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Un motoscafo dalle linee futuristiche con capacita “stealth” e totalmente privo di equipaggio solcherà a breve le onde del Mar cinese; e non solo quelle. Il SeaFly-01, primo Unmanned surface vehicles (Usv) cinese testato con successo lo scorso ottobre, presto potrebbe essere impiegato per pattugliare quelle “aree” di mare che sono al centro di contese territoriali sempre sull’orlo dell’incidente internazionale. Sviluppata per la componente Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione –People’s Liberation Army Navy – questa piccola imbarcazione ad alta velocità, con schema mimetico tipo “dazzle” e capacità stealth, sembra uscita da un film di James Bond, ma servirà Pechino nella “caccia” e nel monitoraggio di unità sottomarine “intruse” o per il pattugliamento di aree marine e zone costiere “sensibili”. Testato nel lago Nanhu a Wuhan, secondo l’Indian Express il SeaFly possiede capacità all’avanguardia rispetto agli altri Usv, come ad esempio l’apprendimento indipendente per l’evitamento degli ostacoli, integrazione di intelligenza artificiale già presente sui droni aeronautici in fase di sviluppo dagli Stati Uniti. Le sue capacità stealth, insieme alle ridotte dimensioni di 10,25 metri di lunghezza e 3,7 di larghezza, lo renderanno praticamente invisibile ai radar. Basato su un multiscafo a “doppia M”, completamente realizzato in fibra di carbonio, sarebbe capace di raggiungere una velocità massima stimabile intorno ai 45 nodi e verrà governato in remoto sfruttando le capacità di BeiDou, il sistema di posizionato satellitare sviluppato su piattaforma indipendente dalla Cina. Potrà trasportare armi leggere, quali mitragliatrici brandeggiatili da 5,8 mm o 12,7 mm o piccoli missili teleguidati, o essere integrato con sistemi di sorveglianza quali sistemi elettro-ottiche e infrarossi (EO/IR), oltre a sistemi sonar per la rilevazione unità sottomarine (anche Uuv). “Tutte le apparecchiature di base sono state sviluppate in Cina e le capacità di localizzazione di unità nemica sono approssimabili al 100%” ha dichiarato Liu Fei, un tecnico del Beijing Sifang Automation(Sifang), azienda sviluppatrice di questo Usv destinato al Plan. Secondo gli analisti di Jane’s 360,  il SeaFly potrebbe anche fungere da “nave madre” per il lancio di piccoli droni di sorveglianza a decollo verticale.

Come gli Usv israeliani.
Già da qualche anno Israele ha schierato sui moli della base di Ashdod i suoi Unmanned surface vehicles(sembra sviluppati con il supporto americano): i  “Protector” prodotti dall’israeliana Rafael. Lunghi 9 metri, con un scafo rigido e due tubolari pneumatici, sono armati con una piattaforma “Mini-Typhoon” a prua – Remote Weapon Station Mk49 Mod0 che monta una mitragliatrice 7,62. Elaborati per difendere le coste israeliane da attacchi di barchini kamikaze, vantano come gli Usv cinesi capacità stealth e sono integrati di sistema elettro-ottico Toplite. Il suggerimento nello sviluppo di una simile tecnologia tuttavia, verrebbe attribuito alla cattura da parte del Pla di un drone per le rilevazioni oceaniche dell’Us Navy. Il drone, intercettato nel Mar Cinese venne restituito poco tempo dopo.

Il possibile impiego degli Usv cinesi nelle isole artificiali.
La Repubblica Popolare Cinese potrebbe aver sviluppato questa tipologia avveniristica di droni come “ausilio” nel ricercato dominio marittimo del Mar Cinese che interessa le sue rotte commerciali e per supportare le sue rinomate mire espansionistiche nella regione. È da tempo infatti che Pechino afferma i propri diritti giustificati dalla  cosiddetta “consuetudine” su quelle acque che sono divenute teatro di una serie di incidenti tra i pescherecci cinesi e le marine militari delle nazioni che si affacciano sul Mar Cinese meridionale – specialmente Filippine e Indonesia. Questa piattaforma navale potrebbe infatti essere dislocata in tutte quelle “isole artificiali” che Pechino ha ordinato di creare ai suoi genieri militari: facendo colare milioni di litri di cemento su scogli semisommersi e atolli corallini (isole Spratly) che diventano avamposti militari armati di piattaforme missilistiche anti-nave, dotati di piste per lanciare cacciabombardieri SU-30, e che alloggiano stazioni radar per il monitoraggio di un’area di mare sempre più “calda”.

 

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 


 

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