diretti su Mosca. L’utilizzo degli ABM-3 Gazelle (che costituivano il secondo strato) era previsto solo in caso di fallimento dei Gorgon. Tutti questi missili, inquadrati nella 9ª Divisione delle Forze Spaziali Russe, risultano essere stati ritirati dal 2005.

Fonte: http://it.wikipedia.org

 

 

Il 53T6 (conosciuto in Occidente con il nome in codice NATO di ABM-3 Gazelle) è un missile ABM sviluppato in Unione Sovietica. Si tratta di un intercettore atmosferico a corto raggio, progettato come seconda linea del Sistema ABM A-135, posto a difesa della zona di Mosca. Tuttavia, in seguito alla radiazione dei missili della prima linea (i Gorgon), rappresenta l’unico missile ABM di tale sistema. È in servizio con le Truppe Spaziali russe.

 

 

Sviluppo.
Lo sviluppo di un nuovo missile ABM iniziò negli anni settanta, ad opera del Kisunko OKB. Si trattava di progettare un missile antimissile per intercettazioni atmosferiche, che potesse operare come “seconda linea” nell’ambito del Sistema ABM A-135 (il cui sviluppo era portato avanti in quel periodo). In pratica, avrebbe avuto il compito di distruggere eventuali missili balistici nemici che fossero riusciti a superare la barriera rappresentata dai Gorgon. I lanci di prova del nuovo sistema d’arma vennero effettuati presso il poligono militare di Sary Shagan, in Kazakhstan. Per questa ragione, tale missile ha avuto anche il nome in codice NATO temporaneo di SH-08. L’ingresso in servizio si ebbe nel 1984, ma i missili furono pienamente operativi solo dal 1994, quando il Sistema A-135 venne ufficialmente accettato dalle autorità militari russe. Non si conosce il numero esatto di esemplari costruiti; le stime al riguardo vanno dalle 500 alle 3.000 unità.

Tecnica
Le informazioni tecniche su questo sistema d’arma sono molto scarse. Comunque, pare sia piuttosto simile all’americano Sprint. In tutti i modi, si tratta di missili piuttosto sofisticati, con un’elevata accelerazione ed in grado di operare a velocità nell’ordine dei Mach 10. Inoltre, sono in grado di sopportare carichi aerodinamici di un numero elevato di G, molto superiore a quello dei normali missili terra-aria. I materiali costruttivi utilizzati sono stati, principalmente, leghe leggere ad alta resistenza in alluminio e titanio. Inoltre, i Gazelle sono provvisti di una speciale barriera termica, in modo da permettere a tali missili di resistere alle alte temperature prodotte dall’accelerazione alle elevatissime velocità. Queste caratteristiche sono indispensabili, visto che il compito degli ABM-3 prevede l’intercettazione di missili balistici nella fase finale di avvicinamento, con velocità che possono raggiungere Mach 25. Il motore è a due stadi, con propellente solido. Il raggio è di 80 km. Per quanto riguarda la testata, in origine i Gazelle ne montavano una nucleare da 10 kt. In pratica, si trattava di intercettori atomici, esattamente come i precedenti ABM-1 Galosh. Tuttavia, il 21 aprile 1998, i vertici delle forze armate russe dichiararono che le testate nucleari sarebbero state rimosse per motivi di sicurezza, e sostituite con altre ad esplosivo convenzionale. Questo perché si era calcolato che un’esplosione di un Gazelle in aria avrebbe contaminato un’area di 77 miglia quadrate, rendendo virtualmente invivibile la città di Mosca. In tutti i modi, non è chiaro se alcuni esemplari continuino o no a montare testate atomiche. Una grossa limitazione di questi missili è che non sono in grado di distinguere le MIRV dai finti bersagli. Comunque, l’inefficacia contro missili a testata multipla è un problema che riguarda, in generale, l’intero sistema.

Fonte: http://it.wikipedia.org

 

 

25 anni fa fu adottato il sistema di difesa antimissile di Mosca e della regione industriale centrale A-135 Amur. Questa è un’arma unica: sia per compiti che capacità è una sorta di “ombrello” nucleare sulla capitale. Inoltre, è doppiamente nucleare. Innanzitutto, l’Amur protegge Mosca dalle testate dei missili balistici che, come sapete, non sono piene di gommapiuma. In secondo luogo, le armi nucleari vengono utilizzate per neutralizzarle, ma in modo diverso. Mettiamo subito una not: l’A-135 è uno dei sistemi di combattimento più classificati del Paese, ufficialmente (cioè dal Ministero della Difesa russo) è noto che esiste, è in servizio e viene modernizzato in parallelo. Tutte le altre informazioni sono ottenute da fonti aperte. La comparsa dell’Amur è associata a un curioso conflitto diplomatico. Nel 1970, URSS e Stati Uniti avevano accumulato abbastanza testate nucleari per distruggere esse e il resto del mondo più volte, e quindi avevano cercato la difesa contro i missili nemici. Tuttavia, si scoprì che la difesa antimissile aumentava paradossalmente il rischio di guerra nucleare. Un Paese con difesa antimissile ha incentivo ad effettuare un attacco preventivo sull’arsenale nucleare del nemico: meno può lanciare missili in risposta, maggiore è l’efficacia della difesa missilistica. Inoltre, i sistemi d’intercettazione missilistica minano la dottrina della distruzione reciproca garantita, vale a dire il freno principale alla Terza Guerra Mondiale. Di conseguenza, Mosca e Washington conclusero un accordo sulla limitazione dei sistemi di difesa antimissile. Ogni Paese aveva diritto di dispiegare la difesa antimissile in un’area dal raggio di 150 chilometri. L’Unione Sovietica copriva Mosca, gli Stati Uniti la posizione di lancio dei loro ICBM nel Nord Dakota. Per i creatori dell’A-135, il contratto diede molti problemi, poiché il progetto già esistente del sistema dovette essere ampiamente ridotto, adattandosi agli accordi internazionali. E gli Stati Uniti dopo 20 anni lasciarono l’accordo.

 



L’Occhio di Mosca.
Gli aeromobili che si avvicinano a Sheremetevo da nord-est deviano sul villaggio di Sofrino. Se si è fortunato, si vedrà la gigantesca piramide troncata con cerchi bianchi sulle facce laterali tra le foreste vicino Mosca. Questa è la stazione radar Don-2N, occhi e cervello dell’A-135. Ci volano intorno non solo per motivi di segretezza: la potenza degli emettitori della stazione è di 250 megawatt. I cerchi bianchi sulle facciate accolgono antenne dal diametro di 18 metri. Accanto ad esse vi sono trasmettitori quadrati, non evidenti ma emettono con potenza da megawatt. Quattro coppie di antenne offrono una visibilità a 360 gradi. Oltre alla semplice osservazione del cielo, il Don-2N esegue la ricerca di potenziali obiettivi, li classifica, ne calcola rotta e guida gli anti-missili. Le antenne realizzate utilizzando tecnologia AESA possono seguire 100 bersagli contemporaneamente. Inoltre, il radar gigante, se necessario, può eseguire tale lavoro in modalità completamente automatica. Il raggio di rilevamento delle testate di ICBM è di 3700 chilometri. La sensibilità del radar sovietico è leggendaria: il Don-2N è l’unico radar terrestre in grado di trovare nello spazio un oggetto delle dimensioni di una palla da tennis lanciata dalla navetta Discovery, e di seguirne la traiettoria.

Frecce di Cupido.
Inizialmente, l’A-135 era dotato di intercettori a lungo e corto raggio con testate nucleari. Nel 2006, gli intercettori a lungo raggio 51T6 furono ritirati e sostituiti da una nuova difesa missilistica a lungo raggio. Tutto quello che si sa è che è la più veloce del mondo. Intercettori a corto raggio, nella difesa missilistica questa è una quota di 100 chilometri, sono denominati 53T6. Un cono di 10 metri che pesa 10 tonnellate inizia con un’accelerazione di 100 g e che può sopportare sovraccarichi fino a 210 g. La rete elettrica di bordo è avvolta in un involucro; la testata nucleare è coperta da una carenatura in ceramica resistente al calore. L’Amur impiega armi nucleari non solo per distruggere, ma anche per rilevare obiettivi. Separatasi dal missile balistico, le sue testate si nascondono immediatamente in una nuvola di falsi bersagli. Nell’atmosfera, tale mimetizzazione non funziona, le testate pesanti superano immediatamente i riflettori dei dipoli, e il cosiddetto “bias di esplosione nucleare” viene utilizzato per evidenziare obiettivi reali nello spazio vicino la Terra. In poche parole, anche se il primo missile non colpisce il bersaglio, l’azione della testata cambia le traiettorie di tutti gli oggetti vicini. I bersagli falsi leggeri si disperdono come soffioni mentre le testate pesanti vengono spostate leggermente. La testata nucleare dell’Amur si distingue dalle altre testate per uno stadio aggiuntivo con isotopi di berillio. Il risultato della reazione a catena è il rilascio di un flusso di neutroni veloci che danneggiano i missili nemici. Attraversando il plutonio nella testata, i neutroni provocano una reazione a catena prematura senza raggiungere la massa critica. Negli Stati Uniti, questo fenomeno è chiamato “effetto pop”: una testata da megaton esplode come un petardo. Inoltre, l’azione delle armi a neutroni è accompagnata da radiazioni a raggi X morbide ma potenti: evaporando istantaneamente l’ogiva della testata nemica, disperdendola nell’atmosfera.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

Anton Valagin, "RG" 17/02/2020 https://rg.ru


 

 

Segnala questa pagina web in rete.

 

Disclaimer: questo sito ("Ogigia, l'isola incantata dei navigatori del web") NON rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità su vari argomenti, tra cui Linux, geopolitica, metodi di auto-costruzione di risorse, elettronica, segreti, informatica ed altri campi. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001. Il Webmaster inoltre dichiara di NON essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Ogni informazione circa la salute o l'alimentazione sono solo a carattere informativo, e NON siamo responsabili di qualsiasi conseguenza negativa se qualcuno vuole improvvisarsi medico oppure dietologo; si consiglia sempre di rivolgersi a medici ed esperti qualificati. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze NON sono da attribuirsi al Webmaster, che provvederà alla loro cancellazione una volta venuto a conoscenza di un ipotetico problema. Eventuali ritardi nella cancellazione di quanto sgradito non sono imputabili a nessuno. Si declina ogni responsabilità sull'utilizzo da parte di terzi delle informazioni qui riportate. Le immagini pubblicate su questo sito, salvo diversa indicazione, sono state reperite su Internet, principalmente tramite ricerca libera con vari motori. In ogni caso si precisa che se qualcuno (potendo vantare diritti su immagini qui pubblicate, oppure su contenuti ed articoli, o per violazioni involontarie di copyright) avesse qualcosa da rimproverare o lamentare può scriverci attraverso la sezione per i contatti .