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Bionaz (Biona in patois valdostano e durante il fascismo, dal 1939 al 1945) è un comune sparso italiano di 233 abitanti della Valle d'Aosta, sito nella laterale Valpelline. È il terzo comune della Valle d'Aosta per estensione territoriale dopo Cogne e Courmayeur. Il comune si compone di 21 villaggi. Il capoluogo, Plan de Veyne, si trova a 1600 m s.l.m.

 

Panorama del Plan de Veyne (capoluogo).


Toponomastica.
Secondo la pronuncia del patois valdostano, il nome "Bionaz" va pronunciato omettendo la "z" finale, quindi "Biòna", come per molti altri toponimi e cognomi valdostani (tra cui proprio Bionaz è uno dei più diffusi) e delle regioni limitrofe (la Savoia, l'Alta Savoia e il Vallese). Questa particolarità, che si discosta dalle regole di pronuncia della lingua francese standard, risale a uno svolazzo che i redattori dei registri del regno di Piemonte-Sardegna erano soliti aggiungere alla fine dei toponimi o dei nomi da pronunciare come dei parossitoni, cioè con l'accento sulla penultima sillaba, molto diffuso in franco-provenzale. In seguito, questo piccolo segno è stato assimilato a una zeta, e spesso viene erroneamente pronunciato, sia dagli italofoni che dai francofoni.

 

Panorama della val di Bionaz.


Territorio.
È il comune più settentrionale della regione Valle d'Aosta, ed il primo per percentuale di territorio montuoso: si sviluppa tra la quota di 1.490 m (villaggio di Places) e la quota di 4171 m della Dent d'Hérens, dislivello che garantisce un'elevata biodiversità per la presenza di ambienti eterogenei. Grazie a questa peculiarità è anche il comune valdostano con maggiore percentuale di superficie ghiacciata (il 15%) garantita da ben 20 ghiacciai. Occupa il territorio dell'alta Valpelline (val di Bionaz), solcata dal torrente Buthier. Sul territorio comunale si trova uno dei laghi artificiali più importanti di tutta la Valle d'Aosta, il lago di Place-Moulin, lungo 678 m: la diga che lo forma è alta 155 m di altezza. La miniera di rame, oggi abbandonata, è stata coltivata soprattutto nel XX secolo, ma probabilmente venne sfruttata già nei secoli precedenti. Classificazione sismica: zona 4 (sismicità molto bassa).

 

Esempio di architettura alpina.


Monumenti e luoghi d'interesse.
L'architettura alpina rappresentata dai numerosi edifici in pietra e legno, come i rascard, gli antichi forni frazionali e La Bâtise, antico edificio restaurato e oggi sala polivalente. In località Plan de Veyne sorge la Chiesa parrocchiale di Santa Margherita.

 

La chiesa di Santa Margherita.


Cultura.
Dopo aver cambiato varie volte collocazione, la biblioteca comunale oggi ha sede in località Plan de Veyne, nell'edificio che ospita anche il municipio. Come nelle altre località della Valpelline, è tipica la Seupa à la valpeuleunèntse. Tra i prodotti tipici della tradizione valdostana anche la fontina e il pane di segale.

 

La Bâtise, edificio polivalente adibito a Ostello Della Gioventù.


Società.
Le feste sono legate alla vita agreste: l'inarpa e la désarpa, ossia la salita e la discesa dagli alpeggi delle mandrie (a maggio e a settembre), sono momenti celebrati con feste rituali. In inverno, si festeggia ancora la cottura del pane nero di farina di segale, una volta fatta una volta all'anno nei tipici forni di villaggio. A carnevale, di grande interesse la sfilata delle Landzette, le maschere tradizionali della Combe Froide. Tali maschere sono ispirate alla divisa delle truppe napoleoniche, che seminarono il terrore al loro passaggio nel maggio del 1800. Per esorcizzare questo evento, la popolazione della Combe Froide, la zona della Valpelline e della Valle del Gran San Bernardo, ha elaborato nei secoli una coloratissima parodia delle divise militari dell'epoca, e il giorno del carnevale percorrono tutti i comuni delle due vallate in maniera estremamente chiassosa e festosa.

 

Posizione del paesino dentro l'Italia.


Economia.
Il comune è a vocazione agricola. Importante la tradizione artigianale della scultura e della lavorazione del legno.

 

Posizione del comune di Bionaz all'interno della Valle d'Aosta.


Sport.
Sul territorio comunale si pratica l'alpinismo, lo scialpinismo e lo sci di fondo. Sono presenti tre palestre di roccia, sentieri attrezzati per le ciaspole e percorsi per la mountain bike. Si può praticare l'arrampicata sulle cascate di ghiaccio. Nei pressi del lago Lexert è presente una pista attrezzata per il biathlon, con poligono di tiro e pista da fondo. Sul lago Lexert, sul lago di Place Moulin e sul Buthier è invece possibile praticare la pesca. In questo comune si gioca a rebatta, caratteristico sport tradizionale valdostano.

 

Segnale stradale a Plan de Veyne (capoluogo).


Amministrazione.
Fa parte della Comunità Montana Grand Combin .

Fonte: http://it.wikipedia.org

 

 

La biblioteca, ospitata nella sezione centrale dell'edificio del Municipio.

 

Il Municipio.

 

Lago e diga di Place Moulin.


Bionaz, ultimo comune della Valpelline, a 1600 metri di altitudine, è un centro turistico ben attrezzato per lo sci nordico, lontano dalle grandi folle di sciatori. La località dispone di ottime piste, adatte ad ogni livello tecnico. Una pista, attrezzata con poligono per la pratica del Biathlon, consente, a chi ama lo sci di fondo, di percorrere le foreste che circondano il lago Lexert, passando attraverso scenari naturali davvero speciali, magari accanto a campioni e olimpionici che scelgono la località per gli allenamenti. Lo sviluppo complessivo dei tracciati è di 10 km, suddivisi in tre anelli di 2, 3 e 5 km rispettivamente. Sciando su questi percorsi si attraversano boschi e pianori, si costeggiano laghi e scenari magici, in un ambiente che sa ripagare la fatica fisica. Le piste che si sviluppano tra Ollomont capoluogo (1340 m) e i campi di neve delle frazioni Rey e Vouéce, per un totale di 7,5 Km, sono caratterizzate da panorami suggestivi: l'imponente catena che divide l'alta valle di Ollomont e la Svizzera, dominata soprattutto dal mont Velan (m. 3708) e dal Grand Combin (m. 4314). Anche a Valpelline (1000 m) la pista di fondo, con partenza e arrivo in località Pravillair, per le sue caratteristiche e l’omologazione a livello internazionale, può soddisfare sia i principianti che gli sciatori più esperti.

Fonte: http://www.lovevda.it

 

La Becca di Luseney.


Vasto comune agricolo che fiancheggia il torrente Buthier, Bionaz (1600 metri di altitudine) è circondato da un anfiteatro di alte cime culminanti nella Dent d’Hérens (4.171 mt); esso racchiude una ventina di ghiacciai che alimentano vari laghi alpini ed il grande bacino idroelettrico di Place Moulin (105 milioni di m³ di acqua). Essendo scarsamente antropizzato, il comprensorio comunale è contraddistinto da un’elevata naturalità ed è ricco di vari esemplari di fauna selvatica (stambecchi, camosci, cervi, caprioli, marmotte, aquile, ecc.), mentre il paese offre testimonianze di vita contadina e religiosa nel corso dei secoli. Si possono ammirare la chiesa parrocchiale del XVII secolo, le cappelle, i forni frazionali per la cottura del pane nero, vari “rascards” in legno, la casa parrocchiale e la Bâtise, all’interno della quale è stato aperto un ostello della gioventù. L’offerta sportiva consiste, in estate, in escursioni ad ogni livello, scalata di pareti attrezzate, percorsi per mountain-bike, pesca alla trota in laghi e torrenti. In inverno si può praticare lo sci di fondo nella pista di Dzovennoz-Lexert (anello principale di 5 km), il Biathlon grazie al poligono di tiro, lo sci-alpinismo e la scalata di cascate di ghiaccio.

Fonte: http://www.lovevda.it

 

 


Storie e leggende di Bionaz.

Leggenda del salto della sposa e della marmitta del gigante.
Sulla strada che porta alla diga di Place Moulin, dopo l'ultimo villaggio abitato tutto l'anno, chiamato Chez-Les-Chenoux, troviamo due curiosità naturali: la marmitta del gigante e il salto della sposa. La prima è una cavità naturale nella roccia a forma circolare dovuta all'erosione delle acque del torrente, mentre il salto della sposa è un enorme precipizio dove, secondo una leggenda, una sposa seduta su di un mulo, al ritorno della cerimonia nuziale, sarebbe caduta a causa dei colpi sparati a salve dai fucili che spaventarono l'animale.

Leggenda della "borna de la faye" ovvero "la grotta della fata".
Proseguendo oltre al villaggio di Pouillaye, passato il torrente di Arbière, si trova la "borna de la faye" ovvero la "grotta della fata", una cavità naturale che ha un'altezza di 35 cm e le cui pareti sono ondulate e ricoperte da polvere giallognola, finissima. Il nome fa riferimento a una fata che aveva un'ampia chioma nera, la quale si era innamorata di un contadino di Pouillaye, che aveva moglie e figli. Non sapendo come legarlo a sé, lo attirò con la promessa di un ricco dono e gli consegnò un magnifico foulard da offrire a sua moglie da annodare al collo nei giorni di festa. La sera il contadino lasciò la fata per ritornare a casa sua, ma sentendosi stanco per il troppo cammino, si riposò vicino ad un larice e perchè il nastro non si sciupasse lo appoggiò a un ramo. Svegliatosi nel cuore della notte, si recò a casa. L'indomani si ricordò del nastro dimenticato, ma nella foresta il bel pino che il giorno prima era vigoroso ora era completamente secco, colpito da un'influsso maligno. Comprese così il disegno malvagio della fata e fuggì inorridito al pensiero della sciagura che avrebbe potuto colpire la sua amata sposa.

Leggenda del "pas de l'ano" ovvero "il passo dell'asino".
Si racconta che Teodulo, vescovo del Canton Vallese, volle recarsi a Saint-Barthélemy attraverso il Colle Livournea, quando una vipera morsicò ad una zampa l'asino su cui viaggiava. Il santo maledì allora tutti i serpenti che si trovavano nascosti fra quei massi, ed essi morirono. Gli abitanti di Bionaz sostenevano e sostengono ancor oggi che in quella zona non vi siano più tracce di serpenti. Una credenza così diffusa che quando una località era infestata dalle vipere, i contadini si recavano a prendere la terra di quei luoghi. In quell'occasione, l'asino lasciò l'impronta dello zoccolo sulla roccia che ne prese il nome "pas de l'ano" ossia passo dell'asino.

La leggenda del gigante "de La Queloz".
Le persone anziane di Bionaz parlano di un certo Crounoz, una specie di ercole che viveva a La Queloz. L'uomo salì una notte alle alpi di Vessona dove scelse la mucca più bella della mandria, la legò per le zampe, se la caricò sulle spalle e prima che l'alba indorasse il cielo, se la portò fino ai casolari della frazione La Queloz. Per non fare capire ai mandriani quale via avesse seguito, si tolse le scarpe e se le legò ai piedi in senso inverso, cioè con il tacco davanti e la punta dietro.

La leggenda del Santo di Prarayer.
Secondo una leggenda in località Prarayer viveva, in mezzo agli alpeggi e alla natura, un eremita molto pio. Passava il suo tempo a pregare, si possono vedere ancora oggi i segni delle sue ginocchia scolpite su di una pietra. All'epoca esisteva solo la Parrocchia di Valpelline. Essendo questa molto lontana, il vecchio eremita, a causa dell'età e della distanza, non poteva recarsi alla messa domenicale. Scendeva solo una volta all'anno nel giorno della Santa Pasqua per comunicarsi. Il sacerdote non vedeva di buon occhio quella che giudicava come mancanza di zelo cristiano. Nell'occasione della consueta comunione pasquale, il vecchio, che aveva intenzione di confessarsi, si recò nella canonica con il sacerdote, dove una volta entrato appese il suo mantello a un raggio di sole che entrava dalla finestra. Il parroco meravigliato dall'evento miracoloso si gettò ai piedi dell'eremita considerandolo un vero Santo.

La leggenda del Lago Lexert.
Il Lago Lexert e' legato ad una leggenda che racconta di un contadino che si recò con i suoi buoi, il giorno dedicato al santo protettore della valle e contro il divieto del curato, a lavorare un pezzo di terreno e cessò solo la sera. Al ritorno, vedendo i buoi stanchi per il troppo lavoro, espresse il desiderio di possedere una limpida sorgente per dissetarli. All'improvviso, nel mezzo del campo, apparve una fonte che in breve tempo invase tutto ciò che era presente compresi i buoi, formando così un gran lago.

Fonte: http://www.naturavalp.it

 

 

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