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Nella settimana che sancisce ufficialmente l’inizio di primavera, rivolgiamo un invito a consumare (e prima raccogliere) prodotti che crescono spontaneamente. Sono tanti e il clima mite in buon anticipo ne ha favorito una crescita copiosa. Tra tutti, oggi scegliamo il luppolo selvatico (Humulus lupulus) – della famiglia delle Cannabinacee come la canapa – che vanta una lunga lista di nomi regionali di cui è bello e utile ricordare almeno i principali: asparagina in Lombardia, luvertìn in Piemonte, bruscandolo o vidisone in Veneto, vartìs in Emilia-Romagna, urtizon in Friuli, luperi in Umbria.

 

 

Il luppolo selvatico è della stessa specie delle varietà di luppolo selezionato, coltivato e utilizzato per produrre la birra. È diverso però. Se ne consumano le cime che in questo periodo e per tutta la primavera spuntano rigogliose (è una pianta infestante) ai bordi dei fossi e dei boschi, lungo le rive dei fiumi, tra i rovi o lungo le siepi. È meglio raccogliere le più grosse, perché il luppolo selvatico al contrario delle altre erbe spontanee primaverili dà il meglio di sé con i germogli che apparentemente sembrano meno delicati e teneri. Bisogna fare attenzione a non confonderlo con altre specie simili, alcune delle quali possono essere tossiche: fate attenzione alle foglie, cuoriformi, munite di tre o cinque lobi e seghettate ai bordi, con la parte superiore ruvida al tatto e quella inferiore resinosa. Molti lo chiamano anche asparago selvatico, impropriamente, un po’ perché le cime ricordano la forma dell’asparago, un po’ perché in cucina si presta bene a sostituirlo in gustosi risotti, frittate (per le frittate anche pezzettini di gambo vanno bene), insalate e minestre. Il sapore è un po’ amarognolo ma delicatissimo, tanto che sbollentarli un poco e condirli con olio e limone, è una goduria. Hanno buone proprietà diuretiche e lassative, tonificanti e rinfrescanti: non faranno certo male anche se si esagera un po’. Ovviamente cercatelo in posti dove l’inquinamento non generi controindicazioni e nel dubbio lavate sempre bene il raccolto prima di consumarlo, magari con bicarbonato. Il luppolo selvatico cresce fino a 1.200 metri di altitudine e si trova un po’ più facilmente in Italia Settentrionale, ma c’è in ogni Regione.

È sufficiente cercare bene e guardare alle sterpaglie con occhio attento.

Autore: Carlo Bogliotti, La Stampa del 22 marzo 2014

Fonte: http://archivio.lastampa.it

 


 

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