Stando a ricerche di scienziati britannici, se continueremo a consumare la carne rossa e lo zucchero ai ritmi attuali, entro il 2050 l’uomo si troverà a fare la fame. Gli autori di questa previsione consigliano di limitare il consumo di carne a 14 grammi al giorno e di consumare il doppio di frutta, verdura, legumi e noci rispetto ad oggi. Questo permetterà di evitare le morti premature di 11 milioni di persone l’anno (principalmente dovute allo sviluppo di patologie oncologiche o cardiovascolari) e avrà un impatto positivo sul clima. Per la Giornata internazionale dei vegetariani Sputnik ha cercato di capire se davvero la dieta carnivora sia più pericolosa di quella vegetariana.
Rosso e pericoloso.
All’inizio degli anni 2000 fu avviato in diversi Paesi uno studio che indagava le abitudini alimentari degli europei. Gli studiosi per 13 anni hanno esaminato lo stile di vita di circa mezzo milione di persone e hanno concluso che il consumo di carne rossa può portare a sviluppare patologie oncologiche, cardiovascolari e a una morte prematura. Infatti, la probabilità di una morte giovane era del 4% maggiore in coloro che mangiavano più di 160 grammi di prodotti a base di carne al giorno rispetto a chi si limitava a soli 20 grammi. Nell’arco di 13 anni morì un volontario su 17. Circa 10.000 morirono di cancro, 5.500 di patologie cardiovascolari. Ma gli autori dello studio sostennero che fosse prematuro incolpare di tutto solamente la carne rossa. Infatti, chi consumava molta carne spesso era anche fumatore, obeso e aveva comportamenti dannosi per la propria salute. Alcuni anni dopo taluni ricercatori americani riuscirono a trovare un gruppo ideale di volontari senza queste abitudini dannose: i parrocchiani di una chiesa protestante. I ricercatori studiarono per diversi anni 96.000 credenti, la maggior parte dei quali erano vegetariani. I non vegetariani mangiavano sì carne, ma in piccole quantità: in media circa 50 grammi al giorno. Nel periodo dello studio morirono per varie ragioni circa 8.000 persone di cui 2.500 per patologie cardiovascolari. Come hanno dimostrato i dati, i carnivori morirono con maggiore frequenza rispetto ai vegetariani evidenziando nuovamente il legame tra morti premature e consumo di carne rossa. Mettendo in proporzione questi risultati con l’insieme della popolazione mondiale, circa il 6,3% delle morti premature di qualsiasi natura e il 9% di quelle causate da infarti e ictus sarebbero il risultato del consumo di carne, secondo gli scienziati.
Particolarità della digestione.
L’impatto negativo che la carne rossa ha sull’organismo potrebbe essere legato alle particolarità della digestione, secondo taluni biologi molecolari statunitensi. Nella carne e nel fegato sono presenti la colina, la lecitina e la carnitina per la cui digestione è necessario un composto organico noto come trimetilammina-N-ossido. È proprio questa sostanza ad essere collegata allo sviluppo dell’arteriosclerosi e delle patologie cardiovascolari. Uno studio condotto su 113 volontari che seguivano diverse tipologie di regimi alimentari ha dimostrato che il regolare consumo di carne come unica fonte di proteine aumenta la presenza nel sangue di trimetilammina-N-ossido. Infatti, nei volontari che avevano mangiato solo alcuni grammi al giorno di prodotti a base di carne si registrava già dopo un mese una quantità di questa sostanza tre volte maggiore rispetto che nei vegetariani. Dopo che i partecipanti allo studio rinunciarono totalmente alla carne rossa, i loro livelli di trimetilammina-N-ossido nell’organismo si ridussero sensibilmente.
Sull’orlo del cancro.
Nel 2015 l’OMS ha ufficialmente definito cancerogeni i prodotti derivati da carne bovina, ovina, caprina e suina. Ciò è dovuto principalmente al fatto che il consumo regolare di carne rossa potrebbe portare allo sviluppo di un cancro all’intestino o al colon-retto. Ma gli esperti dell’OMS hanno osservato che persiste il legame tra il consumo di carne rossa e lo sviluppo del cancro alla prostata e al pancreas. Dunque, più prodotti a base di carne si consumano, maggiore è il rischio di sviluppare neoplasie maligne. La probabilità di sviluppare un cancro all’intestino è del 20% maggiore in coloro che mangiano ogni giorno 76 grammi di carne rossa e lavorata rispetto a coloro che si limitano a mangiarne solo 20 grammi. L’astensione totale dal consumo di carne, invece, riduce di circa il 35% la probabilità di sviluppare un tumore al retto nelle donne.
Decontaminare la carne.
Come osservano taluni biologi brasiliani e statunitensi, a rendere cancerogena la carne rossa è l'acido N-glicolilneuroaminico (Neu5Gc) in essa contenuto. Questa sostanza è in grado di legarsi agli zuccheri e di diventare parte integrante delle cellule. Di conseguenza, il sistema immunitario considera tali cellule come estranee e all’interno dell’organismo si innesca un processo infiammatorio il quale con molta probabilità incrementa il rischio di sviluppare un cancro. Tuttavia, nell’intestino sono presenti i batteri Hz136 in grado grazie all’aiuto di alcuni fermenti di separare l'acido N-glicolilneuroaminico. In questo modo non è più pericoloso per l’organismo: viene digerito dai microbi o viene espulso insieme ai prodotti del metabolismo. Qualora tali batteri giungano nell’intestino in quantità sufficienti (ad esempio, sotto forma di farmaci prebiotici), si potrebbe mangiare carne rossa in qualsiasi quantità senza correre alcun rischio. Tanto più che non vale nemmeno la pena rinunciarvi. In primo luogo, molte sostanze nutritive importanti in essa contenute, come la vitamina B12, vengono assimilate meglio rispetto alle loro analoghe vegetali. In secondo luogo, come hanno dimostrato taluni studiosi australiani, la carne rossa assunta all’interno di una dieta mediterranea riduce il rischio di sviluppare la sclerosi multipla, una patologia autoimmune che distrugge il sistema nervoso centrale. L’effetto profilattico è garantito da proteine, ferro, potassio, vitamina D e vitamine del gruppo B contenute nella carne rossa, secondo gli autori dello studio.
Fonte: https://it.sputniknews.com