. . .

 

Salita alla cronaca dei media perlopiù per le sue politiche migratorie e il suo eccezionale Welfare State, sulla Svezia si è però tralasciato l'importante ruolo geopolitico e militare che ha sempre ricoperto in Scandinavia e nel Mar Baltico. Grande potenza militare nel XVII secolo (Stormaktstiden), nonché detentrice di un esteso impero che al suo apice comprendeva tutta la Finlandia, l'Estonia, l'Ingria, la Carelia, la Livonia, e piccoli enclavi nella Germania settentrionale tra cui la Pomerania, da circa 200 anni la Svezia ha adottato una politica di non-allineamento nelle relazioni internazionali. Fu il secolare conflitto contro la Russia, culminato nella battaglia di Poltava nel 1709, a determinarne la fine di grande potenza europea. I successivi 100 anni furono spesi da Stoccolma nel tentativo di riguadagnare i territori e il prestigio perso, finendo tuttavia per peggiorare la situazione, e cedere a San Pietroburgo nel 1809 anche la Finlandia, sulla quale aveva un controllo almeno dal secolo XIII. Ciononostante, memore delle antiche glorie dei propri re Gustavo Adolfo e Carlo XII – morti in battaglia, ed entrambi tra i più grandi geni e innovatori militari europei della storia – e data la sua delicata posizione geografica e neutralità negli affari internazionali, la Svezia ha sempre mantenuto una particolare attenzione alle questioni militari, oltre ad una certa preminenza nella regione scandinava in termini politici. Ciò ha portato Stoccolma ad una politica di equidistanza e cauto equilibrio con le principali potenze regionali e mondiali, sviluppando allo stesso tempo un'industria bellica nazionale in larga parte indipendente – la Saab con i suoi economici ma letali cacciabombardieri Gripen E e lanciarazzi anticarro Carl Gustav (foto apertura) – e uno strumente militare efficiente e all'avanguardia.

 



“Potenza Baltica rinata”.
Ruolo geopolitico e di leader militare nel Mar Baltico che dopo la caduta dell'Unione Sovietica e l'annessione della Crimea da parte della Russia, si è fatto risentire, portando l'agenzia americana di geopolitica Stratfor a parlare di “potenza baltica rinata”. Stratfor infatti nota come in termini geopolitici la Svezia non si sia mai ritrovata in una situazione migliore, essendo ormai circondata esclusivamente da paesi amici e/o alleati, assicurandosi così non solo la propria sicurezza ma anche tutti i vantaggi derivanti dal fatto di poter esercitare la propria primazia economica, demografica e tecnologica sui propri vicini. In particolare sui tre paesi Baltici, che guardano con ammirazione al proprio vicino nordico, e su cui le banche svedesi hanno un dominio ben saldo. Oltre all'aspetto finanziario ed economico, la Svezia possiede anche un vantaggio in termini energetici e di intelligence, dato dal fatto che la maggior parte dei cavi internet sottomarini così come le 7 linee elettriche presenti nel Mar Baltico fanno tutte da perno nel paese scandinavo. In termini più propriamente militari, il “ritorno della Svezia” si esplicita principalmente in un potenziamento delle proprie capacità militari e in una maggiore collaborazione tra le proprie forze armate e quelle dei paesi NATO, Stati uniti e Regno Unito soprattutto, e quelle dei vicini nordici, marcando in questo modo una netta rottura con il passato. Se infatti la politica di neutralità ha evitato finora le immense perdite di vite umane e le distruzioni materiali che le grandi guerre hanno portato negli ultimi due secoli in Europa, la recente annessione della Crimea da parte della Russia, in aggiunta ad altri episodi minori come i continui sconfinamenti di bombardieri russi nello spazio aereo scandinavo, ha risvegliato le ataviche e mai sopite paure svedesi sul suo vicino orientale. E sebbene un conflitto diretto con Mosca è tuttora considerato poco probabile, Stoccolma potrebbe comunque essere coinvolta nel contesto di una guerra più ampia tra il blocco occidentale e la Russia. Oltre la notoria zona di crisi ucraina, sono infatti proprio i tre piccoli paesi baltici appartenenti alla NATO, con le loro ragguardevoli minoranze russe e di cui Putin si è detto garante, a preoccupare maggiormente gli ufficiali americani ed europei. Dovessero essere invasi – anche qui il condizionale è d'obbligo essendo un'eventualità per ora molto bassa – e la Russia chiudere il varco di Suwalki, per la NATO sarebbe quasi impossibile riconquistare i territori perduti. Da qui l'importanza geografica della Svezia e in particolare della strategica isola di Gotland, essenziale avamposto per inviare rinforzi nei paesi baltici, e più in generale per qualunque conflitto nel Mar Baltico. Per tale ragione, nel 2017 la Svezia ha rimilitarizzato l'isola, ben consapevole del proprio valore, soprattutto nel caso la Russia decidesse di occuparla per schierare batterie anti-missili terra-aria e cacciabombardieri di ultima generazione, ottenendo così un deciso vantaggio tattico. Tuttavia, per il momento, il governo di Stoccolma ha unicamente optato per una maggiore partnership con i paesi NATO, esplicitata soprattutto dalla partecipazione in esercitazioni militari congiunte come Trident Juncture 2018 (foto), e ad una progressiva integrazione delle proprie forze armate con quelle dei propri vicini nordici, senza però entrare formalmente nell'alleanza. Nel 2017 per esempio, insieme ai Paesi Bassi, agli altri tre paesi nordici e alle tre repubbliche baltiche, la Svezia ha fondato la Joint Expeditionary Force (JEF) a guida britannica capace di dispiegare una forza di spedizione di 10 000 soldati in caso di necessità (leggi: scontro contro la Russia). Inoltre, il paese scandinavo ha anche stretto un accordo con la Norvegia per lo scambio di informazioni sul traffico aereo, con particolare riferimento alle attività dei bombardieri russi, mentre con la Finlandia ha stabilito un corpo navale congiunto oltre ad una parziale integrazione delle proprie forze aree, andando a costituire così una vera e propria forza multinazionale. Grazie a questo pragmatico e astuto approccio, Stoccolma è così in grado di potenziare le capacità operative e di combattimento delle forze armate, permettendole allo stesso tempo di mantenere la propria autonomia in politica estera, conscia del fatto che anche senza un'adesione formale all'Alleanza Atlantica (opzione tra l'altro fortemente osteggiata da Mosca), in caso di scontro contro la Russia, riceverebbe comunque il supporto occidentale. Aiuto che però richiederebbe mesi prima di materializzarsi. Ragion per cui, nel 2017 i maggiori partiti svedesi di centro-destra che di centro-sinistra, si sono accordati per un aumento delle spese militari di 1 miliardo di dollari nei successivi 3 anni sino al 2020, mentre dal Luglio 2018 è stata rintrodotta la leva obbligatoria, con l'obiettivo in entrambi i casi di incrementare il numero di soldati effettivi e di mezzi militari, considerati al momento non sufficienti nel caso scoppiasse una guerra. In termini di capacità combattive nazionali invece, oltre alla imponente esercitazione Aurora (foto) tenuta nel 2017 che ha visto l'impiego di oltre 19000 soldati svedesi e la partecipazione di unità militari di altre 7 nazioni tra cui gli Stati Uniti, Stoccolma nel 2015 ha deciso di rintrodurre il sistema di “difesa totale”, già impiegato con successo durante la Guerra Fredda, e consistente in una maggiore inclusione dei cittadini nella difesa nazionale. Ciò prevede un lungo e complesso piano di programmazione e sinergia tra settore civile e militare in modo da rendere la società più resiliente sia nei confronti delle varie minacce quotidiane, in particolari contro attacchi cibernetici e di guerra psicologica, sia in caso di guerra aperta. Esemplare quando nel 2018 sono stati distribuiti oltre 4 milioni di libretti e volantini a ogni famiglia svedese, in cui veniva spiegato cosa fare in caso di crisi e/o guerra. “Non ci arrenderemo mai. Qualunque informazione riguardante la cessazione della resistenza è da considerarsi falsa”, recita una delle frasi. In sostanza, data la sua storia, collocazione geografica e le sue risorse, la Svezia è una naturale potenza geopolitica e militare dell'Europa settentrionale. Tuttavia, proprio a causa della sua storia (leggi: sconfitta contro la Russia) e alla carenza di risorse nel lungo-termine (possiede una popolazione di soli 10 milioni di abitanti) Stoccolma fatica ad uscire fuori dal proprio recinto nazionale e ad assumere quella (semi)leadership naturale che in tanti auspicherebbero. I rischi di incorrere in una guerra dopo circa 200 anni di pace infatti non vengono presi alla leggera dai politici. Tuttavia, lentamente e cautamente la Svezia si stia muovendo verso un maggior protagonismo. Significativa e dal valore storico è la dichiarazione di solidarietà ufficiale rilasciata dal governo alcuni anni fa: “la Svezia non rimarrà passiva se un paese membro EU o un paese nordico soffre un attacco o un disastro. Ci aspettiamo una simile reazione se la Svezia viene colpita. La Svezia dovrebbe quindi essere in una posizione di poter dare e ricevere supporto militare”. Bisogna solo capire cosa intendono con supporto militare. Si spera non quello dato durante la Seconda Guerra Mondiale.

Fonte, note ed altri dati: http://www.difesaonline.it


 

 

Segnala questa pagina web in rete.

 

Disclaimer: questo sito ("Ogigia, l'isola incantata dei navigatori del web") NON rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità su vari argomenti, tra cui Linux, geopolitica, metodi di auto-costruzione di risorse, elettronica, segreti, informatica ed altri campi. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001. Il Webmaster inoltre dichiara di NON essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Ogni informazione circa la salute o l'alimentazione sono solo a carattere informativo, e NON siamo responsabili di qualsiasi conseguenza negativa se qualcuno vuole improvvisarsi medico oppure dietologo; si consiglia sempre di rivolgersi a medici ed esperti qualificati. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze NON sono da attribuirsi al Webmaster, che provvederà alla loro cancellazione una volta venuto a conoscenza di un ipotetico problema. Eventuali ritardi nella cancellazione di quanto sgradito non sono imputabili a nessuno. Si declina ogni responsabilità sull'utilizzo da parte di terzi delle informazioni qui riportate. Le immagini pubblicate su questo sito, salvo diversa indicazione, sono state reperite su Internet, principalmente tramite ricerca libera con vari motori. In ogni caso si precisa che se qualcuno (potendo vantare diritti su immagini qui pubblicate, oppure su contenuti ed articoli, o per violazioni involontarie di copyright) avesse qualcosa da rimproverare o lamentare può scriverci attraverso la sezione per i contatti .