I cittadini spesso non hanno consapevolezza di quante risorse militari e governative sono concentrate nell'area della capitale d'Italia. Sara' utile in tempo di pace per la comodita' dei burocrati, ma in guerra diventa una scelleratezza, perche' per i nemici diventa una manna bombardare un'area di pochi chilometri quadrati, togliere la corrente elettrica (mediante sabotaggi o con le bombe a grafite) oppure lanciare un'arma di distruzione di massa su una metropoli.
Vista dall'estero Roma e' anche un "bersaglio pagante", bloccatela oppure distruggetela e paralizzerete un sacco di risorse militari e civili in tutto il territorio italiano, che nessuno piu' coordinera' in modo efficace. Pensate alla Svizzera che ha ridistribuito i suoi centri governativi tra Berna, Ginevra e Zurigo, ed a quanti stati attuano lo sparpagliamento istituzionale ed industriale (decentramento). Si fa' presto a dire che in caso di pericolo tante strutture possono essere evacuate usando piani gia' pronti, di solito un attaccante cerca di ottenere l'effetto sorpresa. Il classico errore degli strateghi e' da secoli quello di non prevedere che il nemico possa attaccare da subito con tutta la sua forza a disposizione, prendendo di mira quelli che sono punti deboli oggettivi.
Se oggi una "Pearl Harbor" e' fattibile contro l'Italia devastando Roma non e' che manchino dall'estero degli esempi utili per qualche riflessione. La Birmania ha attivato una nuova capitale, allontanandola dalla costa e portandola sulle montagne (dove e' cosi' diventata piu' difendibile), circondata peraltro anche da fitta vegetazione. Non e' una soluzione perfetta, bombardieri e missili possono comunque distruggere la "fortezza" del governo birmano, ed una sensazione di falsa inattaccabilita' nuoce sicuramente. Durante la seconda guerra mondiale l'Urss sposto' un enorme numero di industrie ad est di Mosca per sottrarle all'avanzata nazista, ma solo gli esperti sanno che questo processo di ridistribuzione geografica era gia' in atto (piu' lentamente) dall'epoca pre-bellica per precauzione, e quante vite umane e' costato intraprenderlo in fretta durante il conflitto. Oggi le bombe al FAE o altri armamenti convenzionali sono gia' in grado di ridurre in cenere Roma, perfino da sottomarini se si vuole il massimo effetto sorpresa.
Questo articolo non contiene certo la proposta di spostare la capitale italiana a Perugia o in altri punti "in alto" che siano lontani dal mare, proprio perche' altrimenti si torna a concentrare tutte le risorse in pochi chilometri, con la stessa logica assurda da cui si era partiti. La forza ostruzionistica di innumerevoli dipendenti statali che non vogliono cambiare citta' e' enorme, ed un governo spesso debole come quello italiano difficilmente si imporra' su una massa di burocrati per non perdere le elezioni successive, questo testo e' solo una teoria che non verra' mai realizzata (purtroppo).
Nella mappa qui sopra si vede una probabile zona di contaminazione radioattiva, dopo un ipotetico bombardamento di Roma con armi nucleari.
Se si potesse pero' sognare allora ministeri, centri studi, laboratori, strutture militari verrebbero decentrate gia' oggi (fin dal tempo di pace), spostandoli lontano dalle coste e magari presso aree montane abbastanza autosufficienti nelle situazioni piu' difficili, con anche meccanismi per mobilitare ed armare velocemente i cittadini in eta' di leva che abitano in quelle aree (cosi' da costituire velocemente delle milizie di protezione territoriale). Le minacce di alcuni di "prendere Roma" allora avrebbero ben poco effetto, perche' in caso di emergenza nella capitale le strutture per comandarne la difesa sarebbero gia' protette e lontane dal fronte, facilitando pure la mobilitazione di ulteriori forze. Chi abita a Roma vede spesso tanti militari in giro, oppure legge di esercitazioni con le associazioni di volontariato per aiutare i soccorsi se la capitale venisse colpita da una qualche "catastrofe" (traducete pure in "attacco nemico")... L'immagine qui sotto e' veramente azzeccata.
L'unica cosa che puo' salvare Roma di fronte al possibile nemico di domani e' allontanarvi oggi tutte le strutture vitali che contiene, cosi' che smetta di essere un "bersaglio pagante" che attira gli attacchi come una calamita. Decentrare le risorse strategiche e decisionali italiane sulle montagne, lontano da mari e confini, significa diventare molto, molto piu' resistenti rispetto ad oggi (riducendo cosi' le intenzioni belliche dall'estero).
Articolo del Webmaster del portale Ogigia.