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Atlantico settentrionale, a 700 miglia a ovest di Madera e a 1000 miglia di distanza dalla costa africana: il sommergibile della Regia Marina "Alfredo Cappelllini" incrocia, nella notte, il piroscafo Kabalo. Il mercantile batte bandiera belga ma è requisito dalla Marina britannica, armato di un cannone da 102 mm e diretto a Freetown in Africa occidentale. Il comandante del Cappellini, capitano di corvetta Salvatore Todaro si pone all’inseguimento in superficie, predisponendo il battello per un attacco con l’utilizzo dei due cannoni da 100 mm del battello. Il Kabalo apre il fuoco per primo, ma l’azione del sommergibile italiano è breve e decisiva: colpito da una dozzina di proiettili il mercantile viene abbandonato dall’equipaggio.

 

 

Leggendaria impresa del comandante Todaro - 16 ottobre 1940: il salvataggio dei naufraghi del Kabalo.

Avvicinatisi per finire il bastimento avversario, gli uomini del Cappellini avvistano prima cinque uomini in acqua, che vengono prontamente recuperati e, successivamente, una lancia con ventuno persone a bordo, tra cui il comandante del mercantile, capitano Georges Vogels. Il comandante Todaro si consulta con lo sfortunato belga per rassicurarsi in merito condizioni dei naufraghi. Sono nel mezzo dell’Atlantico, a centinaia di miglia dalla costa più vicina e, in considerazione dell’estrema difficoltà di una navigazione in pieno autunno con quell’esile scialuppa, Todaro decide e comunica, infine, agli stupefatti interlocutori, la propria intenzione di rimorchiare quell’imbarcazione verso la costa più vicina. Comincia così un’impresa di salvataggio destinata a entrare nella storia. Dopo un giorno di navigazione, per poter procedere più velocemente, Todaro prende a bordo tutti e ventisei i marinai del mercantile, stipandoli nella falsatorre del battello, e prosegue verso Nord, in direzione dell’arcipelago portoghese delle Azzorre, dove arriva all’alba del 19 ottobre nella pressoché deserta cala di Santa Maria. Al momento dello sbarco, a nome di tutti, il tenente Caudron, ringraziando il comandante italiano, chiede di poter conoscere il suo nome. Todaro, persona di innata modestia, risponde di chiamarsi Salvatore Bruno (i suoi due nomi di battesimo), tacendo il cognome.

 

 

Al rientro alla base italiana dei sommergibili atlantici di Bordeaux, la già celebre BETASOM, il comandante Todaro fu ripreso per la propria condotta, ritenuta non consona alle esigenze di guerra di un battello in pattugliamento offensivo. Quando gli fu fatto notare che un comandante tedesco non avrebbe mai anteposto la sorte di eventuali naufraghi allo regolare svolgimento della propria missione, Todaro rispose prontamente con una frase lapidaria, riportata da molte fonti e mai smentita, rimasta celebre, da allora in poi, nella storia della nostra Marina: “Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle”. In effetti si verificarono, durante i primi anni del secondo conflitto mondiale, episodi di assistenza ai naufraghi da parte di U-Boote tedeschi, magari non paragonabili come impegno, e soprattutto distanze, a quello del Cappellini. Altre memorabili imprese da parte di unità della Marina sarebbero presto seguite, in Egeo come nel lontano Oceano Atlantico.

 

Fonte: http://www.difesaonline.it

 

 

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