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La costruzione di una nuova rompighiaccio polare cinese, che si aggiunge a quella già esistente (la nave Sjuelun Chuelong) suscita notevole interesse. Questo progetto è da considerare in un contesto di crescente influenza globale della Cina, con l'espansione geografica della marina militare cinese e di interesse generale per le risorse delle regioni polari, ha sottolineato l'esperto militare russo Vasilij Kashin.

"La Cina ha sempre avuto bisogno di navi rompighiaccio, progettate per la navigazione nel golfo di Bochai o perché facevano parte della sua flotta. La nave simile più grande del nuovo progetto 272, noto come Haibing 722, ha un notevole stazza, cioè più di 4.800 tonnellate, ha una portata che raggiunge i 7000 km ed è dotata di un eliporto, il che consente di supporre che può essere utilizzata non solo nelle zone adiacenti ai mari cinesi. Le navi del progetto 272 sostituiscono le più vecchie rompighiaccio della marina, dei progetti 071 e 210, con un dislocamento di circa 3200 e 4.400 tonnellate, rispettivamente. Le navi del progetto 272 possono essere utilizzate anche per l'esecuzione di altre attività di supporto, come ricerca e soccorso, ricerche idrografiche. Le rompighiaccio militari cinesi non sono adatte per agire nelle regioni polari. Sono invece specializzate le Chielong, il Dragone Delle Nevi. Queste navi non sono nemmeno rompighiaccio e sono state spedite in Cina nel 1993 dai cantieri di Kherson, Ucraina, come navi per il trasporto di rinforzo alle rompighiaccio di tipo Ivan Papanin, del progetto 10621. Per molti decenni la ricerca polare ha prestato grande attenzione ai territori dell'Artico e Antartico. Questi studi sono importanti per lo studio dell'ambiente e possono portare ad un significativo impatto economico."

La Cina è molto attiva in questo campo e ha in Antartide quattro stazioni di ricerca, due delle quali sono utilizzate tutto l'anno.

Senza una rompighiaccio, lo svolgimento di tali studi è difficile. Le rompighiaccio le hanno Regno Unito, Francia, Spagna, Corea del sud, Giappone. Il Giappone ha una grande rompighiaccio, la Shirase, costruita nel 2008, con un dislocamento di circa 20 mila tonnellate, molto più grande e moderna della Sjuelun.

Le considerazioni di prestigio hanno giocato un certo ruolo nella decisione cinese di costruire una nuova rompighiaccio. La vecchia nave sovietica, che i cinesi hanno usato in precedenza, non era in condizione di essere modernizzata, a malapena riusciva a soddisfare le ambizioni della Cina come grande potenza marittima.

Un esperto cinese, capo del dipartimento di ricerca della regione polare dell'ufficio nazionale di oceanografia, ha detto che "nel corso degli ultimi 20 anni, fino ad oggi, la Cina ha esplorato il Sud e il polo Nord a bordo della nave Sjuelun, che grazie alle sue dimensioni, è in grado di trasportare grandi carichi, ma per aprire la strada tra il ghiaccio non ha potenza a sufficienza. Attualmente, la Cina ha solo quattro stazioni scientifiche al polo Sud, in prospettiva, si prevede di crearne una quinta in prossimità del mare di Ross. Oltre a questo, è necessario impegnarsi nello sviluppo del polo Nord. Quest'anno il periodo di lavoro nell'Artico è da luglio a settembre. La rompighiaccio Sjuelun si muoveva verso il polo Nord attraverso lo stretto di Bering. A causa delle sue carenze nel superare banchi di ghiaccio alla deriva, ci sono state grandi difficoltà. Queste ragioni hanno costretto la Cina a riflettere sulla costruzione di una nuova rompighiaccio. La Cina geograficamente non confina con il polo Nord, come la Russia, l'America, Finlandia o Svezia. E non ha mai avuto esperienza nella costruzione di rompighiaccio. Dopo l'annuncio della gara d'appalto per la creazione del nuovo progetto di rompighiaccio, abbiamo optato per la società Finlandese AKER Arctic. Nel mese di luglio 2012 le due parti hanno firmato il contratto e il 20 dicembre il cantiere ha cominciato a costruire la nave. Ci vorranno tre anni. Tutte le caratteristiche tecniche della nuova rompighiaccio, tra cui la permeabilità, l'attrezzatura per lavori scientifici, la sicurezza e il comfort, promettono di essere di prim'ordine. La lunghezza approssimativa della nave sarà di 122 metri, la larghezza di 22,3 metri. La carica è di 20 mila miglia marine, la durata della batteria 60 giorni. A bordo sarà in grado di trasportare 90 persone. La capacità di passare attraverso il ghiaccio sarà possibile dalla parte posteriore e anteriore della nave. La piazza dei laboratori di ricerca della nave sarà di 580 m2, i ponti saranno attrezzati con le più avanzate attrezzature per lo studio dell'ambiente marino, organismi viventi che abitano in quei luoghi. Inoltre, sarà possibile installare più di quaranta contenitori speciali, che permetteranno di trasportare i vari materiali raccolti nel corso della ricerca, nelle stazioni del polo Sud".

Fonte: https://it.sputniknews.com

 

 

L'incredibile crescita economica ed industriale della Cina degli ultimi anni fa sì che il gigante asiatico si muova alla ricerca di quanto possa servire a mantenere il trend produttivo. La costante ricerca a garantirsi l'accesso alle materie prime, vitali per la sua economia, porta Pechino ad investimenti strategici.

Dal 2013 la Cina è diventata osservatore permanente del Consiglio Artico e attorno all'Artico sta cercando alleanze commerciali con gli stati confinanti, come ad esempio l'accordo di libero scambio con l'Islanda.

Pechino ha la seria intenzione di monitorare l'area e aumentare la sua influenza nel breve periodo sull'Artico, visto l'aumento degli investimenti economici a tal riguardo, facendo in modo che non ci siano interferenze negative da parte degli Stati costieri. È significativo inoltre che il sistema Cina stia già cercando di operare per entrare nell'area metallifera groenlandese puntando così ad avere quantità sempre maggiori di ferro, rame e uranio importanti per la costruzione dei prodotti high-tech per il settore della difesa e civile.

Secondo uno studio della U.S. Geological Survey, l'Artico avrebbe nelle sue viscere qualcosa come il 13% del petrolio mondiale, il 20% di Gnl (gas naturale liquefatto) e il 30% delle risorse di gas, nonché titanio, carbone, cromo, rame, manganese, tungsteno, nichel, zinco, oro e argento. Tutte per l'84% in acque offshore.

Nel medio-lungo temine l'impegno della Cina potrebbe causare una certa perdita economica agli Stati che storicamente hanno interessi in quell'area geografica e non per nulla il Ddis (Danish Defence Intelligence Service) sta già monitorando con estrema attenzione lo sviluppo di tale scenario.

Secondo il rapporto China Prepares for an ice-free Arctic di Linda Jakobson ( leggi ) del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) la Cina starebbe perseguendo una pianificazione seria per transitare quanto prima nell'area artica. Pechino sta iniziando a guardare la regione artica con sempre maggiore interesse, anche se non è ancora la priorità assoluta della sua classe dirigente.

L'Artico è importante sia per quanto sta sotto sia per le rotte di navigazione: a pieno regime di navigazione la Cina, attraverso il passaggio a Nord-Est della Russia, avrebbe un percorso più breve di 6400 km, equivalenti a 15 giorni di navigazione, e meno costoso verso il Nord Europa pur considerando alcuni costi aggiuntivi come le particolari navi adatte alla navigazione artica. La nuova rotta non avrebbe più il problema del fenomeno della pirateria tra Suez e Malacca.
L'ipotetico scenario, una volta realizzato, sarebbe interessante per Pechino perché i trasporti via mare, il 70% del totale cinese, sarebbero ripartiti su due importati rotte, mettendo anche in sicurezza la nazione dalla possibile chiusura tramite blocco navale, in caso di guerra o tensioni diplomatiche, dell'unica rotta attualmente usata.

Altro fattore importante tenuto in considerazione per l'ampliamento della rotta al Nord è il fatto che, per via dello scioglimento dei ghiacci, la navigazione sarebbe continua per 12 mesi contro 5 attuali (da luglio a novembre). Solo nel 2015 Russia, Cina, Olanda e Svezia hanno trasportato merce sulla rotta artica per 1.35ML tonnellate; ma il primo ministro russo Dmitry Medvedev ha previsto di arrivare entro il 2030 a 80 ML di tonnellate. Un aumento così forte della rotta in questione darà alla Cina un ulteriore notevole impulso ai suoi commerci.

Il presidente Xi Jinping ha dato una potente spinta alla politica estera e alla Difesa. L'obiettivo è quello di avere più peso a livello internazionale, ma questo comporterà per forza di cose il coinvolgimento delle FFAA cinesi negli scenari esteri con vere e proprie operazioni militari di supporto.

Il generale Han Xudong nel suo Closely watched dispute over Arctic sovereignty, scritto nel 2008, ha ipotizzato di non poter escludere l'uso della forza nell'Artico. Da quanto rilevato, attualmente Pechino ha già dato il via alla prima fase aumentando le iniziative di marketing e propaganda politica verso l'estero per avere maggior visibilità. Sarà comunque interessante vedere la eventuali critiche, da parte della Comunità internazionale, a seguito della latitanza di Pechino dal rispetto delle norme internazionali. Le attuali operazioni politico-economiche cinesi stanno creando delle frizioni con l'area sottoposta all'influenza americana.

Nell'ottica del medio-lungo periodo Pechino avrà un ruolo sempre più dominante nel commercio regionale. È chiaro, dunque, che le nazioni limitrofe al gigante asiatico vadano a controbilanciare la sua crescita con la ricerca della protezione militare degli Usa. La Cina per far pendere la bilancia della supremazia regionale punta ad espandere la sua presenza nel Mar Cinese con la creazione di una flotta sempre più forte, avveniristica e supportata da vere e proprie isole artificiali.

Fonte: http://www.difesaonline.it

 


 

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